L’eco della Laudato si’ tra le valli dell’Oasi del Cervo e della Luna

Vatican News

Cecilia Seppia – Città del Vaticano

Sono donne vittime di violenza, minori abusati, ragazzi con disabilità, detenuti, profughi e rifugiati, i protagonisti di questa storia, ambientata nella più grande riserva italiana del WWF che sorge a Monte Arcosu, nel cuore del parco naturale di Gutturu Mannu, a 20 chilometri dalla città di Cagliari.  4 mila ettari di bellezza incontaminata, dove i poveri, i fragili, gli ultimi in senso evangelico, non solo trovano una “casa” ma vivono immersi in essa, coperti dal mantello bianco della Luna, che in Sardegna, chissà perché sembra sempre più vicina, tra cervi, caprioli, cinghiali, uccelli rari e mille altre specie animali e vegetali.

Dalla Silicon Valley alle montagne sarde: la testimonianza

A raccontarci il progetto “Oasi del Cervo e della Luna”, nato da un’intesa tra il WWF e Domus de Luna, è il presidente di questa fondazione, Ugo Bressanello, manager di successo nel mondo delle telecomunicazioni, che al culmine della carriera, nel 2005, decide di mollare tutto per dedicarsi ai piccoli in difficoltà. Determinante nella scelta di premere il tasto “reset”, lasciando la solida scrivania da direttore Media di Tiscali, è l’incontro d’amore con quel figlio adottato, il cui sguardo, afferma, “mi ha fatto capire che ci fosse un universo da scoprire fino ad allora sconosciuto, che volevo essere utile altrove e che potevo usare il denaro in altro modo, per dare una chance a chi non aveva una mamma e un papà”. E così, con sua moglie Petra e gli altri figli, in Sardegna, dove si era trasferito per lavoro già da qualche anno direttamente dalla Silicon Valley, comincia ad aprire case di accoglienza per i bimbi abbandonati, proprio mentre in Italia il governo chiudeva gli orfanotrofi. Tolta la giacca e la cravatta, Bressanello smette di parlare di strategie di marketing e piani di sviluppo per occuparsi di pappe, biberon, pannolini. “Pensavo di prendermi un anno sabatico – prosegue – e dedicarmi a questo mondo – poi ci ho preso gusto, perché vedere volti trasformarsi da tristi a felici, ti riempie, ti dona molto di più di ciò che dai tu e da quasi vent’anni questa è ormai la mia vita”. In questo tempo, sfruttando anche le sue competenze da manager, Bressanello riesce a garantire ospitalità e cura ai bambini fino a tre anni e alle donne in attesa o con figli neonati che avessero alle spalle situazioni di tossicodipendenza, prostituzione, violenza e povertà. Poi volge la sua attenzione agli adolescenti abbandonati con problemi familiari; ai genitori di bambini costretti a passare lunghi periodi di degenza in ospedali lontani da casa; ai piccoli con malattie mentali. Ma la sua “multinazionale della solidarietà” non si ferma alla realizzazione di queste case. Domus de Luna, attraverso la Locanda dei Buoni e Cattivi, una villa-ristorante del capoluogo sardo, offre ai ragazzi e alle mamme usciti dalle comunità o ai giovani, indicati dal Centro di Giustizia minorile, una possibilità di reinserimento sociale e lavorativo;  fonda ’Exmè, un luogo simbolo, alternativa alla cultura di strada, che sorge al posto di un ex mercato civico abbandonato e utilizzato per fini di spaccio, scommesse clandestine e combattimenti di animali, in uno dei quartieri più degradati della periferia di Cagliari: qui ora i giovani possono stare insieme e usare la musica, l’arte e lo sport come mezzo di espressione, possibilità formativa, per arginare anche il dilagante fenomeno della dispersione scolastica. Infine, dall’inizio della pandemia Domus de Luna aiuta concretamente 5 mila famiglie in difficoltà, regalando la ‘busta della spesa’ a chi è rimasto senza lavoro. Ed eccoci, nel 2019 all’Oasi del Cervo e della Luna.

La riserva

Negli anni ’80, questa era una riserva privata in cui si praticavano il bracconaggio e la caccia del cervo sardo che stava rischiando l’estinzione. Grazie ad una raccolta fondi il WWF ha potuto acquistare gran parte dell’area dedicandosi alla sua salvaguardia e si è passati da poche decine di esemplari a oltre 1500, con un forte intervento di tutela del suo habitat. Il territorio in questa zona presenta una morfologia piuttosto accidentata: è caratterizzato da lunghe valli nelle quali scorrono impetuosi torrenti e pozze la cui portata si riduce drasticamente d’estate. La fauna presente è di estremo interesse, mentre dal punto di vista della flora, la riserva ospita una estesa foresta mediterranea con leccio e sughere dominati e sottobosco a macchia. L’enorme lavoro del WWF  è stato però in un attimo spazzato via dall’eccezionale alluvione del 2018, che oltre a provocare morti e danni in varie parti della regione, ha distrutto la riserva, cancellando tutti i sentieri e infliggendo gravi ferite alla vegetazione. Di fronte a questo scempio, a pochi anni dal passaggio sull’intera Isola della furia del Ciclone Cleopatra, accade una specie di ‘miracolo’. L’uomo, tra i primi responsabili della sistematica distruzione dell’ambiente, l’uomo tiranno e carnefice, ne diventa invece il medico. E’ proprio qui che nasce infatti la collaborazione con Domus de Luna e il Centro di Giustizia Minorile di Cagliari, grazie al quale ragazzi detenuti nel Carcere di Uta, e altri con misure di messa alla prova, vengono impegnati nella manutenzione del patrimonio naturale e tutela della biodiversità utilizzando anche la tecnologia per la protezione e la prevenzione di incendi e nuove alluvioni, nonché l’avvio di strutture e sistemi per l’efficientamento energetico, studiato per ridurre a zero l’impatto ambientale.

La bellezza dell’integrazione

Ma non solo. “I ragazzi che vengono a lavorare qui, circa 80 – spiega Bressanello – svolgono compiti di accoglienza e ricezione di turisti. Sono impiegati nei punti ristoro, dove tra l’altro si servono anche cibi tradizionali e vini tipici sardi per offrire ai visitatori un viaggio, anche attraverso il gusto, nella nostra terra, ma si dedicano pure all’agricoltura sociale, con la raccolta e la lavorazione di piante officinali, la produzione del miele…E’ un progetto che coniuga tre parole: ambiente, impegno sociale e futuro, con l’obiettivo di dare lavoro e riscatto a persone che hanno storie molto diverse tra loro e questa forse è proprio la caratteristica della nostra iniziativa: accogliamo donne vittime di violenza, ragazzi con disabilità, sindrome di down o autismo, giovani che arrivano dal penale, tossicodipendenti. Storie diverse che in questo ‘paradiso in terra’ trovano la possibilità di lavorare insieme, imparare nuovi mestieri, godendo di scenari meravigliosi”.

“Questa vicinanza, questa integrazione – continua Bressanello- genera esperienze molto positive: le persone si arricchiscono a vicenda, imparano a volersi bene, vedono sorgere speranze su cumuli di macerie. All’inizio arrivavano da noi solo detenuti maschi e l’Oasi sembrava un po’ una ‘caserma’, con quel linguaggio e quei modi non propriamente forbiti e gentili, poi con l’arrivo delle donne e dei disabili, c’è stata una svolta. Si è creato un clima familiare, sereno, fatto di educazione e rispetto, per questo ci siamo orientati verso la contaminazione. Qui si creano dei rapporti profondi e l’ambiente, la natura è fondamentale, è il collante! Per i detenuti, che andiamo a prendere tutte le mattine con un pulmino, lo è ancora di più. Loro vivono tutto il giorno reclusi, tra 4 mura e mille sbarre, poi vengono qui, quando è il loro turno e si trovano immersi in questo spazio infinito e bello che fornisce loro un altro tipo di rifugio, una casa, ma all’aria aperta, sentono l’acqua che scorre, il cervo che bramisce, il vento sulla faccia. In questi anni nessuno di loro ci ha mai dato un problema!”. Domus de Luna realizza anche azioni di didattica su misura, grazie alla presenza di educatori specializzati e psicologi che rendono possibile la coniugazione tra ambiente e tematiche legate alla crescita, scelte di vita, scoperta di nuove passioni e talenti.

I temi della Laudato si’

“Ho collaborato con alcuni preti in vita mia, primo tra tutti don Mazzi, però non sono uno che conosce bene il catechismo – scherza Bressanello – eppure ho visto coi miei occhi quello che di straordinario può nascere dall’incontro tra la natura ferita e la persona altrettanto messa alla prova. C’è una scintilla di vita nuova che uno dona all’altro, l’ambiente all’uomo, e allora riconosco in questa osmosi, la via del Bene con la maiuscola. Gran parte delle cose che noi facciamo qui all’Oasi sono contenute e trattate nell’enciclica di Papa Francesco. Non è solo l’ecologia. E’ la giustizia, la solidarietà, la carità nella sua accezione più piena, il desiderio di curare questo patrimonio comune anche contrastando il consumismo dilagante, con scelte solidali, con investimenti in qualcosa che resterà e che è giusto resti intatto per le future generazioni. Uscire fuori dalla logica del ritorno immediato e spendersi per l’ambiente, sapendo che altri potranno goderne. Noi non alziamo la voce, tutt’altro! Siamo abituati alla meraviglia del silenzio qui, ma forse attraverso questo progetto possiamo anche lanciare un appello alla politica perché pure da lì arrivino scelte responsabili…”

Lacrime di gratitudine

Di storie da raccontare, Bressanello ne ha milioni, ma c’è un aneddoto che ci confida. “In questi anni ho assistito a tanti episodi destinati a rimanere nella memoria che mi danno la forza di proseguire su questa strada. C’è un ragazzo, un detenuto, che ormai viene da tanto tempo qui all’Oasi. Non parla tanto, è piuttosto schivo. Vista la sua abilità con il legno abbiamo pensato all’inizio di fargli restaurare un recinto danneggiato dall’alluvione. Lui arrivava, prendeva gli attrezzi, si metteva a scartavetrare, e si asciugava continuamente gli occhi. Io pensavo fosse la segatura ed ero anche preoccupato che questa polvere gli facesse male e invece erano lacrime di gratitudine: si sentiva utile, si sentiva libero, riscattato. C’è un altro ragazzo che è morto poco fa a causa di un tumore, dopo tanta sofferenza e inquietudine, anni passati a far dentro e fuori dal carcere, dalla comunità di recupero: qui aveva trovato pace e poco prima di morire, quasi non si reggeva in piedi ma veniva lo stesso a lavorare: agli altri testimoniava la bellezza di questo luogo, la gioia di aver avuto questa opportunità, ecco forse anche questo, direbbe Papa Francesco, è Laudato si’”.