La solidarietà vince la guerra. L’accoglienza dei rifugiati in viaggio dall’Ucraina alla Polonia

Vatican News

Luca Collodi – Leopoli

Due giorni fa le truppe russe hanno lanciato 8 missili su un campo di addestramento militare in Ucraina a 19 chilometri dal confine polacco lungo la strada che porta a Leopoli, a nordovest del Paese. La città dista circa 40 km dal “Centro internazionale per il mantenimento della
pace e della sicurezza” bombardato da Mosca, lungo un percorso di boschi, campagna e villaggi dove giovani volontari, comuni cittadini e contadini hanno scavato trincee e creato checkpoint armati presidiati giorno e notte con sbarramenti anticarro e casse di bottiglie molotov.

L’accoglienza

Lungo la strada tra il confine polacco e Leopoli, poco fuori il centro abitato, troviamo un centro polivalente dell’arcidiocesi della città, con il seminario, la scuola di teologia, una residenza per sacerdoti e religiosi, la mensa. Nei locali della struttura sono ospitate decine di rifugiati, donne con bambini in attesa di lasciare il Paese e anziani. Dormono con materassi per terra curati da alcune dottoresse che li sostengono con medicinali e un supporto psicologico.

La solidarietà del Papa

“Siamo molto grati a Francesco”, ci dice l’arcivescovo di Leopoli monsignor Mieczyslaw Mokrzychi, che incontriamo nel centro con i rifugiati, “che dall’inizio del conflitto è sempre stato vicino al nostro popolo, alla nostra Chiesa”. In modo particolare, in questi giorni da quando è scoppiata la guerra, “ha fatto tanti gesti, ci ha dato tanti segni della sua vicinanza. Ha chiamato tutto il popolo cristiano alla preghiera, al digiuno, per aiutarci in questa difficile situazione ma anche per chiudere questa guerra”. “Il Papa”, ha ribadito, “è poi voluto essere presente con noi, inviando il suo stretto collaboratore, il cardinale polacco Konrad Krajewski che è venuto qui con un gesto molto significativo per noi”.

Ascolta l’intervista integrale a monsignor Mieczyslaw Mokrzychi

La guerra

“Viviamo una guerra sanguinaria che distrugge”, continua il presule. “La gente sta soffrendo. È in fuga da questa difficile situazione e sta salvando i suoi bambini. Nessuno di noi si aspettava che in tempi moderni si potesse vivere questa situazione perché, ormai, nel mondo si può vivere in pace, nelle proprie case, con il cibo. Invece ora sperimentiamo sulle nostre spalle questa terribile guerra che toglie la vita, la libertà e crea tanta sofferenza”.

La dignità dei profughi

“Siamo molto commossi da tanta gente che con i bambini cerca di fuggire da questo trauma, di salvare i suoi figli, che partono per l’Europa attraversando la frontiera con la Polonia”, spiega ancora mons. Mokrzychi. “Noi cerchiamo di aprire non solo le nostre case ma anche i nostri cuori perchè hanno bisogno di un’accoglienza amorosa, calorosa e cerchiamo in diversi posti, nelle parrocchie, di dare questa ospitalità. Alcuni restano per pochi giorni, altri vogliono rimanere qua. Diamo loro però anche un aiuto psicologico. Noi continuiamo a pregare e la nostra speranza è che Dio fermi tutto e per questo preghiamo”.

La vita a Leopoli

Leopoli sembra una città normale, la vita scorre tranquilla. Tanti giovani, bar pieni, negozi aperti. Alla stazione molti rifugiati arrivano dalle zone dell’Ucraina più interne e colpite dalla guerra.
Si fermano e ripartono per la Polonia. I treni viaggiano ancora in modo regolare. Più radi come frequenza oraria, ma da Kiev si arriva ancora a Leopoli e Cracovia. La città si aspetta però ad un temuto attacco dal cielo e si prepara. Le statue della cattedrale vengono protette da squadre di operai con una sorta di imballaggio per evitare la loro distruzione, così come vengono elevate delle barriere di legno e ferro a protezione dei muri della Chiesa. Nella sede del comune di
Leopoli, in pieno centro cittadino, ci riceve, con la delegazione delle Confraternite delle Misericordie d’Italia guidata dal presidente Domenico Giani, il sindaco Andriy Sadovyy. Ci ringrazia. Per lui la presenza fisica delle Misericordie e dei media vaticani è un atto di solidarietà concreta per la pace e i bisogni della città. “Avete vinto la guerra con il vostro coraggio. Molti hanno testimoniato solidarietà collegandosi via web. La vostra presenza è un gesto concreto di vicinanza e condivisione dei nostri bisogni”.

I rifugiati

“La popolazione di Leopoli, 120mila abitanti, in questi giorni è raddoppiata”, racconta il sindaco, a causa della presenza di rifugiati. Ogni giorno arrivano molte persone e in questa situazione garantiamo il funzionamento dei servizi pubblici, del tram, dell’elettricità, del gas. Cerchiamo di dare il massimo supporto a tutti quanti.

I bisogni

“Abbiamo bisogno di cibo, medicinali, intimo per donne e bambini e denaro”, spiega ancora. “Ogni giorno spendiamo un milione di dollari per i servizi essenziali e l’accoglienza dei rifugiati che arrivano a Leopoli da tutta l’Ucraina.  Le persone partono poi per la Polonia, l’Italia e altre nazioni. Io credo nel mio Paese. Tra due, tre mesi questa guerra finirà e ricostruiremo città e infrastrutture grazie alla collaborazione di tutti gli ucraini”.