La Santa Sede all’Osce: urgente costruire la sicurezza energetica

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I Paesi collaborino “non solo a livello politico, ma anche a livello scientifico e tecnologico per favorire la stabilità economica, la salute pubblica, la protezione dell’ambiente e lo sviluppo umano integrale”. È l’appello lanciato, a nome della Santa Sede, da monsignor Mauro Lalli alla Conferenza Osce Mediterranea del 2022, sul tema “Promuovere la sicurezza e la cooperazione nel Mediterraneo: promuovere il dialogo con i partner mediterranei dell’Osce per la cooperazione”. L’incontro, al via oggi fino a domani 25 ottobre, si svolge in Giordania.

Sfide crescenti

Intervenendo alla prima Sessione, dal titolo “Rafforzare la cooperazione nel campo del cambiamento climatico per far progredire la sicurezza comune”, monsignor Lalli esprime anzitutto l’apprezzamento della Santa Sede  per l’OSCE “come piattaforma di dialogo che facilita lo scambio di informazioni e di buone pratiche e la formazione di partenariati in tutta la regione mediterranea per rafforzare la resilienza al cambiamento climatico, che è una minaccia comune alla sicurezza e alla stabilità dell’intera regione”.

“Il panorama della sicurezza globale, compresa la sicurezza energetica e climatica, è cambiato radicalmente da quando la Russia ha lanciato la sua guerra di aggressione nel febbraio di quest’anno”, afferma il prelato. “In effetti, l’intera regione dell’OSCE si trova ad affrontare sfide crescenti e senza precedenti, a causa della grave mancanza di forniture energetiche che probabilmente metterà ulteriormente a dura prova molte famiglie e industrie già colpite dalla crisi economica”.

Instabilità

Il delegato vaticano rimarca “la minaccia di una guerra nucleare e di attività militari in prossimità di impianti nucleari, con il rischio di gravi conseguenze per l’uomo e per l’ambiente, non fa che accrescere le preoccupazioni per l’attuale situazione di instabilità della sicurezza e dell’energia”.

A prescindere da questa minaccia concreta rappresentata dal conflitto in Ucraina, bisogna ribadire, sulla scia degli appelli di Papa Francesco, “l’urgente necessità di rafforzare gli sforzi congiunti per costruire la sicurezza energetica e la transizione dai combustibili fossili”, afferma Lalli.  

Conversione ecologica

Si tratta di una sfida che richiede una “conversione ecologica”, che significa “convertire i modelli di consumo e gli stili di vita in un modo più rispettoso della creazione e dello sviluppo umano integrale di tutti i popoli, presenti e futuri, uno sviluppo fondato sulla responsabilità, la prudenza, la solidarietà, la preoccupazione per i poveri e per le generazioni future”.

“La cura dell’ambiente e l’alleviamento della povertà non sono sfide separate, ma fanno parte della più grande sfida universale di garantire un pieno e autentico sviluppo umano”, conclude monsignor Lalli. Torna quindi l’invito del Papa alla “ecologia integrale”, nella coscienza che “non ci troviamo di fronte a due crisi separate, una ambientale e l’altra sociale, ma piuttosto a un’unica crisi complessa che è sia sociale che ambientale”. 

Sostegno all’Osce

“Accordi multilaterali come l’Accordo di Parigi non produrranno la trasformazione necessaria senza una precedente e significativa trasformazione della politica, delle politiche e della cooperazione internazionale. Questo tipo di trasformazione inizia, innanzitutto, con la conversione dei nostri cuori, delle nostre menti, dei nostri stili di vita e del modo in cui ci incontriamo gli uni con gli altri come membri della famiglia umana”, afferma il rappresentante della Santa Sede. A nome della quale, ribadisce il “sostegno al prezioso lavoro dell’OSCE nella regione del Mediterraneo, in particolare nell’intensificare la cooperazione per affrontare gli effetti del cambiamento climatico e quindi far progredire la sicurezza comune”.