Marengo tra i futuri cardinali: un servizio che vivrò con gioia, umiltà e in dialogo

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Gabriella Ceraso – Città del Vaticano 

Un riflettore acceso sulle periferie del mondo dove la Chiesa cattolica è in minoranza e conta solo sul Vangelo vissuto e su un servizio umile e dialogante. Questo risulta agli occhi del vescovo Giorgio Marengo, classe 1974, da due anni Prefetto Apostolico di Ulaanbaatar in Mongolia, la scelta del Papa di includerlo nel prossimo concistoro che ne farà un cardinale. “Sorpresa, gratitudine e impegno” alla luce dell’insegnamento da sempre ricevuto come missionario della Consolata, sono le prime parole pronunciate dopo la notizia data dal Papa al Regina Coeli nel giorno della Solennità dell’ Ascensione.

 

Dopo gli studi di Filosofia e il dottorato in Missionologia a Roma, Giorgio Marengo ha emesso la professione perpetua il 24 giugno 2000 come missionario della Consolata, ed è stato ordinato sacerdote nel 2001. Lo sguardo all’Asia sin dal 2001 con diversi incarichi al Ministero pastorale in Mongolia ad Arvaiheer, come  primo missionario dell’I.M.C. in Mongolia; come consigliere Regionale Asia, Superiore per la Mongolia e Parroco di Maria Madre della Misericordia ad Arvaiheer. Poi due anni fa Papa Francesco lo ha nominato Prefetto Apostolico di Ulaanbaatar (Mongolia) e ora lo sceglie come cardinale, proprio nei giorni in cui è a Roma insieme ad una delegazione di Autorità buddiste della Mongolia a trent’anni dall’inizio delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede e della presenza dei cattolici nel Paese asiatico. Proprio con loro condivide la gioia di una nomina, che “qui” dice, ” ha più risonanza che nella mia piccola comunità” in Mongolia in cui porterò la notizia con grande gioia. Con noi condivide la prima emozione di questa giornata:  

Ascolta l’intervista a monsignor Giorgio Marengo

Come ha accolto la notizia della sua inclusione nel prossimo Concistoro per la creazione di 21 nuovi cardinali, è stata una sorpresa?

È una grandissima sorpresa per me. Ho avuto la notizia al termine della celebrazione dell’Eucarestia domenicale dalle nostre suore missionarie della Consolata nella loro casa generalizia, ed è stato un momento fraterno e inaspettato. Il mio primo pensiero è andato al fatto che il Santo Padre abbia tanto a cuore una Chiesa in minoranza assoluta, come la Chiesa in Mongolia. Quindi un grandissimo senso di riconoscenza per l’attenzione del successore di Pietro per la chiesa che si trova in contesti di marginalità e di piccolezza. Ovviamente stupore e riconoscenza per quello che ciò potrà significare per la Chiesa in questo Paese.  

Il Papa come prima cosa ai prossimi nuovi cardinali ha chiesto sostegno nel  ministero di vescovo di Roma per il bene di tutto il Santo Popolo fedele di Dio. Cosa pensa di poter fare lei?

Non so cosa posso offrire se non la mia dedizione, il mio continuare sulle strade del Vangelo come mi ha insegnato a fare la mia scuola missionaria, come servo della Chiesa in sintonia costante col Santo Padre. Credo che sia un servizio molto impegnativo, ma allo stesso tempo vorrei metterlo nelle mani della Madre di Dio perché Lei possa guidarlo. Penso che se ognuno di noi fa il suo dovere laddove il Signore gli chiede di essere, questo possa servire alla Chiesa ad essere sempre trasparente al Vangelo e a far conoscere il Signore Gesù là dove si trova.

Un cardinale umile e servizio, ma lei sarà anche uno tra i più giovani.... 

Una sorpresa questa che mi fa sentire ancora più piccolo, sapendo di entrare a far parte di un collegio con persone ben più esperte di me con grande sapienza e grande conoscenza. Quindi mi sento di mettermi a imparare da tutti quelli che hanno più esperienza. Per me, vivere questa nuova vocazione, vorrà dire continuare sulla linea di piccolezza, umiltà e dialogo. Sono qui a Roma in questi giorni, proprio con un leader del buddismo mongolo, ed è anche significativo che ci siamo rallegrati insieme di questa notizia e questo dice come la Chiesa in Mongolia sia una realtà a 360° , che cerca di camminare con tutte le persone di buona volontà e che si impegna nel dialogo. Quindi penso che tutto questo continuerà e potrà intensificarsi a vantaggio di quello che la chiesa già sta facendo.

Quindi anche l’annuncio della sua prossima porpora, lo porterà con la semplicità di sempre in Mongolia?

Certo, anche perchè per la nostra piccola comunità e per il mondo in cui siamo inseriti, questo tipo di percorsi non ha un significato come potrebbero averlo in altre parti del mondo dove si conoscono di più le dinamiche della Chiesa. Quindi sarà un messaggio di gioia da vivere con tutti i nostri fedeli e i nostri amici non cristiani, vissuto nella più grande semplicità.