Chiesa Cattolica – Italiana

In Tunisia misure d’emergenza

 Fausta Speranza – Città del Vaticano

Il presidente tunisino Kais Saied ha annunciato, nella tarda serata della giornata in cui si festeggiava la repubblica, la sospensione del parlamento e il licenziamento del primo ministro Hichem Mechichi. Nove i provvedimenti ufficializzati dal presidente di fronte a migliaia di persone scese in strada per contestare al governo la gestione della crisi e dell’emergenza sanitaria.  Saied ha invocato l’articolo 80 della Costituzione che prevede misure d’emergenza in caso di “pericolo grave e malfunzionamento delle istituzioni”. Ha deciso l’allontanamento del primo ministro e il congelamento del parlamento per un mese. Dopo poche ore, l’esercito, inviato a garantire la sicurezza della sede del Parlamento, ha vietato l’accesso al presidente dell’Assemblea,  Ghannouchi, anche leader del partito islamico Ennhadha, alla  vicepresidente  Chaouachi e ad altri deputati di Ennahdha e della coalizione islamista Al Karama. Le cronache della Tv di Stato si sono chiuse  con il presidente tra la folla in festa nel centro di Tunisi.

Le decisioni del presidente e le critiche a Saied

Tra le misure d’emergenza, che gli oppositori hanno definito un “colpo di Stato”, c’e’ la sospensione di tutte le immunita’ dei parlamentari. Saied ha  comunicato che designera’ un nuovo primo ministro, tutti i membri del governo e presiedera’ il Consiglio dei ministri, ma non ha parlato di sospensione della Costituzione.  Abbiamo preso questa decisione – ha spiegato Saied, parlando alla televisione – fino a quando non tornera’ la calma e non metteremo lo Stato in sicurezza”. Tutta la zona attorno agli edifici governativi e’ attualmente blindata e protetta dalle forze di sicurezza. “Chiunque pensa di fare ricorso alle armi – ha dichiarato Saied – e chiunque sparerà anche un solo colpo, sappia che le forze armate risponderanno sparando”. Lo speaker dell’assemblea, Ghannouchi, ha parlato espressamente di “colpo di Stato contro la rivoluzione e la costituzione” e ha chiamato il popolo a “difendere la rivoluzione”. Dieci anni fa, la protesta di massa in Tunisia aveva innescato la cosiddetta Primavera Araba e la rivolta di migliaia di persone in tutta la regione. 

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