La Via Crucis nel segno del beato Carlo Acutis

Vatican News

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Un Venerdì di Quaresima celebrato attraverso la figura del beato Carlo Acutis. E’ quanto accade nella chiesa di “San Vincenzo Ferrer” a Trebisacce, in provincia di Cosenza. Il giovane parroco, don Michele Munno, ha scritto ogni meditazione delle 14 stazioni, lasciandosi toccare dalla vita di questo quindicenne che già Papa Francesco aveva indicato come modello nella Christus Vivit “per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza”.

Alla sequela di Gesù

“Via caritatis. Via Crucis con il beato Carlo Acutis” è l’opuscolo che raccoglie le riflessioni di don Michele, molto apprezzate tra i giovani, ma anche tra tanti sacerdoti che intendono proporle ai ragazzi delle loro parrocchie. Si tratta di un cammino per seguire la sua “autostrada per il Cielo”, un percorso fatto di cadute, salite e completo abbandono a Gesù, una testimonianza chiara che anche oggi, tra le tentazioni del mondo, la via della santità è possibile. Don Michele Munno racconta così la genesi della Via Crucis:

Ascolta l’intervista a don Michele Munno

R. – Personalmente sono sempre stato legato alla Via Crucis, anche perché nel territorio della nostra diocesi è una delle pratiche che, durante la Quaresima, vede una grandissima partecipazione di fedeli, quindi già questo è stato un primo elemento che ho tenuto in conto. Poi tra la fine del mese di ottobre e l’inizio del mese di novembre, proprio perché la figura di Carlo mi ha sempre affascinato e fin dal 2007 sono in contatto con la famiglia, ho chiesto alla sua mamma, la signora Antonia Salzano, se avessero pensato di proporre qualcosa per una Via Crucis sulla vita di Carlo. Lei mi ha detto di non averci pensato e subito dopo mi ha lanciato una provocazione dicendomi di provare a scriverle. Dopo qualche giorno, pensando un po’ a questa proposta, mi sono messo a scrivere e sono nate le meditazioni anche abbastanza velocemente. Poi ho inviato tutto alla signora Antonia che le ha subito apprezzate e mi ha detto poi di volerle pubblicare e quindi è nato l’opuscolo della Via Crucis.

Quali sono le stazioni che secondo lei rappresentano meglio la vita terrena di Carlo e poi la sua “autostrada verso il cielo”?

R. – La prima stazione dove c’è subito la scelta. Nella proposta di Pilato se scegliere Gesù o Barabba, Carlo decisamente sceglie Gesù e il suo programma di vita; e poi l’ultima, la quattordicesima, dove c’è questa tensione già verso l’eternità. Carlo muore nella consapevolezza che la sua vita è stata un dono, di non aver sprecato neppure un istante, di aver dato tutto. “Offro la mia vita per il Papa, per la Chiesa – diceva – per non fare il Purgatorio andare dritto in Paradiso”.

Che risposta ha avuto dai suoi fedeli e dai ragazzi, perché Carlo è un giovane del nostro tempo…

R. – I ragazzi hanno accolto la Via Crucis subito con gioia, tanto che saranno loro i primi, nei Venerdì di Quaresima, a proporla anche alla comunità parrocchiale. Ma anche da parte degli altri fedeli c’è stata una bella risposta. Tutti mi hanno chiesto di avere il libretto e devo dire la verità anche tanti confratelli. Questa cosa mi ha sorpreso e loro hanno scelto le meditazioni per proporle ai ragazzi delle loro parrocchie.

La prefazione dell’opuscolo è del vescovo della diocesi di Cassano allo Jonio, monsignor Francesco Savino. C’è anche un contributo di Antonia, la mamma di Carlo.

R. – La signora Antonia sottolinea l’amicizia che ci lega già dal 2007 e poi subito dopo parla dell’intuizione di rileggere la Via Crucis, partendo dall’esperienza di vita di Carlo, cosa che lei ha molto apprezzato anche per il fatto che la via Crucis è una via della manifestazione piena e perfetta dell’amore di Dio. Questa Via Crucis per Carlo è stata la sua vita, perché ha scoperto il mistero della Croce di Gesù che si manifesta pienamente nell’Eucaristia, una via che ha percorso come una vera e propria autostrada. Quindi la mamma ha apprezzato questa cosa e poi ha voluto anche lei sottolineare questo aspetto agapico della Via Crucis.

Perché l’ha tanto affascinata la figura di Carlo Acutis?

R. – Lessi di Carlo in maniera inaspettata su una rivista qualche mese dopo la sua morte. Una storia che mi ha affascinato subito in particolare per la partecipazione di Carlo ogni giorno alla Messa. Per questo presi contatto con la madre, c’erano i riferimenti telefonici, per avere qualche notizia in più. L’ho sempre pensato come un fratello, lo sento come un fratello che mi ha aiutato e mi aiuta nel cammino di sequela del Signore Gesù, un fratello anagraficamente più piccolo, ma un gigante nell’amore verso il Signore, nell’amore verso il prossimo e in modo particolare verso i più poveri. Questo aspetto affascina molto i ragazzi e ha anche affascinato me nel proporlo ai giovani, nel vedere questo ragazzo così appassionato della vita, un giovane che fa tutte le cose che piacciono ai giovani, ma con una passione grandissima per il Signore Gesù e per gli altri.

Di Carlo Acutis si ricordano tante frasi. Ce n’è una in particolare che lei sente più sua e che in qualche modo l’ha guidata nello scrivere le meditazioni della Via Crucis?

R. – Sicuramente “Non io, ma Dio”, che è la sintesi della proposta che Gesù fa ai suoi discepoli: “chi vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”.