Chiesa Cattolica – Italiana

La partita “Fratelli tutti”, il Papa: date insieme un calcio all’esclusione

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Sarà una partita di calcio contraddistinta da “uno stile di passione sportiva vissuta con solidarietà e gratuità, con spirito amatoriale e inclusivo” quella in programma domenica 21 novembre a Formello, nel campo della Società sportiva Lazio. Lo ha ricordato Papa Francesco ricevendo questa mattina i partecipanti all’incontro amichevole associato ad una raccolta fondi per sostenere il progetto “Un calcio all’esclusione”, promosso dalla Diocesi di Roma con lo scopo di favorire l’inclusione dei Rom e delle persone più fragili. La “squadra del Papa – Fratelli tutti” è composta da guardie svizzere, dipendenti vaticani, figli di dipendenti e sacerdoti. Il Pontefice ha ricordato la speciale composizione di questa formazione.

In campo – con la maglietta che porta la scritta ‘Fratelli tutti’ – ci sarà anche un giovane calciatore con la sindrome di Down, appartenente a “Special Olympics”, e anche tre migranti. Questi, dopo un percorso segnato da soprusi e violenze, che li ha visti passare dal campo greco di Lesbo e poi in Italia, sono stati accolti dalla Comunità di Sant’Egidio e stanno vivendo un’esperienza di integrazione. Grazie a tutti per aver accettato di far parte della “squadra del Papa”. È una squadra dove non ci sono barriere e che fa dell’inclusione la semplice normalità.

Essere Chiesa è vivere da convocati di Dio

Papa Francesco, che ha accolto la proposta della World Rom Organization di organizzare una partita di calcio per rilanciare l’impegno contro il razzismo e le discriminazioni, ha poi incoraggiato “con particolare affetto” il progetto “Un calcio all’esclusione”. E ha espresso il proprio ringraziamento alla società Lazio che “gentilmente e generosamente ospita e sostiene questa iniziativa”, affidata dal Pontefice al Pontificio Consiglio della Cultura. Il Santo Padre ha anche ricordato la visita lo scorso 14 settembre a Košice, in Slovacchia, con la comunità Rom. In quell’occasione Francesco aveva esortato a “passare dai pregiudizi al dialogo, dalle chiusure all’integrazione”.

Dopo aver ascoltato le testimonianze di alcuni membri della comunità – storie di dolore, di riscatto e di speranza – ho ricordato a tutti che ‘essere Chiesa è vivere da convocati di Dio, è sentirsi titolari nella vita, far parte della stessa squadra’. Avevo usato proprio queste espressioni, riprese dal linguaggio calcistico, e che si intonano benissimo anche al senso della vostra partita. Troppe volte, dicevo al popolo Rom di Košice, i Rom sono stati oggetto di preconcetti e di giudizi impietosi, di stereotipi discriminatori, di parole e gesti diffamatori. Con ciò tutti siamo diventati più poveri di umanità.

Lo sport può costruire ponti di amicizia

Per questo, ha detto il Papa, l’evento sportivo in programma domenica 21 novembre “ha un grande significato”: indica che “la via per la convivenza pacifica è l’integrazione”. Ai rappresentanti della World Rom Organization, con sede a Zagabria, il Pontefice ha poi ricordato che i gol decisivi sono quelli che fanno vincere la speranza.

Cari amici Rom, so che in Croazia date vita a tante iniziative sportive di inclusione, per aiutare la reciproca conoscenza e amicizia. È un segno di speranza! Perché i grandi sogni dei bambini non possono infrangersi contro le nostre barriere. I bambini, tutti i bambini, hanno il diritto di crescere insieme, senza ostacoli e senza discriminazioni. E lo sport è un luogo d’incontro e di uguaglianza, e può costruire comunità attraverso ponti di amicizia. Vi ringrazio di questa visita! Vi auguro buona partita. Non importa chi farà più gol, perché il gol decisivo lo fate insieme, il gol che fa vincere la speranza e che dà un calcio all’esclusione.

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