Le Caritas accanto agli ucraini che fuggono dalla guerra

Vatican News

Andrea De Angelis e Alessandro Guarasci – Città del Vaticano 

Un esodo inarrestabile nonostante le autorità incoraggino la cittadinanza a restare e resistere. L’Unione Europea si prepara ad accogliere uomini, donne e bambini ucraini in fuga dalla guerra. In prima linea nell’accoglienza ci sono le Caritas locali, con i governi di numerosi Paesi – dalla Polonia all’Italia, fino alla Francia – che si sono detti pronti ad esprimere fattivamente la massima solidarietà al popolo ucraino. La Casa Bianca ha già fatto sapere tramite la portavoce Jen Psaki che l’amministrazione Biden è pronta a dare il suo contributo e ad accogliere chi fugge dall’invasione delle forze di Mosca, garantendo anche l’aiuto delle truppe americane agli europei impegnati a trasferire i rifugiati nei vari Paesi. 

La Caritas Europa 

Silvia Sinibaldi, Direttrice per gli aiuti umanitari di Caritas Europa, sottolinea come occorra fin dalle prime ore del conflitto molta concretezza, anche se la situazione appare volatile. “La Caritas Ucraina – spiega – lancerà un appello internazionale per gli aiuti, così come collette ci saranno in ogni Paese”. Centri di accoglienza per i profughi – almeno 200mila quelli già in fuga – si stanno predisponendo in queste ore nei Paesi al confine con l’Ucraina, “in particolare – spiega Sinibaldi – in Polonia, Romania e Moldavia”. 

Ascolta l’intervista a Silvia Sinibaldi

Qual è la situazione alle frontiere in queste ore?

Confermiamo che ci sono e ci saranno importanti ondate di persone migranti verso le frontiere dell’Unione Europea, in particolare verso la Romania e la Polonia. In queste ore molte auto, ma anche persone a piedi, si avvicinano a questi Paesi, ma anche alla Moldavia. 

Quale aiuto stanno dando le Caritas?

Le Caritas sono in prima linea in tutti queste nazioni. Ieri è stata fatta una riunione di coordinamento con le Caritas di questi Paesi, ma anche con quelli della Repubblica Ceca, della Croazia, di chi insomma potrebbe essere particolarmente interessato dal flusso. Abbiamo fatto una mappatura delle capacità di accoglienza, della disponibilità. Cercando di capire anche il comportamento dei governi. In questo momento i numeri non sono chiari, ma parliamo di milioni di persone che potrebbero lasciare l’Ucraina.

Vuole farci qualche esempio? 

In Romania si è parlato con le quattro diocesi che confinano con l’Ucraina, per cercare di mettere in piedi dei centri di accoglienza. La Polonia sta facendo lo stesso, sembra che il governo polacco si sia detto capace di accogliere un milione di ucraini, ma è tutto da verificare. La Caritas polacca si è attivata sia per la raccolta fondi che per l’accoglienza operativa. Continuano riunioni e vertici per capire come strutturare nel modo migliore l’aiuto. Anche in Moldavia ci sono già tre centri di accoglienza attivi, con gli operatori Caritas che si stanno predisponendo con generi di prima necessità e medicinali. 

Come si può fornire un aiuto in questo momento?

La Caritas Ucraina lancerà un appello a livello internazionale vista l’emergenza, in modo che tutti possano contribuire per far arrivare in fretta gli aiuti. Anche le Caritas locali stanno mettendo a punto un piano per una raccolta fondi in ogni Paese. La situazione è ovviamente molto volatile, ma occorre da subito concretezza.

Migliaia di persone verso la Lituania 

“Le ultime stime parlano di 100mila persone in fuga verso la Lituania” dall’Ucraina. Lo ha affermato monsignor Gintaras Grusas, arcivescovo di Vilnius e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee), durante il briefing stampa all’Incontro Mediterraneo frontiera di pace in corso a Firenze. “Stiamo cominciando a ricevere i rifugiati” nel Paese, “la Chiesa e i sindaci di molte città lituane stanno lavorando insieme per accogliere queste persone”, ha spiegato il presule, aggiungendo che già numerosi ucraini che vivono in Lituania hanno accolto in queste ore parenti e amici in fuga dalla guerra. La vicinanza della Lituania al popolo ucraino si manifesta anche nelle piazze delle principali città dove almeno 10mila persone si sono unite per chiedere la pace. 

Il sostegno dei vescovi ungheresi

Il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Ungherese ha incaricato la Caritas locale di aiutare e assistere con particolare attenzione e cura i profughi arrivati nel Paese dall’Ucraina, collaborando con gli enti statali ungheresi e le altre organizzazioni caritative. La CEU rende immeditamente disponibile ogni sovvenzione necessaria. Il Segretario generale, monsignor Tamás Tóth Budapest, ha annunciato che la Conferenza Epsicopale ha già depositato i primi 10 milioni di fiorini (circa 30mila euro) sul conto corrente della Caritas Ungherese. Quest’ultima ha lanciato una colletta per sostenere il lavoro che verrà svolto in sinergia con la Caritas Ucraina. 

L’aiuto dei vescovi cechi

I vescovi cechi e moravi condannano inequivocabilmente l’aggressione russa contro l’Ucraina ed esprimono il loro pieno sostegno all’Ucraina. Significativa la decisione di utilizzare il formulario della Messa “In tempo di guerra o di disordini” insieme alla seconda preghiera eucaristica “Della riconciliazione”, contenuta nel Messale Ceco, nella celebrazione di domani, domenica 27 febbraio. I vescovi annunciano inoltre una colletta per aiutare l’Ucraina. In collaborazione con la Caritas della Repubblica Ceca, stanno offrendo aiuti umanitari ai bisognosi e agli sfollati interni e a coloro che fuggono per oltrepassare la frontiera. Nel chiedere anche ai fedeli di lasciarsi coinvolgere nell’assistenza concreta ai rifugiati, si uniscono all’appello di Papa Francesco per la giornata di preghiera e digiuno del prossimo 2 marzo.