La guerra in Ucraina: da Stati Uniti e Germania mezzi corazzati per Kyiv

Vatican News

Probabile svolta sull’invio di nuovi carri armati pesanti in Ucraina da parte di Stati Uniti e Germania, vicina quest’ultima ad un passo indietro rispetto al rifiuto dei giorni scorsi. Si tratta di una nuova provocazione dell’occidente, secondo Mosca

Adriana Masotti – Città del Vaticano

Non c’è ancora una dichiarazione ufficiale, ma gli Stati Uniti sarebbero pronti a inviare i circa 30 carri armati Abrams M1, punta di diamante dell’equipaggiamento militare americano, e la Germania a fornire i Leopard 2 richiesti dal presidente ucraino, Volodomyr Zelensky, che anche nel discorso di ieri sera è tornato a sollecitare la conclusione delle discussioni e delle incertezze dei giorni scorsi con delle decisioni concrete. 

La reazione russa

l cancelliere Scholz si rivolgerà al parlamento tedesco in giornata con un possibile annuncio sulla consegna dei carri armati pesanti all’Ucraina. Duri i toni di Mosca riguardo agli Stati Uniti accusati di cercare deliberatamente di infliggere alla Russia “una sconfitta strategica”, dando il via libera all’utilizzo dell’assistenza americana per attaccare la Crimea. Secondo l’ambasciatore russo negli Usa, Anatoly Antonov, la decisione di fornire carri armati, usando gli argomenti delle armi difensive “sarebbe un’altra provocazione dell’occidente contro la Russia”. “Le forze armate russe distruggeranno i carri armati di fabbricazione statunitense e altri equipaggiamenti militari della Nato se questi verranno forniti all’Ucraina”, ha detto l’ambasciatore.

Zelensky: nuovo governo

Intanto in Ucraina il presidente Zelensky ha rivisto la composizione del governo con la sostituzione di quattro viceministri e cinque governatori regionali, accusati di corruzione. Il capo dello Stato ha spiegato che la decisione era necessaria per rafforzare la difesa e le istituzioni. Intanto da Londra giunge la conferma dell’uccisione dei due volontari britannici dichiarati scomparsi in Ucraina due settimane fa, mentre tentavano un’evacuazione umanitaria da Soledar, nell’est del Paese.