Il Papa: la via della distruzione produce macerie, solo l’amore salva l’umanità

Vatican News

Michele Raviart – Città del Vaticano

Il cristiano, quando non segue il Vangelo e si abitua a guardare da un’altra parte, lentamente diventa un pagano travestito da cristiano. La guerra in Ucraina, “si è avvicinata, è a casa nostra”, e fa pensare a quanto possa essere selvaggia la natura umana. A ricordarlo è il Papa, che ha ricevuto in udienza i membri della Fondazione pontificia Gravissimum Educationis, riuniti a Roma per il congresso internazionale sul tema “Educare alla democrazia in un mondo frammentato”. Prima di leggere il discorso ufficiale, Francesco fa una riflessione a braccio di alcuni minuti sulla guerra in Ucraina, rispondendo ad una lettera letta poco prima, scritta da don Yurii Pidlisnyi, capo della Commissione per la famiglia e i laici della Chiesa greco-cattolica ucraina, capo della Cattedra di Scienze politiche dell’Università cattolica ucraina e responsabile del progetto che ha dato il titolo al congresso.

Noi parliamo di educazione, e quando uno pensa all’educazione pensa a bambini, ragazzi… Pensiamo a tanti soldati che sono inviati al fronte, giovanissimi, soldati russi, poveretti. Pensiamo a tanti soldati giovani ucraini, pensiamo agli abitanti, i giovani, le giovani, bambini, bambine… Questo succede vicino a noi.

Non esistono guerre giuste

Una guerra non lontana, come quelle in Siria e in Yemen, ma “a portata di casa”. Il Papa ricorda inoltre i bambini feriti dai bombardamenti ospitati dall’ospedale Bambino Gesù e si domanda come un cristiano viva questa guerra, se faccia digiuno o penitenza o viva spensieratamente, come, purtroppo, si vivono normalmente le guerre lontane.

Una guerra sempre – sempre! – è la sconfitta dell’umanità: sempre. Noi – colti, che lavoriamo nell’educazione – siamo sconfitti da questa guerra, perché da un’altra parte siamo responsabili. Non esistono le guerre giuste: non esistono!

Educare alla democrazia

La preghiera per la pace , ricorda poi il Papa “va accompagnata da un paziente impegno educativo, affinché i ragazzi e i giovani maturino la decisa consapevolezza che i conflitti non si risolvono con la la violenza e la sopraffazione, ma con il confronto e il dialogo”. In questo senso, nel contesto della guerra in Ucraina, risalta ancora di più il valore di un Patto Educativo, “che può diventare uno strumento per perseguire il bene comune globale” e si propone di “promuovere la fraternità universale nell’unica famiglia umana, basata sull’amore”. Il tema del congresso internazionale della Gravissimum Educationis, sottolinea Francesco è infatti quello di affrontare la democrazia attraverso l’educazione. “Un tema molto attuale, e anche molto dibattuto”, specifica il Papa, che sottolinea come questa impostazione “appartenga in modo speciale alla tradizione della Chiesa”, ed è l’unico “in grado di dare risultati di lungo periodo”.

La “tentazione del possesso”

Partendo dalla parabola dei vignaioli omicidi, Francesco mette poi in guardia sulla “tentazione del possesso” e sugli effetti nocivi che questa può avere sulla democrazia. “Quando l’uomo rinnega la propria vocazione di collaboratore dell’opera di Dio e presume di mettersi al suo posto, perde la dignità di figlio e si trasforma in nemico dei suoi fratelli”, ricorda il Papa, che aggiunge:

I beni del creato sono offerti a tutti e a ciascuno in proporzione dei bisogni, perché nessuno accumuli il superfluo né qualcun altro manchi del necessario. Al contrario, quando il possesso egoistico riempie i cuori, le relazioni e le strutture politiche e sociali, allora l’essenza della democrazia è avvelenata. E diventa una democrazia formale, non reale.

Antidoti al totalitarismo e al secolarismo

Due, in particolare, le degenerazioni della democrazia a cui ci si può opporre con “il potere trasformante dell’educazione”. Una è il totalitarismo, in cui lo Stato esercita una sopraffazione ideologica, svuotando di valore i diritti fondamentali della persona e della società, fino a sopprimere la libertà. L’altra è il secolarismo radicale, a sua volta ideologico, “che deforma lo spirito democratico in maniera più sottile e subdola”. “Eliminando la dimensione trascendente”, infatti, “indebolisce, e a poco a poco annulla, ogni apertura al dialogo”. “Se non esiste una verità ultima, infatti, le idee e le convinzioni umane possono essere facilmente sfruttate per scopi di potere”. E’ la differenza tra una “sana laicità” e un “avvelenato laicismo”.

Le proposte di Francesco ai giovani

Tre, poi, le proposte del Papa rivolte ai membri della Gravissimum Educationis e che riguardano i giovani. Innanzitutto alimentare in loro “la sete della democrazia”, aiutando a capire e apprezzare il valore di un sistema “sempre perfettibile, ma capace di tutelare la partecipazione dei cittadini, la libertà di scelta, di azione e di espressione”. Poi si deve insegnare ai giovani che “il bene comune è impastato con l’amore” e “non può essere difeso con la forza militare”.

Una comunità o una nazione che voglia affermarsi con la forza lo fa a danno di altre comunità o altre nazioni, e diventa fomentatrice di ingiustizie, disuguaglianze e violenze. La via della distruzione è facile da imboccare, ma produce tante macerie; solo l’amore può salvare la famiglia umana.

Infine bisogna educare i giovani a vivere l’autorità come servizio. “Tutti noi siamo chiamati a un servizio di autorità, nella famiglia, nel lavoro, nella vita sociale”, ricorda Francesco. “Non dimentichiamoci che Dio ci affida certi ruoli non per l’affermazione personale, ma perché, con la nostra opera, cresca tutta la comunità”.