La morte di un’anziana senza fissa dimora nella notte di Natale ha riportato l’attenzione sulla necessità di migliorare il sistema di accoglienza e cura per chi vive sulla strada. Carlo Santoro della Comunità di Sant’Egidio ricorda le parole del Papa: Quando un povero muore è sempre Venerdì Santo
‘Mizzi’ in via della Conciliazione
E’ sempre Venerdì Santo
‘Mizzi’ non è morta sola, un altro povero l’ha seguita il giorno dopo, a Ostia. Di tanti altri invece non sapremo nulla, anche perché spesso le morti dei poveri non fanno notizia. “Quando muore un povero è sempre venerdì santo.” Carlo Santoro, il responsabile di Sant’Egidio per i servizi ai senza dimora, ricorda le parole di Papa Francesco per dire che “non possiamo restare indifferenti al fatto che qualcuno muoia per strada”. Uno dei luoghi comuni da infrangere, spiega Santoro, è che le persone senza dimora abbiano fatto una scelta di vita e non vogliano essere aiutate, sarebbe come dire che se uno è povero e non ha casa, è colpa sua. “In realtà, vediamo che se vengono offerti dei ripari, anche piccoli, quasi tutti li accettano di buon grado. Il grande problema sta nell’incomprensione dei bisogni e delle difficoltà dei poveri. In molte zone di Roma spesso si riscontrano delle forti resistenze alla creazione di ricoveri temporanei, come le tensostrutture, per dare assistenza ai poveri”.
Il senso dell’accoglienza
Ogni persona che vive sulla strada ha storie e bisogni differenti che richiedono soluzioni personalizzate ed una reale presa in carico da parte dei servizi territoriali. Basti pensare alle tante condizioni di disagio psichico e alla carenza di servizi dedicati. “Servirebbero più servizi di prossimità, o meglio, ci vorrebbero ad esempio degli operatori psichiatrici che vadano per strada e curino le persone una ad una, secondo il suo bisogno. Abbiamo avuto nel passato delle buone pratiche, – ricorda Santoro – ma poi sono rimaste limitate ad alcune zone di Roma”. Il Giubileo della speranza è un’occasione per tutti, non solo per i cristiani, ma per l’intera città di considerare ogni persona povera che sta per strada come qualcuno di cui diventare amico, come una persona da adottare. Il Papa ha richiamato spesso anche gli istituti religiosi a non dimenticare di accogliere i poveri. “E’ indubbio che il Giubileo aumenti la sensibilità e la generosità verso i più poveri, ma ci sono anche tante difficoltà come quelle legate alle esigenze di sicurezza. – spiega Carlo Santoro – Per noi, ad esempio, diventa più difficile spostarci e raggiungere chi vive nelle strade attorno a San Pietro, per portare qualcosa da mangiare e. soprattutto, coperte e sacchi a pelo che servono in continuazione”.