Andrea De Angelis e Xavier Sartre – Città del Vaticano
“Esprimo la mia vicinanza alle popolazioni di Germania, Belgio e Olanda colpite da catastrofi e alluvioni. Il Signore accolga defunti e conforti i familiari, sostenga l’impegno di tutti nel soccorrere chi ha subito gravi danni”. Con queste parole Papa Francesco, al termine dell’Angelus di oggi in piazza San Pietro, ha rivolto un pensiero alle vittime del maltempo che ha colpito nei giorni scorsi l’Europa centrale. Oltre 180 i morti e centinaia di dispersi, mentre si moltiplica l’impegno dei soccorrittori e volontari che incessantemente sono all’opera per salvare il maggior numero di persone possibili.
Il dolore della popolazione del Belgio
Anche il Belgio piange le sue vittime: 24 finora, altrettanti i dispersi. Venerdì scorso i Vigili del Fuoco italiani hanno tratto in salvo una quarantina di cittadini. La città belga più colpita è Liegi, assieme ai comuni limitrofi. Monsignor Jean-Pierre Delville, vescovo della diocesi dal 2013, racconta la drammatica situazione a Radio Vaticana – Vatican News.
Eccellenza, qual è la situazione in questo momento?
Molte famiglie sono colpite dalla distruzione o dai gravi danni delle abitazioni, le case sono di fatto inagibili e molte sono distrutte. Queste persone si ritrovano senza un tetto, molte hanno perso tutto. Inoltre ho personalmente registrato l’emergenza di molti sacerdoti che si sono ritrovati isolati al secondo piano del loro presbiterio, impossibilitati a scendere a causa dell’innalzamento delle acque, non avendo praticamente nulla da mangiare, né da bere, senza elettricità e molti anche impossibilitati a comunicare. Il vescovado stesso è stato lambito dalle acque, per poco gli edifici storici della chiesa, della biblioteca e dei servizi diocesani sono stati risparmiati da una sicura distruzione. L’angoscia si è progressivamente attenuata quando verso sera abbiamo visto il livello della Mosa cominciare a calare: il centro nevralgico della diocesi e la città di Liegi sono stati risparmiati. Il dolore però resta, le periferie sono state colpite in modo terribile.
Qual è il suo messaggio per i fedeli della diocesi dinanzi alle inondazioni ed al dolore per la perdita di vite?
È un messaggio di fiducia, di resistenza e di speranza. Il primo pensiero va alla solidarietà, voglio ringraziare tutte le autorità che si sono prodigate, tutti i volontari, ad uno ad uno, che si sono dedicati in modo straordinario al servizio del prossimo, delle tante famiglie colpite. Le Chiese e le parrocchie sono state messe a disposizione dei comuni, se necessario, per accogliere le vittime del disastro. Questo è ciò che mi sento di dire in piena emergenza. Penso che il mio messaggio domani sarà anche un invito a riflettere sulle cause di quanto accaduto in queste ore. Abbiamo davvero sperimentato il Diluvio così come è raccontato nella Bibbia. Direi che c’è l’ira del Cielo, come Dio che si arrabbiò ai tempi di Noè, e dobbiamo dire come i cambiamenti climatici siano in parte dovuti all’incoscienza umana ed allo sviluppo incontrollato delle tecnologie. Quindi, nonostante tutto, abbiamo una responsabilità, e anche una responsabilità nella gestione della prevenzione: da due settimane i climatologi ci avvertono sui rischi, invitandoci a svuotare le dighe per permettere loro di riempirsi con le piogge, ma non lo abbiamo fatto, così le dighe hanno traboccato. C’è disattenzione, incoscienza, mancanza di responsabilità e di lungimiranza. Penso che la nostra società abbia davvero bisogno di una riflessione, altrimenti ci troveremo in situazioni che andranno di male in peggio. Voglio esprimere anche una preghiera illuminata dal messaggio biblico ed evangelico, che insiste proprio sulla responsabilità che Dio ci dà nella gestione della nostra terra e della nostra società, ed anche sulla fiducia che dobbiamo avere in Lui nella preghiera e nella vita spirituale, per non essere lasciati solo alle nostre forze, alla nostra buona volontà. Penso che sia molto importante fare riferimento alla parola di Dio, alla preghiera e alla dimensione spirituale.