La Pasqua del “caro popolo peruviano”

Vatican News

Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

Trentatre milioni di persone abitano nel terzo Paese più grande del Sud America, noto per le incredibili bellezze naturali che comprendono le alte montagne, il deserto, l’oceano e l’Amazzonia. Oltre l’80% dei cittadini è di religione cattolica e la Settimana Santa è uno dei momenti più attesi dell’anno in ogni provincia, da Nord a Sud. Il Perù si prepara a vivere una Santa Pasqua caratterizzata, per il terzo anno, dalla pandemia di Covid-19, ma anche dalle recenti tensioni sociali legate al carovita e, in particolare, all’aumento dei prezzi del carburante. 

Il pensiero del Papa 

Augurando a tutti una buona Settimana Santa, il Papa alla Domenica delle Palme – prima della preghiera dell’Angelus – ha volto il suo sguardo proprio al Perù, al “caro popolo” di questo Paese che vive un momento particolarmente delicato:

Sono vicino al caro popolo del Perù, che sta attraversando un difficile momento di tensione sociale. Vi accompagno con la preghiera e incoraggio tutte le parti a trovare al più presto una soluzione pacifica per il bene del Paese, specialmente dei più poveri, nel rispetto dei diritti di tutti e delle istituzioni.

Poche ore dopo, anche l’arcivescovo di Lima e primate del Perù, monsignor Carlos Castillo, ha voluto ricordare le parole pronunciate da Francesco sulle proteste di questi giorni in Perù. L’arcivescovo ha esortato a “essere uniti al Santo Padre”, rinnovando anche oggi “la speranza che un giorno la forza dell’amore misericordioso di Cristo permetterà a tutti noi, ispirati dal suo Spirito, di rinnovare la nostra vita e di risolvere i nostri problemi con amicizia e giustizia”.

La crisi 

La crisi economica ha alimentato scioperi e proteste, con le autorità nazionali che hanno istituito anche un coprifuoco notturno per limitare gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, oltre a proclamare lo stato di emergenza. Il presidente Pedro Castillo, per affrontare questa situazione, ha proposto di calmierare i prezzi e di aumentare il salario minimo, che sfiorerà i 300 dollari. Le proteste non si sono però allentate, anzi l’aumento del prezzo del carburante ha peggiorato la situazione. Nella seduta parlamentare dell’8 aprile scorso, una nuova richiesta di dimissioni del Capo di Stato è stata approvata dai parlamentari con 61 voti a favore, 43 contro e un astenuto. Il voto, però, non è vincolante. 

Il bisogno di unità

Suor Rosa Matilde Téllez Soto, Consigliera generale delle Comboniane, è di Arequipa, città del Sud del Perù che dista circa 200 chilometri dalla Bolivia. Lei ora si trova a Roma ma conosce bene le tradizioni pasquali peruviane. Ricorda, in particolare, quello che definisce “il pellegrinaggio del Giovedì Santo”, oltre alle pietanze tipiche dei giorni di festa. Suor Rosa inizia però il suo racconto dalle tensioni sociali delle ultime settimane, partendo dall’annoso problema della corruzione. 

Ascolta l’intervista a Suor Rosa Matilde Téllez Soto

“Il Perù ha sperimentato l’instabilità politica negli ultimi anni a causa della corruzione, della non credibilità delle istituzioni. L’attuale presidente non ha mai avuto una maggioranza solida che garantisca il suo piano di Governo e questo – afferma – ha contribuito a creare tensione nel Paese”. La religiosa sottolinea come ci sia “un forte disagio”, e la guerra in Ucraina non contribuisce certo a rendere il clima più sereno. “Sappiamo che l’aumento dei prezzi del carburante ha creato una rivolta, perché diventano costosi anche i beni di prima necessità e a soffrire è come sempre la gente più povera”. 

Le proteste violente

Suor Rosa ricorda come il Perù abbia pagato un prezzo altissimo per la pandemia di Covid-19. In termini di vite, innanzitutto, ma anche per quanto riguarda il tessuto economico e sociale del Paese. “Le proteste sono state guidate dai lavoratori dei trasporti, sostenuti poi da sindacati e via via da altre forze del mondo del lavoro”, spiega. Una sofferenza che è esplosa di recente in rabbia. “Purtroppo – sottolinea – le manifestazioni sono diventate violente, non sono pacifiche. Le persone bloccano le strade e a volte si uniscono alla gente comune dei gruppi che commettono atti vandalici, portando Lima ad un coprifuoco notturno che ha aumentato il malcontento”. 

Il grazie a Papa Francesco

Anche suor Rosa ha provato una forte emozione nel sentire le parole pronunciate da Papa Francesco per il “caro popolo peruviano”. “Sono stata molto contenta, Francesco è sempre molto solidale con l’America Latina, con il mio Paese che ha visitato quattro anni fa. Conosce – afferma – la nostra situazione e sono molto contenta del pensiero che ci ha rivolto”. Secondo la religiosa è forte nella popolazione il desiderio di pace, dopo anni particolarmente difficili.

Le tradizioni

In Perù i riti della Settimana Santa sono vissuti con intensità e partecipazione dalla popolazione. “Viviamo con grande fede la celebrazione della Settimana Santa, sentiamo la sofferenza di Gesù – racconta suor Rosa – che è la sofferenza del popolo”. I ricordi della religiosa sono legati in particolare al Giovedì Santo, a quello che definisce “il pellegrinaggio delle sette Chiese”, conosciute più frequentemente (ma impropriamente) come “i sepolcri”. Si tratta di una delle tradizioni più comuni della Settimana Santa in tutta l’America Latina. “Viviamo questo momento in silenzio, in preghiera”, aggiunge. Anche la Pasqua ha i suoi piatti tipici, diversi in ogni Paese. In Perù “il baccalà e il pollo si troveranno con molta facilità in questi giorni di festa sulle tavole dei cristiani”, racconta la religiosa, rivelando poi come il dolce tipico sia “la mazamorra morada”, a base di mais morado – un tipo di mais peruviano di colore viola – e fecola di patate.