La Santa Sede all’Onu: no ad armi e tecnologie fuori controllo

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Alessandro De Carolis – Città del Vaticano

Rispetto della vita e traffico di armi. O “uso malevolo” delle tecnologie. L’alfa e l’omega di una battaglia che il Papa ha ingaggiato in prima persona in nome del primo e contro i secondi. E la voce di Francesco arriva al Palazzo di vetro delle Nazioni Unite, amplificata dall’arcivescovo Gabriele Caccia che ieri è intervenuto due volte durante la discussione in seno al primo Comitato della 77.ma Sessione dell’Assemblea generale Onu. Due discorsi distinti e strettamente legati dal denominatore comune degli armamenti, che siano le diffusissime armi di piccolo calibro che alimentano la delinquenza comune, oppure i sofisticatissimi sistemi di quella guerra silenziosa ma non meno letale che si combatte nel cyberspazio.

Dalla competizione alla cooperazione

Nel primo caso, parlando delle TIC, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, il rappresentante vaticano esordisce con una affermazione netta tratta dalla Laudato si’: il “nostro immenso sviluppo tecnologico non è stato accompagnato da uno sviluppo della responsabilità, dei valori e della coscienza umana”. Un aspetto che si coglie in modo nitido quando si affronta il tema della rete di sistemi interconnessi che costituisce il cyberspazio, il cui utilizzo – rileva monsignor Caccia – “richiede a tutti di passare da un paradigma di competizione a uno di cooperazione”. Anche il lavoro in questo ambito, afferma il presule, “deve rispettare la dignità intrinseca di ogni persona umana”, che si traduce nel diritto alla privacy e dunque alla protezione dei cittadini “da una sorveglianza intrusiva” salvaguardando i propri dati personali “da accessi non autorizzati”.

Gli Stati – è l’invito dell’osservatore della Santa Sede – devono garantire la tutela delle “proprie infrastrutture critiche” (ospedali, reti idriche, centrali elettriche) ma al contempo “astenersi da qualsiasi attività che danneggi intenzionalmente le infrastrutture critiche di un altro Stato”. E ancora, deve essere un criterio di giustizia a guidare “le loro azioni nel cyberspazio” e “ciò richiede che gli Stati in grado di farlo contribuiscano efficacemente agli sforzi per colmare il divario digitale” verso quelle nazioni “che non hanno un’uguale partecipazione ai frutti della rivoluzione digitale”

Armi leggere, orrore da sradicare

Per quando riguarda il combattere e sradicare il commercio illegale di armi leggere e di piccolo calibro dette “SALW” – tema dell’altro intervento di monsignor Caccia all’Onu – l’indicazione della Santa Sede è per un rafforzamento e una piena attuazione multilaterale del “Programma d’azione” creato ad hoc per contrastarne l’utilizzo, assieme allo “Strumento internazionale per il rintracciamento” (ITI), che sono mezzi importanti, sottolinea, “per ostacolare seriamente gli effetti nefasti della diffusione incontrollata di armi illegali”. Le armi leggere possono anche essere ritenute “di distruzione limitata”, ma “ogni anno – evidenzia il presule – mietono centinaia di migliaia di vittime in tutto il mondo e il loro terribile impatto è diffuso e devastante per l’umanità”, in mano come sono a “terroristi, criminalità organizzata, bande e gruppi che trafficano in esseri umani e droga”.

Anche se gli sforzi in questo senso “sono stati frammentari e limitati”, la Sanata Sede – conclude monsignor Caccia – “accoglie con favore” l’impegno internazionale sottoscritto l’estate scorsa a New York che prevede un maggiore “coordinamento dei meccanismi di controllo nazionali” in vista della Conferenza di revisione del programma d’azione e dell’ITI in programma nel 2024.