Chiesa Cattolica – Italiana

Il valore del gioco, fonte di crescita a tutte le età

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

La Giornata mondiale del gioco celebra uno dei tratti distintivi dell’esperienza umana, che aiuta l’uomo, sin da quando è bambino, a comprendere dinamiche e relazioni sociali. Nella Bibbia l’immagine ludica traspare tra le immense distese dei cieli, dove Dio sembra immerso in un atto creativo libero e appassionato, un po’ come accade al bambino quando sta giocando. Prima che la terra fosse, già la Sapienza era generata. Nel Libro dei Proverbi la dimensione del gioco si lega a quella del globo. Così parla la Sapienza di Dio: “Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della Terra”. 

“Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso, quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell’abisso, quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra, io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo. (Dal Libro dei Proverbi)”

Una mamma gioca con il suo bambino.

Papa Francesco: il gioco ci fa crescere

Papa Francesco, riferendosi alla Sapienza di Dio, nel discorso in occasione della chiusura del quarto Congresso mondiale educativo delle Scholas Occurrentes”, il 5 febbraio del 2015 descrive il gioco come un cammino educativo.

Ascolta le parole del Papa (5-02-2015)

“Dio giocava, la Sapienza di Dio giocava. Riscoprire il gioco come cammino educativo, come espressione educativa. Allora l’educazione non è più solo informazione, è creatività nel gioco. Quella dimensione ludica che ci fa crescere nella creatività e nel lavoro insieme”. 

Dare il meglio di sè

Il gioco non deve essere visto come un momento in cui si manifestano solo la funzione ricreativa e dello svago. Il suo raggio d’azione è molto più ampio. Quello del gioco, come ricorda Papa Francesco, è anche un tempo che fa crescere. Nel documento sulla prospettiva cristiana dello sport e della persona umana del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ed intitolato “Dare il meglio di sé” si sottolinea che Gregorio Nazianzeno e altri padri della Chiesa pensarono la vita cristiana come un gioco. Francesco, prosegue il documento “si è espresso sul tema negli stessi termini, collegando la categoria del gioco con la gioia cristiana”. Il gioco e lo sport nelle loro dimensioni più autentiche respingono “ogni forma di egoismo e di isolamento”.  “Appartenere a una società sportiva – dice il Pontefice il 7 giugno del 2014 rivolgendosi ai partecipanti ad un incontro promosso dal Centro Sportivo Italiano – è l’occasione per incontrare e stare con gli altri, per aiutarsi a vicenda, per gareggiare nella stima reciproca e crescere nella fraternità”. “Vi auguro anche di sentire il gusto – aggiunge il Papa – la bellezza del gioco di squadra, che è molto importante per la vita. No all’individualismo! No a fare il gioco per sé stessi”. 

Per giocare sono sufficienti anche pochi pali e un pallone.

Giornata mondiale del gioco

Incoraggiare la creatività trasmettendo valori come quello del rispetto reciproco. È questa la finalità della Giornata mondiale del gioco che si celebra il 28 maggio. È stata scelta questa data perché il 28 maggio del 1987 si è costituita la International Toy Library Association. È un’occasione per ricordare che il tempo dedicato al gioco è molto importante, soprattutto per i bambini. L’articolo 31 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia riconosce il diritto del bambino al riposo e al tempo libero e di poter svolgere attività ludiche. Quello del diritto al gioco resta però, in diversi Paesi, un diritto trascurato. Il tempo disponibile per il gioco viene eroso da fenomeni come il lavoro minorile e da una quotidianità a volte troppo frenetica. Nonostante queste ed altre ombre, il gioco resta una luce in grado di abbattere muri come il razzismo e di promuovere una autentica cultura di pace. Nel videomessaggio in occasione dell’incontro virtuale organizzato dalla Fondazione Scholas Occurrentes, Papa Francesco il 5 giugno del 2020 pronuncia queste parole: “Ho visto in Scholas professori e studenti giapponesi ballare con colombiani. È impossibile? L’ho visto. E i giovani israeliani giocare con quelli palestinesi. L’ho visto. E studenti di Haiti pensare con quelli di Dubai. E bambini del Mozambico disegnare con quelli del Portogallo… Ho visto, tra Oriente e Occidente, un olivo che creava la Cultura dell’Incontro”.

Ascolta le parole del Papa (5-06-2020)

“Ho visto in Scholas professori e studenti giapponesi ballare con colombiani. È impossibile? L’ho visto. E i giovani israeliani giocare con quelli palestinesi. L’ho visto. E studenti di Haiti pensare con quelli di Dubai. E bambini del Mozambico disegnare con quelli del Portogallo… Ho visto, tra Oriente e Occidente, un olivo che creava la Cultura dell’Incontro”.

Un’area giochi… in Chiesa

Ci sono idee che conquistano i cuori e la mente. Come non dirlo dinanzi all’intuizione di un sacerdote piemontese che ha deciso di accogliere i fedeli più piccoli della sua parrocchia, realizzando un’area apposita per loro all’interno della chiesa. Una creatività e prossimità che diventa reale.

Ascolta l’intervista a don Silvano Bosa

Nella parrocchia di San Giulio d’Orta, nel quartiere Vanchiglietta – non lontano da Superga – don Silvano Bosa ha dunque realizzato un’area giochi per i bambini della comunità, che potranno così vivere in una dimensione a loro consona il tempo trascorso in chiesa. “L’idea è molto pratica, ha riscosso successo anche se oggi a causa delle restrizioni legate al coronavirus – spiega il parroco al microfono di Andrea De Angelis – l’area giochi è momentaneamente chiusa”. Un’iniziativa che va avanti da anni e che magari vedrà prossimamente i bambini di un tempo recarsi in chiesa con i loro figli, che giocheranno nello stesso spazio in cui le mamme ed i papà di oggi si divertivano prima di loro.

Quando il gioco diventa una malattia assume le forme della ludopatia.

Dal gioco all’azzardo

Ma non esiste solo il gioco che ha riflessi positivi sull’uomo. Esiste anche una forma di gioco che incide in modo negativo. E’ il caso del gioco d’azzardo. Nella scheda di Alessandro Guarasci, si ricorda la quotidiana battaglia, nel quartiere romano della Magliana, di una Cooperativa che aiuta persone rimaste vittime del gioco patologico. 

Ascolta la scheda di Alessandro Guarasci

Il percorso terapeutico per uscire da dipendenze legate al gioco d’azzardo passa anche attraverso un cammino di fede. È quanto sottolinea una donna, aggiungendo che anche le testimonianze delle persone aiutano a superare questa problematica. Lo psicologo Guglielmo Masci assicura che quasi due terzi delle persone seguite dalla Cooperativa riescono a vincere o a contenere, in una dimensione moderata, questa forma di dipendenza.

Quando il gioco diventa una schiavitù

Il gioco sano: un compagno in tutte le fasi della vita

Nei primi mesi di vita di un neonato, il gioco assume un ruolo significativo per lo sviluppo intellettivo. E concorre allo sviluppo sociale, fisico, cognitivo ed emotivo anche dei giovani. Il rispetto di regole e la conoscenza di norme sono solo alcuni degli aspetti associati a questa attività non secondaria nella vita di una persona. Anche per gli anziani, l’attività ludica riveste una cruciale funzione sociale ed è spesso un argine contro la solitudine. Il gioco rivela inoltre aspetti del carattere che in altri ambiti non sempre sono visibili. “Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco – scriveva il filosofo Platone – che in un anno di conversazione”. Il gioco può essere fonte di ispirazione, un’occasione per arricchire le conoscenze. La cosa più difficile da imparare, probabilmente, è saper perdere. 

Alcuni anziani giocano a carte e trascorrono alcuni momenti della giornata in compagnia.

Il tempo del gioco

Quella dei bambini di oggi è sempre più un’agenda ricca di impegni. Il tempo per il gioco diventa accessorio, qualcosa di cui si può fare a meno. Claudio Puliatti, psicologo e psicopedagogista, spiega nella scheda curata da Silvia Giovanrosa che in realtà nessuno può fare a meno di giocare. La distinzione tra tempo per l’apprendimento e tempo per il gioco libero, aggiunge, in realtà è poco funzionale. Spesso si comprano giocattoli ai nostri figli pensando che siano sufficienti per giocare. Non è così. Il gioco, spiega Claudio Puliatti, innanzitutto è una relazione.

Ascolta la scheda di Silvia Giovanrosa

Un altro tema centrale, sottolinea Claudio Puliatti, riguarda la condizione che vivono bambini meno fortunati: bambini poveri, vittime del lavoro minorile, residenti in zone di guerra. “I bambini – conclude lo psicologo –  sanno ricavare il piacere del gioco in ogni circostanza”. “Noi adulti abbiamo la responsabilità di garantire loro il diritto al gioco. Ed oggi più che mai, dobbiamo assicurare ai bambini il diritto alla relazione, alla sicurezza ed alla pace”. 

Un bambino gioca con un aquilone.

Un gioco da tavolo ispirato all’enciclica Fratelli tutti

Si chiama “Fraternopoly” ed è una versione rivisitata del celebre gioco Monopoly: vince chi condivide di più e non chi accumula proprietà. Lo hanno creato i ragazzi dell’oratorio di Nembro, terra più colpita nella prima ondata del Covid. Il gioco si ispira all’enciclica Fratelli tutti. Il regolamento prevede fino a cinque giocatori, uno per Continente. Chi finisce sulla casella del Continente ottiene un gettone colorato che non costa nulla. Ogni Continente ha delle risorse, non denaro ma cibo, tecnologia, cultura, forza lavoro, conoscenze nel campo della medicina. Qualcosa da condividere per il bene di tutti. L’obiettivo finale non è il profitto, ma lo scambio e l’aiuto.

Il gioco e il post pandemia

In questo tempo segnato dalla pandemia, il momento del gioco è stato condizionato in varie regioni del mondo da lockdown, dal distanziamento e dalle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del coronavuirus. In molti Paesi il ritorno verso la normalità, grazie anche alla campagna di vaccinazione, è un’occasione per ricostruire il tessuto sociale, lacerato dalla pandemia, anche attraverso il gioco. Le attività ludiche possono infatti aiutare a recuperare la socialità perduta, a vivere attraverso momenti di svago la bellezza del confronto con l’altro. Non si tratta di un ambito legato solo al mondo dei bambini. “Nell’uomo autentico – affermava il filosofo Friedrich Nietzsche – si nasconde un bambino che vuole giocare”. Aggiornando questa frase ai nostri tempi si può aggiungere che si nasconde un bambino desideroso, dopo la pandemia, di tornare a giocare.

La puntata numero 82 di Doppio Click è stata realizzata da Andrea De Angelis, Silvia Giovanrosa, Alessandro Guarasci e Amedeo Lomonaco.

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