La Polonia, una grande terra solidale per l’Ucraina

Vatican News

Gabriella Ceraso e Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

È stato definito il confine della solidarietà, quello che separa l’Ucraina dalla Polonia. Ne è testimonianza il numero di persone che lo ha varcato da quando, lo scorso 24 febbraio, sono iniziati la guerra e il conseguente esodo di persone. Cinque milioni e mezzo di ucraini sono arrivati in Polonia, oltre tre milioni dei quali vi si sono fermati in modo permanente o per un lungo periodo di tempo. A tutti loro è andato l’aiuto della Chiesa cattolica polacca che, secondo il rapporto del suo Istituto di Statistica, attraverso parrocchie e ordini religiosi, ha donato circa 50 milioni di euro, fornendo anche alloggi a 320 mila persone e assistenza a oltre 145 mila bambini. Oltre mille case di diverse Congregazioni di Ordini femminili in Polonia e Ucraina stanno dando il loro supporto.

Alla guerra in Ucraina, anche durante l’udienza di mercoledì 17 agosto, è andato il pensiero del Papa che, guardando al tradizionale pellegrinaggio che in questo periodo si compie al santuario di Czestochowa, ha ricordato i profughi che hanno trovato accoglienza in Polonia, tra loro anche tutti i pellegrini ucraini che visitano la Madonna Nera.

“È incredibile l’aiuto che la Chiesa ha donato ai profughi”, spiega Dominika Chylewska, direttrice dell’Ufficio Comunicazioni di Caritas Polonia:

Ascolta l’intervista con Dominika Chylewska

La Polonia sta accogliendo tanti in fuga, sin dal febbraio scorso: oggi, siamo a metà di un anno di conflitto: quale è l’andamento dei flussi migratori? Le strutture di accoglienza sono cambiate? C’è gente che torna in Ucraina? 

Le operazioni militari nell’Ucraina orientale e meridionale costringono ad un’altra ondata migratoria. La situazione umanitaria in questo Paese si va deteriorando, c’è una mancanza di alloggi, ci sono problemi energetici a causa dell’esclusione dell’Ucraina dalle forniture dalla Russia, e ci sono anche limitate possibilità di sostegno da parte del governo ucraino. Finora hanno attraversato la frontiera polacco-ucraina 5,5 milioni di persone. L’Unhcr prevede che alla fine dell’anno in Polonia rimarranno 2,6 milioni di rifugiati. Pochi torneranno definitivamente in Ucraina. Alcune persone ci vanno per poco tempo, perché vogliono vedere lo stato delle loro case e incontrare i loro cari che vi sono rimasti. Coloro che ritornano di solito provengono dall’Ucraina occidentale o da altri luoghi dove non si registrano gravi ostilità. Molti profughi che rimangono in Polonia vogliono vivere qui una vita normale, trovare un lavoro, un appartamento e mandare i propri figli a scuola. All’inizio della guerra, ciò che serviva di più era fornire alloggio, assicurare assistenza medica e beni di prima necessità, cibo e assistenza nel viaggio. Attualmente, una parte significativa delle attività è finalizzata ad aiutare il funzionamento quotidiano. La Caritas, ad esempio, ha organizzato le vacanze estive per i bambini ucraini. Stiamo anche sviluppando un grande progetto di aiuto psicologico. Più di 30 Centri di Assistenza Caritas per Migranti e Rifugiati forniscono un supporto completo, compreso l’apprendimento del polacco o la ricerca di un lavoro.

Aprire le porte: i polacchi lo hanno fatto, anche con l’aiuto della Chiesa. Chi sono i protagonisti di questo impegno? Giovani, famiglie, associazioni? E quali sono i sentimenti di chi arriva da voi? 

Si stima che circa l’80% dei polacchi sia stato coinvolto negli aiuti in favore dell’Ucraina. È davvero molto, anche su scala globale. Il mondo oggi guarda a noi attraverso la lente di ciò che è accaduto dopo il 24 febbraio. È incredibile quale grande aiuto abbiano donato le famiglie, le parrocchie, gli ordini religiosi, le organizzazioni non governative e le aziende. È difficile nominare chi ha aiutato di più, perché quasi tutti hanno contribuito, indipendentemente dall’età o dallo status sociale. Il rapporto dell’Istituto di Statistica della Chiesa Cattolica mostra che, in Polonia, tra le parrocchie e gli istituti religiosi hanno donato quasi 50 milioni di euro per aiutare i rifugiati dall’Ucraina. Sono state assicurate abitazioni per 320 mila persone e si sono presi cura di oltre 145 mila bambini. L’aiuto è fornito da oltre 1.000 case religiose di varie congregazioni di religiose femminili in Polonia e in Ucraina. Stiamo ricevendo molte ottime reazioni da parte degli ucraini circa il comportamento e l’atteggiamento dei polacchi. Penso che si possano definire tutte con la parola “gratitudine”.

Il Papa quando parla di Polonia, in queste settimane, cita la Madonna Nera e il Santuario di Jasna Gora, alla Madonna il Papa ha consacrato anche Ucraina e Russia. C’è questa fede radicata nella gente ora? C’è fiducia che la pace arriverà e il dialogo prevarrà?

Caritas Polonia cerca costantemente di continuare le sue attività in favore dei rifugiati dall’Ucraina in Polonia e di dirigere la sua attività di aiuto in Ucraina. Migliaia di persone, milioni di fondi donati per aiutare, illustrano la solidarietà della nostra società con i nostri vicini orientali. I polacchi hanno mostrato la loro grande sensibilità per la sofferenza del prossimo, in particolare delle madri, dei bambini e degli anziani. In totale gli aiuti ai nostri vicini orientali da parte della Caritas sono stimati in centinaia di milioni di euro. Certamente vorremmo che questa guerra non fosse affatto iniziata, ma sfortunatamente il brutale conflitto è ancora in corso. Il mese di agosto in Polonia è un tempo speciale dedicato alla Madre di Dio. Molte persone si alzano dal loro “comodo divano”, come ha invitato Papa Francesco, per vivere un momento di preghiera lungo il cammino, partecipando a pellegrinaggi. È anche un momento di riflessione sull’esistenza umana, di invocazione per intercessione della Madre di Dio per la pace sulla terra. E i polacchi hanno un legame particolare con Maria, specialmente con l’immagine della Madonna Nera di Jasna Góra. Inoltre, in molte parrocchie e comunità polacche, è possibile ascoltare intenzioni di preghiera per la pace nel mondo, specialmente per l’Ucraina. Crediamo che ci sia la possibilità della pace, e per questo preghiamo insieme alle persone dell’Ucraina.