Chiesa Cattolica – Italiana

La Germania riconosce il genocidio in Namibia

Michele Raviart – Città del Vaticano

Quello compiuto dalle truppe coloniali tedesche nell’attuale Namibia all’inizio del ‘900 fu un genocidio. Ad affermarlo, per la prima volta, è il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Mass, il quale annuncia che “come gesto del riconoscimento della sofferenza incalcolabile che fu causata alle vittime”, la Germania sosterrà “la Namibia e i discendenti delle vittime con un programma di 1,1 miliardi di euro destinati alla ricostruzione e allo sviluppo del Paese”. Un “passo nella giusta direzione”, ha affermato il portavoce del presidente namibiano Hage Geingob, che sarà suggellato dalla richiesta di scuse ufficiali del presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier in una cerimonia che si terrà prossimamente al Parlamento namibiano.

Il primo genocidio del ‘900

I fatti di quello che a lungo gli storici hanno chiamato “il primo genocidio del XX secolo” risalgono al periodo 1904-1908, quando nell’allora Africa sudoccidentale tedesca – colonia della Germania dal 1884 al 1919 e poi, al termine della prima guerra mondiale, mandato della Società delle Nazioni affidato all’Impero britannico – le truppe guidate dal generale Lothar Von Troth repressero le rivolte delle popolazioni Herero e Nama, uccidendo tra le 75mila e le 100mila persone. Furono episodi particolarmente cruenti in cui, alle esecuzioni di massa, si aggiunsero migliaia di profughi Herero lasciati morire di sete nel deserto dell’Omaheke e migliaia di Nama finirono nei campi di concentramento, il più noto dei quali fu quello di “Shark Island”.

Sei anni di trattative

“Chiameremo ora quegli eventi del passato per quello che sono da una prospettiva odierna: un genocidio”, ha pertanto ribadito Maas. L’intesa su quello che è stato definito dal portavoce di Angela Merkel il “periodo più oscuro” della storia comune dei due Paesi, arriva dopo sei anni di trattative e una dichiarazione comune già sottoscritta dai due governi. Le prime scuse per le uccisioni arrivarono nel 2004 e nel 2018 furono riconsegnati al Paese africano decine di crani umani appartenenti alle vittime, che furono studiati in Germania per avvalorare tesi pseudoscientifiche e suprematiste.

Oltre un miliardo di euro in trent’anni

I fondi, che verranno stanziati in trent’anni e che si aggiungeranno a quelli già in essere per l’aiuto allo sviluppo della Namibia, saranno destinati a programmi di innovazione agricola, nuove infrastrutture nelle campagne, approvvigionamenti idrici e iniziative di formazione professionale e coinvolgeranno i superstiti e i rappresentanti delle comunità Herero e Nama.

Un impegno “morale e politico”

Per il governo tedesco si tratta di “un impegno morale e politico” e non di un risarcimento. Una distinzione importante, perché esula in questo modo dalla Convenzione sul genocidio delle Nazioni Unite del 1948 e che per Berlino non può essere applicata retroattivamente. Questo ha provocato alcune critiche all’accordo, che deve essere ancora formalmente ratificato dai due Paesi. Il principale partito d’opposizione, il Movimento Popolare democratico, ha parlato di “un’offesa alla Namibia” e di un negoziato non in buona fede da parte della delegazione tedesca. “Il denaro dovrebbe andare direttamente alle comunità colpite e non al governo”, ha commentato invece il Movimento del Popolo dei senza terra.

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