La “voce del mare” suona per il Natale del Centro Astalli

Vatican News

Michele Raviart – Città del Vaticano

La voce del mare. La voce di chi non ce l’ha più perché soffocata nelle acque del Mediterraneo eppure ancora presente perché rievocata dal suono del legno delle navi naufragate a Lampedusa, trasformato in strumenti musicali. A suonare i due violini, una viola e un violoncello realizzati dai detenuti del carcere milanese di Opera, il “Quartetto Henao”, che ieri pomeriggio ha eseguito nella chiesa di Sant’Andrea al Quirinale il Concerto di Natale 2022 per il Centro Astalli dei gesuiti per i rifugiati.

Musica nel ricordo dei migranti

Brani di Mozart, Sollima e Arvo Pärt e l’esibizione della cantante di origini etiopi Saba Anglara per ricordare questo 2022 iniziato con l’invasione russa dell’Ucraina che, ha ricordato padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, ha aggiunto altre vittime al numero degli innocenti uccisi e ha determinato milioni di nuovi rifugiati in un mondo in cui se ne contano almeno 100 milioni per motivi di forza maggiore come guerre, carestie e effetti dei cambiamenti climatici.

Ascolta padre Camillo Ripamonti

Tutto può trasformarsi in qualcosa di buono

Tra di loro alcuni erano presenti al concerto. Ragazzi che il Mediterraneo sono riusciti ad attraversarlo ed altri arrivati in Italia da pochi giorni attraverso i corridoi umanitari, come due ragazzi, uno proveniente dal Burundi e l’altro dal Sud Sudan, emozionati nel sentire per la prima volta dal vivo un tipo di musica molto differente da quella a cui sono abituati. “Rivedere quel legno trasformato dà un grande segno di speranza anche a loro – spiega padre Ripamonti -, perchè quello che era un viaggio disperato diventa un viaggio di speranza perché tutto può essere trasformato in qualcosa di buono e di costruttivo anche per la nostra società”, come la musica eseguita da questi strumenti. Da noi, ha aggiunto, nessuno deve sentirsi ospite e tutti devono sentirsi a casa.

Dallo scarto all’armonia

Un risultato che non era per nulla scontato, data la qualità del legno, rovinato dal mare e dall’uso e non particolarmente adatto a diventare uno strumento. “Ieri, quando il ‘Quartetto Henao’ si è esibito alla Cappella Paolina del Quirinale, ho sentito per la prima volta gli strumenti”, sottolinea Enrico Allorto che ha costruito gli strumenti insieme ai detenuti del carcere milanese di Opera grazie al progetto “Metamorfosi” della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti. “Per un liutaio quando trasformi la materia, al momento in cui monti le corde e senti i primi suoni è sempre un’emozione – ribadisce – ma in questo caso l’emozione è molto più forte perché fai lo strumento e non sai neanche se suona o no. Quindi, quando ho sentito quest’armonia uscire da un legno che non è precisamente quello giusto, veramente per me è stata una grande emozione. Se da alcuni pezzi di legno e di scarto, messi insieme da persone scartate dalla società, esce un’armonia del genere, magari mettendo insieme i pezzi della società chissà che non possa venir fuori un po’ di armonia anche tra di noi”.

Ascolta il liutaio Enrico Allorto