Il teologo Rungi: “Seguiamo il Papa: alla guerra opponiamo la mitezza”

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Federico Piana- Città del Vaticano

“Il Papa ci indica una concreta possibilità: per ottenere la pace bisogna seguire il Vangelo. E non è un’utopia, ma una meta sempre raggiungibile”. Padre Antonio Rungi, teologo e delegato per la vita consacrata dell’arcidiocesi di Gaeta, commenta così l’Angelus di ieri, durante il quale il Pontefice ha ricordato la necessità di amare i nemici, fare del bene a quelli che odiano e benedire coloro che maledicono. Pensando con dolore ai venti di guerra in Ucraina, padre Rungi sottolinea come “il Papa richiami l’Europa cristiana ad andare d’accordo superando le divisioni”. Anche se i “popoli europei appartengono a nazioni diverse, quello che dovrebbe unirli è Cristo con il suo esempio di bontà” aggiunge padre Rungi.

Ascolta l’intervista a padre Antonio Rungi

La strada della mitezza

Alla tragica tentazione umana di creare a tavolino dei nemici per ottenere dominio e supremazia, padre Rungi contrappone l’esempio di Gesù: “Cosa fa Gesù nel giorno in cui viene condannato ingiustamente alla passione della Croce? Dimostra la sua mitezza. E il Papa ci chiede di percorrere questa strada, questa prospettiva di giustizia. Senza rivendicare l’uso della violenza per risolvere questioni anche apparentemente complesse: la guerra e la vendetta non sono mai giustificate”.

Evitare tensioni mondiali porgendo l’altra guancia

Padre Rungi spiega anche cosa vuol dire, dal punto di vista cristiano, porgere l’altra guancia:“Rappresenta, come ha detto il Papa, il gesto di chi ha una forza interiore più grande e non il gesto di un perdente. Ad esempio, vuol dire che un popolo non deve mettersi in contrasto con un altro popolo ma insieme devono trovare punti d’incontro per volersi bene. E questo diventa possibile solo con il dialogo, non con l’imposizione delle singole volontà”.

Carità più forte delle bombe

“Un gesto di carità, una carezza, fanno più effetto della spada, delle bombe” conclude padre Rungi, secondo il quale, ancora una volta, il modello da seguire è Cristo: “Gesù accetta la prova, la Croce, senza reagire ma facendo brillare la sua dolcezza. Lo stile di vita del cristiano dovrebbe essere questo. Dobbiamo ripartire dalla prospettiva dell’amore”.