Chiesa Cattolica – Italiana

Le Madri del Monachesimo egiziano: Sarra, Teodora e Sincletica

di Maria Luciana Tartaglia o.s.b.- Pontificio Ateneo S. Anselmo

«Come ci si deve salvare?» .

Questa era la domanda con cui ci si rivolgeva alle Madri e ai Padri spirituali nel deserto dell’antico Egitto perché indicassero «cosa è necessario fare» nella concretezza della «vita pratica», per conseguire la Salvezza. Quale via percorrere, quali esercizi ascetici compiere, quali virtù conseguire, come vincere gli attacchi del demonio e le sue tentazioni: in pratica come vivere, qui ed ora, per ottenere la Vita eterna.

Raccolte di insegnamenti

Le parole di esortazione e di insegnamento che questi Abba e Amma del monachesimo egiziano tardoantico pronunciarono per aiutare i propri discepoli e discepole – religiosi e laici – sono state raccolte e messe per iscritto nelle varie serie degli Apoftegmi dei Padri, di cui le più importanti sono quella Alfabetica,  raccolti per autore e disposti secondo l’ordine alfabetico dato dai loro nomi; e quella detta Sistematica, all’interno della quale gli apoftegmi sono invece esposti per temi, come ad esempio: l’umiltà, l’obbedienza, la carità, il non giudicare.

Nella serie Alfabetica sono elencati 133 Padri e 3 Madri: le Amma Sarra, Teodora e Sincletica. Benché queste siano pochissime rispetto al numero dei padri non furono, però, meno importanti. I loro detti sono una testimonianza rilevante della fama che godettero, del magistero e del ruolo che ricoprirono.

Le donne ” Madri”

Ma chi erano queste Madri, che avevano fatto della sequela del Risorto lo scopo unico della loro vita?

Erano donne che sin dalla giovinezza, nella propria casa e nella solitudine di una tomba, come Sincletica, o in dimore solitarie, come Sarra, o nel cenobio, come Teodora, avevano consacrato la loro esistenza al monachesimo, per intraprendere un serio e duro cammino ascetico che, sotto la guida dello Spirito, le aveva condotte alle più alte vette della virtù. Tale cammino spirituale aveva loro donato anche il carisma della direzione spirituale, ovvero la capacità di saper guidare coloro che venivano a chiedere loro parole atte a condurli verso la Salvezza, attraverso il discernimento della Parola illuminata.

Sempre pronte a esortare, rincuorare, consolare, accompagnare con severità e tenerezza, avvolgendo i figli e le figlie con la loro preghiera, affinché superati tutti i tranelli del demonio fossero vivificati e trasformati dallo Spirito.

La loro maternità spirituale non fu rivolta solo alle donne, vergini o sposate, ma anche a monaci, ad Abba, a presbiteri e persino a vescovi, così come pure a credenti laici. La direzione spirituale, infatti, non era legata a fattori di gender, ma al cammino compiuto nello Spirito, a quell’essere ‘donne di Dio’, e pneumatofore (portatrici dello Spirito), che le rendeva capaci di «ormeggiare tranquillo lo scafo nel porto di salvezza, fissandosi alla fede in Dio come a un’ancora sicura» (Vita di Sincletica 19). Queste Amma erano dunque un punto di riferimento per l’intera comunità monastica ed ecclesiale.

Sarra, Teodora e Sincletica

Di Sarra, Teodora e Sincletica si conservano diversi apoftegmi che delineano un cammino spirituale, semplice ma sicuro.

Sarra, ad esempio, pone un’attenzione speciale sul rapportarsi in modo vero e costruttivo con i fratelli, attraverso libertà e purezza d’animo, senza farsi condizionare dal desiderio di essere bene accolti e giudicati:

«Se prego Dio perché tutti gli uomini siano pienamente soddisfatti di me, mi troverò a far penitenza alla porta di ognuno. Pregherò piuttosto perché il mio cuore sia puro con tutti» (Sarra 5).

Teodora insiste, invece, sulla sopportazione della sofferenza e di ogni contrarietà per «guadagnare e riscattare il tempo» della vita (Teodora 1). Le sofferenze e le tentazioni, infatti, possono farci crescere e progredire, conducendoci alla vita eterna:

«Come per gli alberi: se non passano attraverso gli inverni e le piogge, non pos­sono dare frutti. Così anche per noi, il secolo presente è l’inverno. Soltanto attraverso molte sofferenze e ten­tazioni possiamo diventare eredi del regno dei cieli» (Theodora 2).

Sincletica, approfondisce poi il tema della chiamata universale, perchè essa è frutto dell’impegno personale e della fede in Dio che opera in noi. Rivolgendosi a coloro che si sono consacrati a Dio li mette in guardia dicendo:

A noi sembra di andare nella parte tranquilla del mare, mentre quelli del mondo tra i pericoli. Noi ci muoviamo di giorno guidati dal sole di giustizia e quelli invece di notte, portati dall’ignoranza. Ma accade spesso che quelli del mondo, trovandosi in una notte tempestosa, gridando e vigilando, riescano a salvare l’imbarcazione mentre noi per negligenza affoghiamo nel mare “calmo per aver lasciato andare il timone della giustizia» (Sincletica 26)

Personaggi, queste Amma, per troppo tempo rimaste non sufficientemente conosciute ed apprezzate dalla ricerca,  tanto accademica che teologica, e che oggi occorre riscoprire per la valorizzazione del ruolo delle donne nella storia della Chiesa.

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