La Supplica alla Madonna di Pompei. Battaglia: Maria abiti nei nostri cuori

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Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Maria sia compagna di viaggio per ogni credente, non la si releghi nelle nicchie degli altari ma le si consenta “di abitare nei nostri cuori, tra le nostre case, mentre una mano sgrana il suo rosario benedetto, dolce catena che ci rannoda a Dio, e l’altra mano dona un pasto ad un povero, una carezza ad un bambino, un aiuto ad un anziano”. Sono le raccomandazioni che questa mattina a Pompei, sul sagrato della Basilica voluta da Bartolo Longo, l’arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia, ha rivolto ai fedeli durante la celebrazione che ha preceduto la recita della supplica alla Madonna del Rosario. A ricordare il tradizionale appuntamento mariano della prima domenica di ottobre, giorno in cui, come l’8 maggio, tanti devoti si rivolgono alla Vergine di Pompei, anche il Papa che all’Angelus ha invitato a rinnovare in questo mese “l’impegno a pregare il santo Rosario”. 

Il legame fra Pompei e Napoli

Monsignor Battaglia ha rimarcato che a Maria c’è da volgere lo sguardo “dinanzi alla complessità di un tempo storico in cui le avversità sembrano tarpare le ali all’entusiasmo del futuro e l’egoismo dei cuori appare il pericolo più grande per l’intera umanità e perfino per il pianeta”. Il presule è stato accolto dalle parole di benvenuto di monsignor Tommaso Caputo, arcivescovo prelato di Pompei, che ha descritto il profondo legame fra il capoluogo campano e la valle scelta da Bartolo Longo per fondare le sue opere dedicate a Maria. Proprio a Napoli il giovane avvocato di origini pugliesi trovò l’immagine della Vergine del Rosario per diffondere la devozione a Maria. Quel dipinto, oggi noto in tutti i continenti, ha raccontato monsignor Caputo, gli venne affidato da una religiosa domenicana del Convento del Rosariello.

L’insegnamento di Gesù nel Vangelo odierno

Nella sua omelia, monsignor Battaglia ha ricordato che la Scrittura descrive Maria “disponibile ad accogliere la Parola, pronta a metterla in pratica, beata per avervi creduto, rapida nell’indicarla come unica via possibile di salvezza, di gioia e di fraternità” e ha invitato a fare tesoro della pagina del Vangelo di oggi sulla risposta di Gesù circa la possibilità concessa da Mosè ai mariti di ripudiare le mogli. “Gesù interviene spiegando e prendendo le distanze: ‘Mosè scrisse questa norma per la durezza del vostro cuore’” ha chiarito l’arcivescovo di Napoli, precisando che “spesso le regole, le norme, più che riflettere l’intenzione originaria e liberante del Padre, diventano un compromesso che rispecchia la piccolezza e la durezza del cuore degli uomini”. Monsignor Battaglia ha fatto notare inoltre che “ad essere oggetto di ripudio, nella questione posta a Gesù, è unicamente la donna”, “ben lontana dal godere degli stessi diritti dell’uomo, ridotta così ad un mero oggetto di possesso di cui potersi disfare attraverso il ripudio”, e che Gesù, intervenendo con chiarezza, ristabilisce la sacralità della relazione, richiamando alla sorgente dell’Amore, alla creazione dell’uomo e della donna uguali nella dignità, “nella bellezza, nel rispecchiare, insieme, l’immagine e la somiglianza di Dio”. “E così la parola di Gesù diventa baluardo di difesa dell’amore vero – ha aggiunto il presule – autentico, lontano dal possesso e dal dominio e nello stesso tempo si fa strumento di liberazione per la donna, che entra nella logica dell’amore matrimoniale con gli stessi diritti e doveri dell’uomo”. Se dunque nel Vangelo odierno si corre il rischio di cercare “esclusivamente un pronunciamento chiaro sulla fine di un amore”, ha precisato l’arcivescovo di Napoli, Gesù invece “ci riporta all’inizio dell’amore, al suo principio, riconsegnandoci al sogno di un Dio che non separa ma unisce, che non crea logiche di dominio ma di condivisione, che affida la scintilla del proprio amore alle mani fragili dell’uomo e della donna, invitandoli alla cura vicendevole e al rispetto autentico”.

L’attenzione ai piccoli e l’esempio di Pompei

Quello che Cristo vuole mostrare è “un amore che sovverte ogni ragionamento mondano, ogni cerimoniale umano, dando rilievo a ciò che agli occhi dei grandi non conta, rimettendo al centro coloro che dall’ambizione egoistica vengono posti ai margini” ha proseguito monsignor Battaglia parlando pure dell’importanza che Gesù attribuisce ai più piccoli. “È un’inversione di prospettiva – ha osservato il presule – anche chi è più piccolo va ascoltato e lasciato avvicinare, perché ha cose da dire, da chiedere, da ricevere”. “Molti bambini – ha riflettuto monsignor Battaglia -, non sono invisibili, ma non veduti. E ogni qualvolta che la comunità cristiana non si mette al loro servizio, ma piuttosto con il suo comportamento li respinge, li calpesta, li ignora privandoli così di camminare verso la bellezza, la pienezza, la dignità che Dio desidera per loro, l’atteggiamento di Gesù nei suoi riguardi è di indignazione”. E invece “il futuro è dei piccoli, e ogni futuro va costruito nel presente, nella capacità di accogliere, di agire per il giusto” ha sottolineato l’arcivescovo di Napoli, e se “molti ragazzi vengono definiti a rischio di devianza”, forse, a essere a rischio è la capacita di amare e di accogliere, che invece, ha affermato il presule, a Pompei, dove abbondano le svariate opere di carità del Santuario della Beata Vergine Maria del Santo Rosario, non manca. “Fecondata dall’apostolato di Bartolo Longo, Pompei, ha detto monsignor Battaglia, è “casa di preghiera e santuario di carità”.