Israele, ancora scioperi e proteste contro la riforma giudiziaria

Vatican News

In circa 80 mila hanno manifestanto davanti alla Knesset contro la proposta del governo che aumenterebbe il peso della politica sulla Corte Suprema. Atteso nelle prossime ore il raduno dei sostenitori dell’esecutivo di Netanyahu. Il premier invita alla moderazione, mentre il presidente Herzog chiede di interrompere l’approvazione della riforma

Michele Raviart – Città del Vaticano

Continuano le proteste in Israele davanti alla Knesset contro la riforma della giustizia promossa dal governo di Benjamin Netanyahu e per chiedere il ritorno del ministro della Difesa, Yoav Gallant, allontanato dall’esecutivo ieri perché aveva chiesto di congelare l’approvazione dei nuovi provvedimenti. Due manifestanti, tra gli 80 mila presenti, sono riusciti ad entrare in Parlamento e hanno contestato il ministro dell’Educazione, Yoav Kish, prima di essere allontanati dalle autorità. Su un palco improvvisato si sono alternati i principali leader dell’opposizione tra cui Yair Lapid, Benny Gantz e Avigdor Lieberman.

Netanyahu chiede moderazione e responsabilità

Prevista anche, in un parco vicino alla Knesset, la manifestazione dei sostenitori della riforma. “Siamo fratelli”, ha scritto il premier su Twitter, invitando i due fronti a “mostrare responsabilità e non agire violentemente”. “Non dobbiamo fermare la riforma che mira a riparare il sistema giudiziario e la democrazia israeliana”, ha affermato il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, ribadendo di non arrendersi “alla violenza, all’anarchia, al rifiuto del servizio militare e agli scioperi selvaggi”.

Bloccati i voli e chiuse le ambasciate

Il Paese, infatti, è bloccato dallo sciopero generale. Fermi tutti i voli dall’aeroporto Ben Gurion e bloccato il porto commerciale di Ashdod, nel sud del Paese. Colpiti anche ospedali e università, che hanno annunciato il blocco a oltranza delle lezioni. Chiusi inoltre i negozi e le ambasciate israeliane, in seguito alle indicazioni del maggiore sindacato pubblico. In sciopero sono pure medici, avvocati e autorità locali. A fronte di questa situazione, il presidente israeliano Isaac Herzog si è rivolto questa mattina direttamente al premier Netanyahu, chiedendo al governo “di interrompere immediatamente il processo legislativo” della riforma, che “indebolisce il sistema giudiziario”.

I punti della riforma

La riforma della giustizia prevede l’aumento dei membri politici nel comitato che nomina e destituisce i giudici della Corte Suprema. Attualmente sono nove – tre giudici della Corte stessa, due provenienti dall’associazione forense israeliana, due membri del Parlamento e due del governo – mentre, secondo la riforma, sarebbero undici, di cui sei espressione del governo. Tra gli altri punti più controversi per gli oppositori c’è l’innalzamento all’80% dei voti della Corta Suprema, invece della maggioranza semplice, per le decisioni sulla revisione delle leggi, compresa la Legge Fondamentale. La parte più contestata è l’introduzione di una clausola che permetterebbe al Parlamento, a maggioranza semplice, di annullare le sentenze di modifica o di annullamento delle leggi della Corte.