Il Papa: l’Avvento è un tempo per imparare di nuovo chi è il nostro Signore

Vatican News

Adriana Masotti – Città del Vaticano

Il Vangelo di questa terza domenica di Avvento ci descrive il modo di agire di Gesù: “i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo”. Al centro delle sue parole e dei suoi gesti c’è la misericordia, la compassione specie per gli ultimi. Non è così che Giovanni Battista si immaginava il Messia e, in carcere, è colto dal dubbio e vuol sapere: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” E’ una domanda cruciale, esprime un momento di crisi del Battista che, afferma Francesco nella sua riflessione all’Angelus, “può dire qualcosa di importante anche a noi”.

Il dubbio come momento di crescita spirituale

Il precursore di Gesù “pensava a un Messia severo che, arrivando, avrebbe fatto giustizia con potenza castigando i peccatori”. Ora si trova spiazzato. Il Papa osserva che Giovanni si trova in carcere, un luogo di oscurità non solo fisica, dove gli “manca la possibilità di vedere chiaro e di vedere oltre”. Ci meraviglia che proprio lui, che aveva battezzato Gesù indicandolo a tutti “come l’Agnello di Dio”, ora dubiti. E prosegue:

Ma ciò significa che anche il più grande credente attraversa il tunnel del dubbio. E questo tunnel del dubbio non è risparmiato, no, e non è un male, anzi, talvolta è essenziale per la crescita spirituale: ci aiuta a capire che Dio è sempre più grande di come lo immaginiamo; le opere che compie sono sorprendenti rispetto ai nostri calcoli; il suo agire è diverso, sempre supera i nostri bisogni e le nostre attese; e perciò non dobbiamo mai smettere di cercarlo e di convertirci al suo vero volto.

Non chiudere Dio nei nostri schemi

Nel dubbio, Giovanni Battista continua a cercare Gesù, si sforza di capire. Giovanni, afferma Francesco, ci insegna “a non chiudere Dio nei nostri schemi” e avverte che anche noi possiamo ritrovarci “incapaci di riconoscere la novità del Signore”, pensando “di sapere già tutto su di Lui”.

Magari abbiamo nella testa un Dio potente che fa ciò che vuole, anziché il Dio dell’umile mitezza, il Dio della misericordia e dell’amore, che interviene sempre rispettando la nostra libertà e le nostre scelte. Magari viene anche a noi da dirgli: “Sei davvero Tu, così umile, il Dio che viene a salvarci?”. (…) E può capitarci qualcosa di simile anche con i fratelli: abbiamo le nostre idee, i nostri pregiudizi e affibbiamo agli altri – specialmente a chi sentiamo diverso da noi – delle rigide etichette.

Apriamoci allo stupore davanti al Bambino

L’Avvento, afferma ancora il Papa, è un invito a riconoscere “nella piccolezza del Bambino la grandezza di Dio”, “è un tempo di ribaltamento di prospettive”.

Un tempo  – l’Avvento – in cui, preparando il presepe per il Bambino Gesù, impariamo di nuovo chi è il nostro Signore; un tempo in cui uscire da certi schemi e da certi pregiudizi verso Dio e i fratelli; l’Avvento è un tempo in cui, anziché pensare ai regali per noi, possiamo donare parole e gesti di consolazione a chi è ferito, come ha fatto Gesù con i ciechi, i sordi e gli zoppi.