Manifestazioni in Myanmar, dal cardinale Bo appello alla misericordia

Vatican News

Elvira Ragosta – Città del Vaticano

Ancora un fine settimana di dissenso in Myanmar, con il bilancio delle vittime civili che si aggiorna di continuo. L’Associazione di assistenza ai prigionieri politici riferisce di almeno 701 morti e denuncia il ricorso alla tortura sui detenuti. Sarebbero stati circa 3mila gli arresti dall’inizio delle manifestazioni. Nella sola giornata di venerdì 82 le persone uccise nella città sudorientale di Bago, dove, secondo alcuni media locali, i militari hanno fatto uso di artiglieria pesante contro i civili. “Le Nazioni Unite in Myanmar – ha twittato ieri l’Ufficio Onu nel Paese – stanno seguendo gli eventi a Bago con segnalazioni di cure mediche negate ai feriti. La violenza deve cessare immediatamente. Chiediamo alle forze di sicurezza di consentire alle squadre sanitarie di curare i feriti”. Ieri, intanto, una guardia di sicurezza è stata ferita a Mandalay, seconda città del Paese, nell’esplosione di una bomba davanti ad una banca di proprietà militare. 

Il cardinale Bo: il Paese vive una Via Crucis

“Una vera Via Crucis” fatta di “sangue e lacrime”, “tempi bui”, “oscurità e morte”, “ricordi dolorosi”, “madri che piangono i loro figli”: così il cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, in Myanmar, ha descritto la situazione del Paese. In un messaggio diffuso ieri, in occasione della Domenica della Divina Misericordia, il porporato ha ricordato, in particolare, “la sofferenza umana” vissuta dalla popolazione, facendo riferimento agli avvenimenti di Myitkyina, capitale dello Stato Kachin, nel nord del Paese: qui, i primi di marzo, suor Ann Nu Thawng, della congregazione di San Francesco Saverio, si è inginocchiata davanti alle forze di sicurezza in tenuta antisommossa, supplicandole di non sparare sui giovani manifestanti che protestavano pacificamente. “Il mondo ha guardato con stupore la grande testimonianza sacrificale di fronte allo tsunami del male”, ha detto l’arcivescovo di Yangon, esortando i fedeli a prendere esempio da questa “testimonianza dell’amore redentore”, perché “nelle tenebre, semplici atti di generosità brillano con grande potenza”.

L’appello del porporato alla misericordia

“Le buone azioni sono necessarie ovunque, oggi – ha aggiunto il cardinale Bo – e il Signore della Divina Misericordia ci ricorda di non avere una fede priva di azione”. Per questo, “la Chiesa è stata vicina alla lotta del suo popolo, chiamata ad accompagnarlo nel sangue e nelle lacrime” che ha versato. Forti dunque della speranza della Resurrezione, il porporato ha invitato i fedeli a ricordare che “la vita nascerà dalla morte” e che “Dio può creare meraviglie anche dalla tomba”. In mezzo a “tutte le grandi sfide che affrontiamo oggi – ha continuato il cardinale Bo – cerchiamo la misericordia di Dio. I tempi sono bui, il cammino sembra impegnativo, abbiamo bisogno della luce della misericordia di Dio nel Myanmar”, perché questo è il messaggio del Signore: “il perdono di fronte alle tenebre, l’amore di fronte all’odio”. Infine, il porporato ha invocato la protezione “dell’amore della Divina Misericordia” su tutto il Paese, affinché “il cuore di Gesù guarisca tutti: gli oppressi e gli oppressori”.