In Italia dai campi di detenzione della Libia: essenziali i corridoi umanitari

Vatican News

Adriana Masotti – Città del Vaticano

Sono arrivati ieri notte all’aeroporto di  Fiumicino, grazie al sistema dei corridoi umanitari, 95 profughi che hanno sperimentato l’orrore dei campi di detenzione della Libia. Sono donne vittime di tratta, sopravvissuti alla violenza e alla tortura e persone in gravi condizioni di salute, bambini. Provengono da Sud Sudan, Eritrea, Etiopia e Somalia, Camerun e Siria. In Italia verranno ospitati in diverse regioni tra cui Lazio, Sicilia, Emilia Romagna, Toscana e Liguria. Questa mattina la conferenza stampa della Comunità di Sant’Egidio a Roma per dare loro il benvenuto e illustrare l’accoglienza e l’integrazione resa possibile dal protocollo firmato dai ministeri dell’Interno e degli Esteri, UNHCR, Comunità di Sant’Egidio, Federazione Chiese Evangeliche in Italia (Fcei) e Tavola Valdese, che prevede l’arrivo nella penisola di un totale di 500 profughi grazie al modello ormai sperimentato dei corridoi umanitari. All’incontro sono presenti anche alcuni rifugiati del primo gruppo giunto dalla Libia il 25 novembre scorso.

100 mila tra sfollati e rifugiati oggi nel mondo

Nella sala conferenze della Comunità di Sant’Egidio c’è clima di festa e di soddisfazione e l’incontro si apre con un grande applauso rivolto ai rifugiati. Segue un breve filmato dell’arrivo della notte scorsa, con i sorrisi dei bambini e delle mamme e gli strilli di qualche piccolino. A prendere per prima la parola è Carlotta Sami, portavoce dell’UNHCR, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati in Italia. “Ogni volta – dice – che arriva un volo che sia dalla Libia o dal Libano, ogni volta che c’è l’occasione di fornire protezione a persone che ne hanno tanto bisogno, è sempre un’emozione grandissima. La cosa più straordinaria – prosegue – è la felicità che esplode e che rimane e aiuta i rifugiati a trovare l’energia che occorre per cominciare una nuova vita”. Carlotta Sami parla dell’impegno costante dell’organismo che rappresenta e che in tutto il mondo partecipa a queste operazioni a favore di migranti e rifugiati e dice che le vie sicure di accoglienza sono più che necessarie. “A giugno di quest’anno – osserva – abbiamo varcato la soglia dei 100 milioni di persone, tra sfollati e rifugiati, costrette nel mondo a lasciare le proprie case, una cifra record mai prima registrata. I rifugiati sono parte di una immensa comunità che affronta le sfide più difficili della vita e che noi abbiamo il dovere e la responsabilità di aiutare”.

Tanti gli strumenti di aiuto già esistenti, vanno incrementati

La portavoce dell’UNHCR in Italia fa notare che una delle modalità per farlo è predisporre dei percorsi sicuri come i corridoi umanitari, il reinsediamento cioè il loro trasferimento da un Paese di accoglienza all’altro, i corridoi universitari, i ricongiungimenti famigliari e fa notare che nel 2020 si è arrivati a toccare il punto più basso di posti offerti per il reinsediamento dei rifugiati in tutto il mondo: solo 20 mila. L’Italia si è impegnata con diversi protocolli per garantire i corridoi umanitari che stanno andando avanti, e con quelli universitari che coinvolgono circa 40 Università. A settembre, annuncia Carlotta Sami, è previsto l’arrivo di un nuovo gruppo di studenti da Nigeria, Etiopia, Sudafrica e da altri Paesi. Un aspetto importante, considerando che nel mondo solo il 4 per cento dei rifugiati riesce ad accedere agli studi universitari. C’è poi lo strumento della riunificazione famigliare e Carlotta Sami afferma che piu volte è stato chiesto al governo italiano di facilitare il suo utilizzo perché è un diritto delle persone. L’italia e l’Europa, conclude, possono fare molto di più, lo dimostra la capacità dimostrata nell’accogliere in poco tempo i circa 6 milioni di rifugiati dell’Ucraina: si tratta di utilizzare percorsi già esistenti, di tenere fede agli impegni presi e di ampliare quelli futuri. 

Le richieste della Comunità di Sant’Egidio

Marco Impagliazzo, presidente della Sant’Egidio, esordisce: “Oggi è un giorno di festa in Italia perchè l’Italia si dimostra un Paese di umanità e di accoglienza. I suoi cittadini – dice – mostrano di avere a cuore la vita delle persone che soffrono e tra voi ci sono persone che soffrono tanto e questo ha toccato i nostri cuori e ha messo in atto delle azioni importanti di salvataggio e di accoglienza diventati un modello che può essere allargato e utilizzato dovunque”. C’è poi una serie di richieste che Impagliazzo rivolge al parlamento e al governo. La prima è quella di  inserire nell’ordinamento italiano la figura del Garante per l’Immigrazione, una figura che esisteva, cancellata poi dalla legge Bossi-Fini e oggi necessaria. Poi quella di incrementare le vie legali per far arrivare le persone in modo sicuro in Italia. “Chiediamo di ampliare questa possibilità – continua Impagliazzo – a coloro che sono considerati migranti economici, che saranno sempre più numerosi perchè già la guerra in Ucraina dimostra le sue conseguenze sull’Africa con l’impoverimento di quelle popolazioni e di utilizzare di più anche lo strumento del ricongiungimento famigliare”.  Impagliazzo avverte, infine, che è necessario allargare il decreto flussi programmati anche per rispondere alle esigenze del sistema economico nazionale in grande debito di mano d’opera. Ma la cosa principale, sottolinea, è salvare vite e  ringrazia tutti i partners del progetto dei corridoi umanitari che vuole evitare che si ripetano le tragedie in mare o quelle che la cronaca ha recentemente registrato a Melilla o nel Texas. Sulla “buona notizia” di oggi, conclude, si può continuare a lavorare per portare speranza ancora a  tanti.

L’Europa può fare di più per l’accoglienza, lo ha dimostrato

Il presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Fcei), Daniele Garrone, prendendo la parola osserva che è vero che ci sono delle emergenze umanitarie a cui bisogna rispondere come fanno tanti volenterosi, ma che è necessario anche saper guardare alla tendenza che esiste nel mondo dove i 100 milioni di profughi e rifugiati sono destinati a crescere a causa delle condizioni climatiche e delle guerre in corso. “Noi crediamo che i corridoi umanitari siano un modo sensato di affrontare il problema e noi stiamo parlando alla politica dell’Europa, perchè questa reazione di fronte alle loro necessità non è fatta solo per chi vuole seguire Gesù, ma è fatta per chiunque voglia dare dignità alle persone”. Garrone evidenzia poi una contraddizione: gli Stati, afferma, sono tanto prudenti nell’allargare il numero degli arrivi attraverso i corridoi, però poi si dimostrano capaci di accogliere in poco tempo migliaia di persone come nel caso degli ucraini. Perchè non fare la stessa cosa con tutti? La conferenza si chiude con un caloroso augurio ai nuovi arrivati: “Buon inizio in Italia!”