L’appello del Papa: debellare la povertà per fermare il lavoro minorile

Vatican News

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Mai più bambini che non possono sognare, giocare, crescere. Per combattere la piaga del lavoro minorile, che mette a rischio la salute dei più piccoli, li priva del loro diritto all’istruzione e a vivere un’infanzia serena, Stati e imprenditori vanno incoraggiati a “creare opportunità di lavoro dignitoso con salari equi”, in modo che le famiglie non debbano costringere i figli a lavorare. In ogni Paese, poi, va favorita “un’istruzione di qualità, gratuita per tutti, così come un sistema sanitario che sia accessibile a tutti”. Sono le soluzioni che Papa Francesco mette sul tavolo della discussione della conferenza “Sradicare il lavoro minorile, costruire un futuro migliore”, incontrando i partecipanti prima dell’inizio dei lavori.

Coinvolte organizzazioni internazionali, imprenditori e società

Chiamati dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, che organizza l’evento nel pomeriggio, rappresentanti delle organizzazioni internazionali, della società civile, dell’imprenditoria e della Chiesa, sono venuti in Vaticano da tutto il mondo, “malgrado le difficoltà dovute alla pandemia”, ricorda il Papa all’inizio del suo discorso, per riflettere sulle iniziative e gli sforzi da attuare o potenziare “nel contrasto al lavoro minorile”.

Una piaga aperta, aggravata dalla pandemia

Una piaga, quella dello sfruttamento lavorativo dei bambini, che, sottolinea Francesco, “è di particolare importanza per il presente e per il futuro della nostra umanità”. La misura nella quale ci impegniamo a rispettare  l’innata dignità umana e i diritti fondamentali dei più piccoli, infatti, esprime “quale tipo di adulti siamo e vogliamo essere e quale tipo di società vogliamo costruire”. Il Pontefice ribadisce come lasci “allibiti e turbati” il fatto che nelle economie contemporanee, dove le innovazioni tecnologiche sono continue, tanto che si parla di “quarta rivoluzione industriale”, “persista in ogni parte del globo l’impiego dei bambini in attività lavorative”:

Questo pone a rischio la loro salute, il loro benessere psico-fisico e li priva del diritto all’istruzione e a vivere l’infanzia con gioia e serenità. La pandemia ha ulteriormente aggravato la situazione.

Si nega il diritto dei bambini alla salute e all’istruzione

Il lavoro minorile, ricorda Francesco, non va confuso con “le piccole mansioni domestiche” svolte dai bambini, “nel loro tempo libero e in base alla loro età”, per aiutare familiari e comunità, che “sono in genere favorevoli al loro sviluppo perché – chiarisce- consentono di mettere alla prova le proprie capacità e di crescere in consapevolezza e responsabilità”.

Il lavoro minorile è tutt’altra cosa! È sfruttamento dei bambini nei processi produttivi dell’economia globalizzata a vantaggio di profitti e di guadagni altrui. È negazione del diritto dei bambini alla salute, all’istruzione, a una crescita armoniosa, che comprenda anche la possibilità di giocare e di sognare. Questo è tragico. Un bambino che non può sognare, che non può giocare, non può crescere.

“È derubare del futuro i bambini e dunque l’umanità stessa. È lesione della dignità umana”

Le cause: povertà e disperazione delle famiglie

Francesco ribadisce quindi i fattori che espongono maggiormente i minori allo sfruttamento lavorativo: “la povertà estrema, la mancanza di lavoro e la conseguente disperazione nelle famiglie”. Per sradicare questa piaga, quindi, “dobbiamo lavorare insieme per debellare la povertà, per correggere le storture del sistema economico vigente, che accentra la ricchezza nelle mani di pochi”.

Dobbiamo incoraggiare gli Stati e gli attori del mondo imprenditoriale a creare opportunità di lavoro dignitoso con salari equi, che consentano di soddisfare le necessità delle famiglie senza che i figli siano costretti a lavorare. 

“Dobbiamo unire i nostri sforzi per favorire in ogni Paese un’istruzione di qualità, gratuita per tutti, così come un sistema sanitario che sia accessibile a tutti indistintamente”

Grazie di mettere in comune competenze e impegno

Il Pontefice vede “un segno di grande speranza” nel fatto che tutti gli attori sociali siano coinvolti nella Conferenza, come “i rappresentanti delle organizzazioni internazionali, della società civile, dell’imprenditoria e della Chiesa”. E dice grazie ai partecipanti per lo sforzo di mettere in comune “competenze” e “impegno” per questa causa “che è una vera questione di civiltà”. Una strada che Papa Francesco incoraggia tutti a proseguire, a partire dal Dicastero guidato dal cardinale Turkson, “a cui compete anche la promozione dello sviluppo dei bambini”, allargando sempre più “la rete delle persone e delle organizzazioni coinvolte”. Ricordiamo, conclude, le parole di Gesù nel Vangelo: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.