La Conferenza sul futuro dell’Europa: occasione da non perdere

Vatican News

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Al Parlamento Europeo (Pe) si è discusso il 21 e 22 gennaio sulle 90 raccomandazioni che sono arrivate dai cittadini nell’ambito della Conferenza sul futuro dell’Europa che ha preso il via nove mesi fa. La plenaria della Conferenza ha compreso anche un omaggio al presidente del Parlamento europeo David Sassoli, scomparso l’11 gennaio.

Le tappe della Conferenza sul futuro dell’Europa

Il prossimo appuntamento sarà la ripresa dei lavori della Conferenza giovedì 27 gennaio. La conclusione della Conferenza è stata fissata a Strasburgo – se le varianti del Covid-19 non creeranno nuovi ostacoli – il 9 maggio 2022 e i quattro panel di cittadini termineranno presto i loro lavori ma non è ancora chiaro se gli orientamenti emersi dalle oltre 200 raccomandazioni dei cittadini, estratti a sorte dalle 13.000 idee riversate sulla piattaforma digitale, saranno adottati in un rapporto finale dalla Conferenza nel suo insieme, oppure dal Comitato esecutivo o dai tre copresidenti. In ogni caso il rapporto dovrà poi essere inviato al Consiglio, alla Commissione e al Parlamento dell’Ue.

Rappresentanti e temi centrali

Finora sono stati due i panel europei di cittadini – ciascuno composto da 200 persone di età e contesti diversi – che si sono concentrati su due ambiti tematici: “Democrazia europea/Valori e diritti, Stato di diritto, sicurezza”; “Cambiamento climatico e ambiente/salute”. Per l’appuntamento di venerdì e sabato scorsi al Parlamento europeo i panel hanno selezionato 80 cittadini in rappresentanza. La plenaria della Conferenza sul futuro dell’Europa ha affrontato e discusso gli input raccolti attraverso la piattaforma digitale multilingue, raggruppati per temi. 

Dal 19 aprile 2021 solo 42.000 cittadine e cittadini hanno deciso di essere attivi sulla piattaforma digitale e solo 360.000 persone hanno partecipato ai 4800 eventi organizzati in tutta l’Unione. Si tratta soprattutto di persone che credono nel progetto europeista, sottolinea Pier Virgilio Dastoli, che è stato capo della Rappresentanza del Parlamento europeo in Italia ed è oggi presidente del Consiglio Italiano del Movimento Europeo (Cime):

Ascolta l’intervista con Pier Virgilio Dastoli

Dastoli spiega che difficilmente i media seguono iniziative come quella della Conferenza sul futuro dell’Europa se non emergono nodi significativi del dibattito politico. Il rischio che il tempo della Conferenza, faccia prevalere l’immobilismo dei governi è molto forte – avverte Dastoli – perché, a due terzi del suo cammino, non è ancora emersa con evidenza la conflittualità ancora sommersa fra due visioni diverse del futuro dell’Europa, lasciando intendere che “siamo tutti europeisti” mentre – avverte Dastoli – non è vero. 

Chiarezza sulla visione di fondo

Si tratta di mettere a fuoco la questione di fondo – raccomanda il referente italiano del Movimento Europeo – che consiste nel fare chiarezza sulla visione. Le ipotesi – sottolinea – sono sostanzialmente due: una visione confederale del ritorno al passato delle apparenti sovranità nazionali o la visione federalista rivolta al futuro di un’Europa politicamente integrata e sovrana. Dastoli sintetizza le sfide che si trova di fronte l’Europa unita in questa fase, affermando che i cittadini devono comprendere che l’integrazione non significa perdita di sovranità degli Stati ma piuttosto acquisizione di una sovranità nuova e più adeguata sul piano mondiale di grandi potenze proprio in virtù del peso che l’Ue può avere rispetto a quello di una singola nazione.

Il falso problema della perdita di sovranità

Secondo Dastoli, dunque, è fuorviante chiedersi se i cittadini e i governi vogliono perdere sovranità per darla all’Europa, piuttosto bisogna rendersi conto che questioni come la pandemia, e dunque la salute, oppure la digitalizzazione e il potere dei grandi big della tecnologia hanno già sottratto sovranità, margine di azione, ai singoli Stati e governi. Il punto è dunque – sottolinea – comprendere come recuperare ruolo e potere nel mondo integrando le forze di 27 Stati. Il mondo cambia e cambiano le sfide e dunque – prosegue Dastoli – bisogna anche comprendere come si debba continuare a fare passi avanti, altrimenti si fanno passi indietro. Secondo Dastoli soltanto portando a compimento la finalità federale dell’unificazione europea sarà possibile contribuire alla costruzione di una società internazionale fondata sulla pace e sulla giustizia, garantire la solidarietà fra i Paesi europei, consolidare i principi della democrazia pluralista, del rispetto dei diritti fondamentali e del primato del diritto.

Il richiamo a Sassoli

Dastoli ricorda che l’opinione pubblica si è riconosciuta nel presidente del Parlamento europeo David Sassoli – e cioè nell’unica assemblea transnazionale che parla a nome delle cittadine e dei cittadini che lo hanno eletto – come in un “compagno di banco” che ha contribuito in trenta mesi a difendere il valore dei ponti contro lo scandalo dei muri, l’Europa che unisce contro i sovranismi che dividono, l’inclusione contro l’esclusione. Sassoli – ricorda – ha difeso con pazienza e determinazione il ruolo centrale del Parlamento europeo contro l’immobilismo dei governi, la necessità ormai ineludibile di andare al di là del Trattato di Lisbona firmato più di quattordici anni fa, la convinzione che il lungo periodo del rigore finanziario debba essere dimenticato, non solo per rispondere all’emergenza sanitaria, ma per far fronte alle transizioni ambientale e digitale e gettare le basi di una comunità capace di garantire beni comuni e la forza del diritto contro il diritto del più forte.