India, Gracias: in ginocchio per chiedere a Dio un mondo senza Covid

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Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Digiuno e preghiera in ogni angolo dell’India per invocare la fine della seconda, devastante, ondata di pandemia di Covid, che nelle ultime ventiquattr’ore ha registrato oltre 414 mila casi di contagi nel Paese e 3.915 decessi. Tra le vittime, anche il vescovo 65.enne di Jabhua, in Madhya Pradesh, monsignor Basil Bhuriya. I fedeli del grande Paese asiatico di ogni denominazione cristiana si riuniscono oggi, 7 maggio, in una “Giornata nazionale di digiuno e preghiera”, indetta dalla Conferenza episcopale indiana (CBCI). Un momento di forte spiritualità al quale prenderanno parte anche le comunità del “Consiglio nazionale delle Chiese in India”, forum ecumenico della Chiese protestanti e ortodosse. Tutti insieme chiederanno la salvezza non solo dell’India, che vive ore di angoscia e dolore, ma anche di tutto il mondo piagato dal coronavirus. 

Il cardinale: “La pandemia ha alterato la vita di milioni di persone in modo tremendo”

“La seconda ondata devastante della pandemia ha alterato la vita in modo tremendo, con milioni di persone che lottano sotto il peso della grave crisi sanitaria e finanziaria”, si legge in una nota del cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, e presidente dell’episcopato, diffusa dall’agenzia Fides all’indomani del messaggio di vicinanza inviato da Papa Francesco. “In questo momento della pandemia globale, esortiamo i cristiani di tutto il Paese a unirsi come un’unica famiglia per pregare per un mondo libero dal Covid”.

Una lampada accesa in ogni casa. Rosari, adorazioni, preghiere speciali

Più nel dettaglio, i fedeli – dovunque si trovino – accenderanno questa sera alle 20 (ora indiana) una lampada in segno di comunione spirituale. Nella Chiesa cattolica, a sacerdoti, comunità religiose e fedeli è stato chiesto di trascorrere almeno un’ora di adorazione davanti al Santissimo Sacramento, con lettura della Bibbia e meditazione, poi la recita del Rosario e preghiere spontanee per porre fine alla emergenza sanitaria. Ci saranno, inoltre, speciali invocazioni per la guarigione dei malati e per i morti, per confortare coloro che sono in lutto, per i lavoratori della sanità in prima linea, per il successo nella ricerca sulla medicina e sui vaccini. “A Dio chiediamo la forza della fede, della speranza e della carità”, dice a Fides il vescovo Niranjan Sualsingh, alla guida della diocesi di Sambalpur, in Odisha (India orientale).

Mentre il gesuita padre Cedric Prakash, scrittore e promotore dei diritti umani, esorta: “Dobbiamo pregare oggi per porre fine a questa terribile pandemia. Pregate in modo molto speciale per tutti coloro che soffrono perché sono direttamente o direttamente colpiti dal Covid-19; per quanti non hanno accesso alle cure sanitarie necessarie e di emergenza; per chi ha perso una persona cara; per coloro ai quali è stata negata la possibilità di celebrare con dignità gli ultimi riti in favore dei propri cari; per i poveri, i vulnerabili, i lavoratori migranti e i salariati a giornata, che in questo momento soffrono terribilmente”.

A sacerdoti e religiosi chiesto di annullare programmi e viaggi

Secondo gli esperti, il mese di maggio è il culmine della seconda ondata di pandemia che ha portato al più alto numero di contagi giornalieri (oltre 300mila) al mondo e ad un crollo del sistema sanitario. Seguire le linee guida sanitarie potrebbe pertanto contribuire a salvare vite. Per questo molti vescovi chiedono a parroci, sacerdoti e religiosi di posticipare o annullare tutti i programmi ed evitare viaggi e spostamenti, a meno che non siano urgenti.

La Chiesa accanto ai più fragili: assistenza e pranzi gratis

Allo stesso tempo si sono moltiplicate in alcune diocesi le iniziative per i più fragili. Dal 4 maggio, ad esempio, l’arcidiocesi di Ranchi, in Jharkhand, ha iniziato a servire il pranzo gratuito alle persone davanti al Rajendra Institute of Medical Sciences, ospedale pubblico. Oltre 300 persone ricevono il pranzo gratis e il numero potrebbe aumentare, ha detto il vescovo ausiliare di Ranchi, monsignor Theodore Mascarenhas. “Sono tempi duri per tutti. La Chiesa è accanto ai poveri, ai bisognosi e ai vulnerabili. Non c’è modo di rinunciare alla nostra speranza, ma piuttosto di resistere e aiutare con solidarietà e coraggio”.