Italia: partiti alla prova decisiva del dialogo sul Quirinale

Vatican News

Giancarlo La Vella e Fausta Speranza – Città del Vaticano

Si svolge oggi, sabato 29 gennaio, il settimo scrutinio in Italia per l’elezione del Capo dello Stato. Si parte alle 9.30 per poi replicare eventualmente nel pomeriggio, alle 16.30, ma c’è la sensazione che nelle prossime ore, dopo la fase iniziale di stallo, si potrebbe veramente conoscere il successore di Sergio Mattarella, almeno stando agli ultimi colloqui tra i partiti, anche se il quadro appare ancora molto frastagliato. Spicca l’intesa di ieri sera tra Lega e 5 Stelle per la scelta di un candidato donna, sarebbe la prima volta in Italia. Intanto dagli schieramenti arrivano anche altri nomi. Il dibattito verte anche sul ruolo di Mario Draghi: meglio tenerlo a capo del governo o al Quirinale? Interrogativi che verranno sciolti stamani appena il presidente della Camera, Roberto Fico, scrutinerà le prime schede. Ieri nulla di fatto con la prima votazione che ha visto la presidente del Senato, Casellati, sfiorare i 400 voti, ma ben lontana dal quorum di 505. Nella seconda oltre 300 preferenze a Mattarella, una sorta di omaggio al capo dello Stato uscente, che si è detto sempre indisponibile per un secondo mandato. Tante le astensioni, a significare che idee chiare per l’inquilino del Quirinale ancora non ci sono. Dell’impasse che si è avvertita in questi giorni abbiamo parlato con Mario Sirimarco, docente di Filosofia del diritto all’Università di Teramo, intervistato da Radio Vaticana – Vatican News:

Ascolta l’intervista con Mario Sirimarco

Il professor Sirimarco esprime la delusione di non aver visto subito un’assunzione di responsabilità forte per il dialogo. Parla di partiti che non riescono a trovare al loro interno o all’interno della coalizione dei punti fermi condivisi, di uno scenario che esprime più lotte e antagonismi di potere che un confronto all’altezza di una cultura politica.

Il problema non è il numero di votazioni 

Ricorda che anche in passato ci sono stati diversi turni di voto prima della scelta del Capo dello Stato, ma spiega che in questo caso non si è trattato di tempo trascorso a mediare o a elaborare strategie senza capire che non si può rimanere fermi in una situazione di impasse. Inoltre, è un tempo – lamenta – in cui più che a dibattiti si assite a lotte tra partiti e correnti.

Una fase di crisi della rappresentanza

Secondo Sirimarco emerge quello che molti studiosi tematizzano come crisi dei partiti e della rappresentanza. Mancano culture politiche. Dunque, sottolinea l’importanza di un appello alla responsabilità, a riscoprire il senso del bene comune che deve sempre accompagnare, pur in un sano gioco democratico, le battaglie politiche. Mancano punti di riferimento essenziali, ricordando che nascono partiti e schieramenti intorno a personalità piuttosto che intorno a vere progettualità. Finora non si è vista un’effettiva volontà di dialogo, afferma Sirimarco, ricordando che i datiparlano chiaro: nessuno degli schieramenti è autonomo nei numeri. C’è anche un’altra considerazione: al di là di tutto; Sirimarco mette in luce che in ogni caso non può essere facile trovare una figura che regga il confronto con il profilo di Mattarella, che è stato “un grande presidente” secondo il parere di tutti e che ha acquisito grande popolarità. E, secondo il filosofo del diritto, c’è anche la figura di Mario Draghi da non trascurare. L’attuale presidente del Consiglio dei ministri, ha un peso e una credibilità a tanti livelli ed è difficile trovare una personalità da accostargli al Quirinale.