L’incoronazione della Vergine, Regina sulla terra e nel cielo

Vatican News

Maria Milvia Morciano – Città del Vaticano

Oggi, 22 agosto, si celebra la solennità della Beata Vergine Maria Regina, che chiude il ciclo annuale delle feste mariane,  nell’ottava dall’Assunzione.  

L’8 settembre, con la Natività di Maria, si riprenderà a ripercorrere le tappe principali della sua vita terrena, insieme alle festività dedicate alla celebrazione dei suoi titoli, come l’Immacolata l’8 dicembre, la Santissima Maria Madre di Dio il 1° gennaio e così via.  Vi sono anche quelle associate alla devozione della Vergine nei diversi luoghi del mondo, specie quelli legati alle apparizioni come, ad esempio, Lourdes, l’11 febbraio o Fatima, il 13 maggio. I giorni dell’anno dedicati alla Vergine sono la testimonianza della profonda devozione per lei e del bisogno degli uomini di sentirsi accompagnati attraverso l’anno, come una madre tiene per mano i figli e non li lascia mai soli.

L’incoronazione, il riconoscimento più alto alla madre del Signore

Papa Pio XII, nel 1954, quattro anni dopo aver istituito la solennità dell’Assunzione, con la lettera enciclica Ad caeli reginam, stabilisce la festa liturgica della “beata Maria Vergine Regina”, poiché “Madre di Dio, presiede all’universo con cuore materno, come è coronata di gloria nella beatitudine celeste”.
Nello spiegare le ragioni di tale istituzione, Pio XII pone ai piedi della Vergine, in quel momento difficile nell’immediato dopoguerra, la devozione dei fedeli affinché si rivolgano fiduciosi a lei.  Inoltre ripercorre, a testimonianza della sua decisione, i passi dei padri della Chiesa che fin da tempi molti antichi dell’era cristiana hanno reso testimonianza attraverso il loro pensiero e la loro sapienza. “Ispirazione poetica” così il Pontefice definisce le parole di Efrem il Siro:

Il cielo mi sorregga con il suo braccio, perché io sono più onorata di esso. Il cielo, infatti, fu soltanto tuo trono, non tua madre. Ora quanto è più da onorarsi e da venerarsi la madre del Re del suo trono! ( Hymni de B. Maria, 19)

Pio XII aveva fissato la festività al 31 maggio ma il Concilio Vaticano II, con la riforma del calendario liturgico del 1969, ha ritenuto opportuno spostarla dopo l’Assunzione, il 22 agosto, per rimarcare lo stretto rapporto tra la sua Assunzione al cielo e la conseguente glorificazione.  Nell’ultimo giorno del mese mariano per eccellenza, invece, è stata stabilita la festività della Visitazione della Beata Vergine Maria.

Il titolo di “Regina”

Tre delle quattro antifone mariane, le conferiscono dignità regale. 
L’antifona Regina caeli, che tutti conosciamo e che si recita in tempo pasquale alla fine dell’ufficio divino, viene fatta risalire dalla tradizione al VI secolo e sarebbe di origine angelica. Durante la processione guidata da Papa Gregorio Magno per placare la peste del 590 che imperversava su Roma e uccideva la popolazione, nei pressi di Castel Sant’Angelo, mentre le fila di fedeli erano diretti a San Pietro portando  l’icona della Salus populi Romani, l’immagine della Vergine con il Bambino conservata nella basilica di Santa Maria Maggiore tanto cara ai romani e a Papa Francesco, nugoli di angeli sarebbero scesi dal cielo riunendosi attorno alla sacra immagine cantando Regina caeli, laetare, alleluia – Regina del cielo, rallegrati, alleluia. 

La seconda antifona dedicata alla Vergine è attribuita in modo vario, ma quella tradizionale iscrive il  beato Ermanno di Reichenau, detto il Contratto, monaco tedesco vissuto tra il 1013 e il 1054:  Salve, Regina, mater misericordiae, vita, dulcedo et spes nostra, salve – Salve, Regina, Madre di misericordia; vita, dolcezza e speranza nostra, salve. Infine, l’antifona Regina caelorum la chiama regina e signora: Ave, Regina caelorum /Ave, Domina angelorum – Ave, Regina dei cieli, ave, Signora degli Angeli, ed è recitata alla fine della compieta, al termine della Liturgia delle ore, e si recita dal 2 febbraio, Purificazione di Maria e Presentazione al tempio, fino alla Settimana Santa.

Il titolo di regina ricorre nel quinto mistero glorioso del Rosario, che la definisce “nostra madre e regina del cielo e della terra” e ancora il titolo si ripete più volte nelle Litanie lauretane: regina degli angeli, regina dei patriarchi, regina dei profeti, regina degli apostoli, regina dei martiri, regina dei veri cristiani, regina dei confessori della fede, regina delle vergini, regina di tutti i santi, regina concepita senza peccato originale, regina assunta in cielo, regina del santo rosario, regina della famiglia e regina della pace.

Regina del cielo

Nell’arte, l’incoronazione della Vergine riscuote particolare fortuna a partire dal XIV secolo per giungere fino al XX, specialmente perché significante di Maria – Chiesa – Sposa. L’immagine di Maria come regina risale a tempi molto più antichi sia in oriente che in occidente ma non  nell’accezione che ci interessa oggi, dal momento che nei casi precoci viene definita con un titolo legato a una valenza comunque terrena, ad esempio  regina dei martiri nelle catacombe di Comodilla a Roma.  

Nella festività odierna si celebra la regalità di Maria nel cielo e l’immagine su cui dobbiamo concentraci è quella in cui viene incoronata, dal Figlio, da Dio Padre o dalla Trinità. 

Dal transito sulla terra alla glorificazione nel paradiso
 

Ciò che si nota è come gli artisti quasi facciano a gara nel rappresentare il cielo in modo sovraumano, splendido, abbagliante di luce. Si tratta di immaginare una scena che nessuno ha mai visto e che nessuna fonte evangelica ha raccontato. All’inizio la rappresentazione si ferma in modo particolare sulla terra, a raccontare il transito, con gli apostoli intorno alla tomba e l’animula, l’anima rappresentata come una neonata, tra le braccia del Figlio. Nel tempo prendono il sopravvento l’Assunzione e infine l’Incoronazione, vera apoteosi di Maria. Un continuo elevarsi, come a voler entrare nel segreto del cielo e immaginare ciò che non è dato vedere all’uomo, fino a Dio, e che questo divenga possibile attraverso Maria che in questa glorificazione è più che mai il filo tenace che ci lega all’Altissimo,  vera “porta del cielo”, come viene definita dai Padri della Chiesa.

La Madre e il Figlio

Il rapporto specialissimo che in ogni immagine trova al centro la Vergine e suo Figlio continua anche nel momento solenne dell’incoronazione. Lei abbassa il capo con docilità, gli occhi bassi, ancora più umile nel momento in cui più è glorificata, le mani incrociate sul petto. Cristo, accanto a lei, posa delicatamente la corona sul suo capo. Questa è l’immagine più largamente attestata. Che la composizione sia ridotta a pochi personaggi, alcuni santi o i committenti in basso, in posizione defilata, o che ci sia una folla di angeli e beati, al centro le due figure catalizzanno l’attenzione, immerse nella luminosità di cieli inimmaginabili.  Gli esempi sono sterminati. Il Beato Angelico ha dipinto ben quattro diverse incoronazioni, davvero molto diverse per colori e impianto generale.  E ancora il Ghirlandaio e Raffaello, per citarne alcune tra le più celebri.

La presenza di Dio

Dio Padre appare più raramente, ad esempio nelle opere di Fra Filippo Lippi e Botticelli e sembra pertanto legato a una scelta iconografica più colta: la presenza dell’Onnipotente allude in modo sottile alla nascita di Maria immacolata, priva del peccato originale. Invece la presenza della Trinità offre spunto a discussioni sulla possibile inclinazione mariologica di questo tema. La particolare enfasi riservata alla figura della Vergine, posta al centro della Trinità e spesso di uguali dimensioni, specie nelle opere di Enguerrand Quarton, artista francese del XIV secolo, ricorda come le scelte compositive nell’arte spesso risultino scollate dalla dottrina, per cui alcune libertà iconografiche sembrano riflettere piuttosto il sentimento della devozione popolare. Un’immagine invece molto attenta a offrire una rappresentazione gerarchica precisa si riscontra nell’affollata opera di Paolo Veronese, del 1555, ora nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia o in quella di Velasquez, che presentano il Padre e il Figlio in posizione preminente  rispetto a Maria, esaltata anche dall’accentuata prospettiva da sotto in sù.