Il Papa: rito congolese, frutto prezioso di inculturazione e missionarietà

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Gabriella Ceraso – Città del Vaticano

Teologia e spiritualità del rito celebrato nelle diocesi dello Zaire, l’odierna Repubblica Democratica del Congo. Questo al centro del libro edito dalla Lev, in uscita nel dicembre 2020, intitolato “Papa Francesco e il ‘Messale Romano per le diocesi dello Zaire’” , che viene presentato oggi, nella sede della nostra emittente nella traduzione francese (“Le Pape François et le Missel Romain pour les Diocèses du Zaïre”) sotto la direzione di suor Rita Mboshu Kongo, teologa congolese della Congregazione delle Figlie di Maria SS. Corredentrice. Il rito zairese del Messale Romano è “finora l’unico rito inculturato della Chiesa latina approvato dopo il Concilio Vaticano II” e “questo processo di inculturazione liturgica in Congo è un invito a valorizzare i diversi doni dello Spirito Santo, che sono una ricchezza per tutta l’umanità”. Così si legge nella prefazione firmata da Papa Francesco e così ribadisce oggi in un messaggio che accompagna la presentazione dell’opera in francese, pensata nel quadro dei preparativi del viaggio apostolico, previsto e poi rimandato, nei primi giorni di luglio, proprio nel Paese africano.

L’importanza di una cultura segnata dalla fede

Il volume nasce dall’intento di far conoscere in modo approfondito i diversi aspetti del “Messale Romano per le diocesi dello Zaire”, approvato e confermato nell’ordinario della Messa in francese, il 30 aprile del 1988 dalla Congregazione per il Culto Divino. Nel messaggio odierno il Papa lo ricorda, ma non prima di aver posto l’accento, citando l’esortazione apostolica di san Giovanni Paolo II Ecclesia in Africa, sul ruolo dello Spirito Santo nell’azione evangelizzatrice che iniziò alla foce del fiume Zaire, a Pinda, dando inizio a una “epopea missionaria”. E cosa ha il cristiano – si chiede il Pontefice – di più prezioso della sua fede in Gesù Cristo?  Il “grande tesoro” ereditato e da trasmettere intatto alle generaizoni future”? In questo la liturgia – spiega – dà un apporto fondamentale. E allora, come già detto nel messaggio che ha accompagnato l’uscita del volume in lingua italiana, Francesco rilancia l’importanza del rito congolese “frutto della predicazione missionaria sotto il sole d’Africa” nella sua triplice fedeltà “alla fede e alla tradizione apostolica, alla natura intima della liturgia cattolica stessa, e infine al genio religioso e al patrimonio culturale africano e congolese”. Questo Messale romano “inculturato”, scrive il Papa, è “il frutto di lunghi anni di ricerca, di esperienza sul posto e di feconda collaborazione tra la Santa Sede e la Chiesa in Congo. Si potrebbe affermare a giusto titolo che questo Messale ha raggiunto perfettamente gli obiettivi che gli sono stati assegnati. Di fatto permette al congolese di pregare nella sua lingua, con il suo corpo e la sua anima, e di utilizzare simboli che gli sono familiari”. Nelle parole del Papa dunque il Messale è il “modello per le altre Chiese alla ricerca di un’espressione liturgica appropriata per portare a maturazione i frutti dell’impresa missionaria dell’evangelizzazione delle culture e dell’inculturazione del Vangelo”. E’ la cultura popolare evangelizzata che – secondo Francesco – ha molte risorse e una “sapienza peculiare” per rispondere agli attacchi del “secolarismo attuale”, con i suoi valori di fede e di solidarietà.

E’ bello, conclude Francesco, “celebrare insieme le meraglie di Dio” dunque la sua esortazione è a proseguire – come diceva San Giovanni Paolo II il 23 aprile 1988 ai vescovi del Congo in visita ad limina – a “impegnarsi per l’insieme del rituale dei sacramenti e dei sacramentali” in preparazione per completare questo rito.