Chiesa Cattolica – Italiana

Kazakistan, chiuse le frontiere agli stranieri

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Il Kazakistan sta vivendo le più forti proteste di piazza che il Paese abbia visto da quando ha ottenuto l’indipendenza, tre decenni fa. Sale il bilancio delle vittime con decine di manifestanti travolti e uccisi, 13 gli agenti delle forze dell’ordine che hanno perso la vita ad Almaty, la città epicentro delle proteste esplose per il caro carburante. L’agenzia di stampa russa Ria Novosti riferisce che al comando centrale di polizia di Almaty, due dei poliziotti uccisi sono stati decapitati. Sempre ad Amalty, circa 2000 gli arresti.

Saccheggiati aeroporti ed emittenti tv

Rivoltosi armati hanno circondato due ospedali della città intralciando il transito dei feriti, lo dichiara la televisione di Stato di Nur-Sultan. Secondo i media ufficiali, i “terroristi” stanno utilizzando civili come “scudi umani”, il che sta “complicando” le operazioni per ristabilire l’ordine. Gli aeroporti delle città kazake di Almaty, Aktay e Aktobe sono chiusi. L’aeroporto di Almaty, capitale finanziaria del Paese, sembrerebbe essere stato devastato dai dimostranti che lo avevano occupato. Le aree del terminale e del duty free sono state distrutte. Poi le forze di sicurezza hanno ripreso il controllo dello scalo. Le autorità aeroportali hanno inoltre comunicato la sospensione di tutti i voli da Mosca verso Almaty e Nur-Sultan. Lunghe file per prelevare i contanti agli sportelli automatici si stanno registrando nella capitale kazaka. Saccheggiati dai manifestanti anche gli uffici di cinque emittenti. Secondo Khabar 24, i manifestanti hanno attaccato il centro per i media che ospita gli uffici delle tv Mir, Qazaqstan, Khabar, Channel One Eurasia e Ktk. Un dipendente del canale televisivo Qazaqstan è rimasto ferito nell’attacco.

Il governo introduce prezzi calmierati 

L’ufficio del governo kazako ha annunciato di aver reintrodotto per 180 giorni un tetto ai prezzi di benzina, gasolio e gas di petrolio liquefatto. All’origine di quanto sta accadendo, infatti, è stato il brusco rincaro del prezzo del Gpl, rincaro che aveva fatto scoppiare, martedì scorso, violente rivolte nell’ex repubblica sovietica. Come ha riferito la tv pubblica kazaka, le autorità hanno intanto aperto un’inchiesta su sei aziende fornitrici di Gpl sospettate di “aver alzato i prezzi in modo infondato”. Nel frattempo, il ministero degli esteri russo considera la situazione in Kazakistan come un tentativo ispirato dall’esterno – riporta Ria Novosti – di minare violentemente la sicurezza e l’integrità dello Stato. Per il ministero degli esteri russo, infatti, la destabilizzazione in Kazakistan starebbe avvenendo grazie a “formazioni armate addestrate e organizzate dall’esterno”. 

L’intervento di truppe russe

Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, presidente della Csto, l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva che raggruppa sei ex Stati sovietici, ha dichiarato su facebook che l’alleanza, guidata dalla Russia, invierà delle forze di pace in Kazakistan “per un periodo di tempo limitato” che potrebbe essere di circa un mese. Il vicepresidente della Commissione Difesa della Duma, ha spiegato che il compito delle truppe sarà “contribuire a neutralizzare gli istigatori della violenza e mettere in sicurezza le infrastrutture strategiche”. Un annuncio, quello dell’invio di forze nel Paese, che segue la richiesta del primo ministro kazako Kassym-Jomart Tokayev che aveva fatto appello alla Russia e ai suoi alleati per aiutare il suo Paese a reprimere le proteste e a superare quella che ha definito una “minaccia terroristica”.

Ue: condanna della violenza e appello a risoluzione pacifica

“Prendiamo atto ma è ovvio che tale intervento dovrebbe rispettare la sovranità e l’indipendenza del Kazakistan”: così la portavoce per gli Affari esteri della Commissione europea, Nabila Massrali, nel briefing quotidiano con la stampa. “Continuiamo a seguire con attenzione gli eventi in Kazakistan, condanniamo la violenza ad Almaty e deploriamo la perdita di vite”, ha aggiunto. Ha infine chiosato: “La violenza deve cessare. Invitiamo alla de-escalation e a una risoluzione pacifica della situazione. L’Ue e’ pronta a sostenere un dialogo”.

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