La cerimonia, avvenuta ieri, è stata presieduta dal sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Peña Parra: bisogna “ripensare il pensiero” per ritornare a un autentico sapere della fede
07/11/2024
Il sostituto della Segreteria di Stato interviene all’inaugurazione della nuova sede della Pontificia Accademia di Teologia (Path): la sua nuova missio comporta anche l’aprirsi, in …
Simone Caleffi – Città del Vaticano
Il “buon samaritano”, simbolo della fede che opera per mezzo della carità, è il paradigma sul quale si fonda la Chiesa: la citazione della parabola ritorna nel discorso che l’arcivescovo Edgar Peña Parra, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, ha tenuto nel pomeriggio di ieri, 7 novembre, durante l’inaugurazione della nuova sede della Pontificia accademia di teologia (Path), in via della Pigna 13/a, dov’erano i vecchi locali del Vicariato di Roma. Dopo aver ringraziato per l’invito monsignor Antonio Staglianò, presidente della Path, Peña Parra — nel suo intervento intitolato «Il motu proprio “Ad theologiam promovendam” alla luce di “Praedicate Evangelium”» — ha osservato che la teologia «si sviluppa doverosamente dentro le istituzioni deputate, come le facoltà teologiche, ma trattandosi di “scienza della fede” essa – come ben afferma san Tommaso – è “scienza subalternata”, dipende cioè da un’altra scienza, dal “sapere della fede” che corrisponde alla Rivelazione di Dio in Cristo Gesù».
Spesso, tuttavia, a causa di un’errata interpretazione data da tre secoli di illuminismo, non si è più abituati a pensarla così, anzi non la si interpreta come pensiero. Da qui la necessità di ripensare il pensiero. Così la teologia che verrà dovrà tornare a spiegare per bene che la fede è «un vero sapere […] perché, alla luce di Cristo, è possibile elaborare una concezione del mondo e della vita che non lascia fuori di sé nulla di autenticamente umano; al contrario, essa dona all’esistenza il sapore dell’amore, che permette l’incontro di tutti gli uomini e le donne con la Verità che salva, redime, riscatta dal male e libera da ogni schiavitù, interiore ed esteriore». Affinché si comprenda la nuova epistemologia della teologia, monsignor Peña Parra ha detto che essa non dovrà più «concepirsi solo come “scienza accademica” e dovrà assumere un carattere più sapienziale, illuminando i passi della vita di tutti, in particolare di quanti sono disorientati, per diventare sempre più incarnata nei drammi dell’esistenza umana, con i tanti problemi che la travagliano, ma anche la orientano verso un futuro di giustizia e di pace, di fratellanza universale». Come non vedere in queste parole un riferimento all’attualità e al magistero pontificio? La Path, infatti, «ha ricevuto nuovo impulso da Papa Francesco, grazie ai rinnovati statuti promulgati con la lettera apostolica Ad theologiam promovendam del 1° novembre 2023» che la inseriscono «in quel processo di conversione e di riforma di tutta la Chiesa e specialmente di quegli organismi che coadiuvano il Sommo Pontefice nella sua missione e sollecitudine pastorale».
L’arcivescovo ha notato la «profonda continuità tra le linee programmatiche rivolte alla Curia romana in Praedicate Evangelium e i compiti affidati alla Pontificia accademia di teologia in Ad theologiam promovendam», affermando che, mentre Praedicate Evangelium «chiede alla Curia, in sintonia con tutta la Chiesa, una “conversione missionaria”, perché anch’essa sia espressione di una dinamica evangelizzatrice al servizio dell’annuncio del Vangelo», in Ad theologiam promovendam «la Pontificia accademia di teologia è sollecitata a fare una “teologia in uscita” […], non una teologia “da tavolino”, elitaria, ripiegata su sé stessa, ma aperta al mondo, alle sue sfide, al grido che giunge dalle periferie, da quei territori esistenziali spesso dimenticati o ignorati che interpellano il pensiero credente».
In secondo luogo, ha aggiunto Peña Parra, «Praedicate Evangelium sottolinea come la missione della Chiesa, in cui si inserisce il ruolo della Curia romana, è congiunta e fondata sulla dimensione comunionale che la comunità cristiana deve vivere e annunciare in quanto essa risponde al disegno salvifico di Dio sull’umanità». Anche la Path, allora, deve diventare «un luogo privilegiato nel quale fare esperienza di collegialità e fraternità teologica, a tutto vantaggio di un serio lavoro di approfondimento speculativo, svolto con rigore scientifico». Tale compito non richiede soltanto di aprirsi a «una sempre più ampia internazionalizzazione dei suoi membri e a un maggiore coinvolgimento di laici e laiche»; la nuova mission della Pontificia accademia di teologia comporta, altresì, «l’aprirsi in un dialogo critico fecondo con i membri di altre confessioni cristiane ma anche con rappresentanti autorevoli delle religioni non cristiane, ampliando i cerchi dell’incontro teologico verso chi non crede».
Praedicate Evangelium sottolinea «come non possa esserci un’autentica riforma della Chiesa e della Curia senza una riforma interiore, secondo il paradigma della spiritualità del Concilio, espressa dall’antica storia del buon samaritano». Essa, allora, potrà avere forza propulsiva proprio grazie a «quelle “istituzioni di curia” che per loro natura sono già dinamiche, quali le accademie». Per monsignor Peña Parra, «i nuovi statuti della Pontificia accademia di teologia e la sua “rifondazione” in tre volti (accademico, sapienziale e solidale) sono già, di fatto, una via preziosa del rinnovamento della Curia, con la creazione di nuove “strutture o figure” come gli interlocutori referenti, i cenacoli teologici e il Consiglio di alti studi». E ha auspicato che tali organismi aiutino la teologia a essere “popolare”, realtà alla quale «tende il volto sapienziale» della Path, «proponendo una riflessione sulla fede che coinvolge non solo specialisti ma anche quanti, impegnati nei più disparati ambiti dello studio e delle professioni, vogliono approfondire il senso della vita e dell’essere cristiani. Da qui l’istituzione […] di “cenacoli teologici” sparsi sul territorio e specialmente nelle periferie più dimenticate (come i penitenziari)», ai quali vuole rivolgersi il volto solidale della Path, «affinché la “fede pensata” nei cenacoli teologici sia come deve essere: fede che opera attraverso la carità e non scada nell’ideologia o nell’astrattismo razionalista».