Chiesa Cattolica – Italiana

Il vescovo di Camerino a 5 anni dal sisma: accelerare la ricostruzione, anche sociale

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Ricostruire il territorio nella sua interezza, strutturale ed interiore. È in sintesi l’appello espresso da monsignor Francesco Massara, arcivescovo di Camerino-San Severino Marche e vescovo di Fabriano-Matelica, nell’ambito del convegno nazionale Anci che si è svolto due giorni fa a Camerino, per fare un bilancio tra i 130 sindaci del cratere sull’andamento della ricostruzione. 

Gli intoppi della ricostruzione

“Non basta ricostruire solo le case”, ha scandito il presule che ha auspicato un sostegno alle attività produttive e la ricucitura del tessuto sociale pena il fallimento di tutti gli interventi. Il timore del vescovo è di avere “solo case e chiese vuote che nessuno vivrà”. Si tratta di curare un territorio che intanto “rischia di morire”. “La verità è che ogni giorno la nostra gente non ne può più – aggiunge – non ne può più di aspettare”. Monsignor Massara ha elencato una serie di ostacoli burocratici che rallentano la macchina nel suo complesso: da latitanze in ambito progettuale a mancate risposte da uffici appositi con sommerso di pratiche e ditte che non si trovano, dal caro prezzi dei materiali alle difficoltà nello smaltimento delle macerie.

Realizzare spazi di aggregazione per i giovani

Da qui la proposta di “una cabina di regia che coordini il tutto, perché – ha osservato – procedere per risoluzione di problemi di settore non approderebbe ai risultati sperati”, denuncia ancora il presule che non interrompe il filo diretto con le popolazioni dell’area colpita assicurando loro una costante prossimità e ascolto. “La prima ricostruzione è quella sociale”, ha concluso Massara, illustrando dati che evidenziano 24 suicidi in quattro anni e un aumento esponenziale nel consumo di farmaci ansiolitici. “Ognuno di noi è responsabile anche del nostro futuro. Questo non è un territorio spettrale ma i nostri ragazzi hanno necessità di vedere riconosciuto il diritto ad avere una prospettiva in queste zone”. Ai sindaci ha richiesto pubblicamente la realizzazione di centri di aggregazione proprio per le nuove generazioni perché, ha concluso, la ricostruzione la facciamo ricostruendo la persona”.

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