La Messa nella Place d’Austerlitz segna la conclusione del 47.mo viaggio apostolico in Corsica. Francesco nell’omelia ricorda che una società che non dona non è gioiosa ma vittima del consumismo. L’annuncio della nascita di Gesù è un segno di pace per un mondo feriti dai conflitti
Fedeli che ascoltano il Papa
Preparare il cuore
“Che cosa dobbiamo fare?”. Il Papa richiama la domanda che la gente rivolgeva a Giovanni il Battista e che “forse oggi, prima di andare a letto, ognuno di noi può dire come preghiera: ‘Signore, cosa devo fare per preparare il cuore al Natale?”. Il Papa esorta dunque a chiedere con coraggio, con sincerità e senza paura, cosa fare “, per preparare un cuore umile e fiducioso al Signore che viene”.
Il meglio che noi possiamo fare per essere salvati e cercati da Gesù, è dirci la verità su noi stessi: “Signore, sono peccatore”. Tutti noi lo siamo, qui. Tutti. “Signore, sono peccatore”. E così ci avviciniamo a Gesù con la verità, non con il maquillage di una giustizia non vera.
Le mani chiuse
Attesa sospettosa e attesa gioiosa: Francesco si sofferma su entrambi gli atteggiamenti spirituali per attendere il Messia. Il primo è segnato dalla “sfiducia” e dall’ “ansietà” che chiamano tristezza, pensieri egocentrici, dubbi sul futuro, angoscia che rovina sempre. “I cristiani – aggiunge – non devono vivere con l’angoscia”.
Quanto sono diffusi questi mali spirituali, oggi, specialmente là dove dilaga il consumismo! Una società così che vive di consumismo, invecchia insoddisfatta, perché non sa donare: chi vive per sé stesso non sarà mai felice. Chi vive così…e non ha le mani per dare, per condividere, mai sarà felice. E questo è un male che tutti noi possiamo avere, tutti i cristiani, anche noi, i preti, i vescovi, i cardinali … Tutti. Anche il Papa.
La medicina è la fede
“La fede in Dio dà speranza!”: dice il Papa e lo si è visto, spiega, proprio nel Congresso sulla pietà popolare che si è tenuto ad Ajaccio. Il Rosario, ad esempio, “insegna a tenere il cuore centrato su Gesù Cristo, con lo sguardo contemplativo di Maria”. Altro esempio, aggiunge Francesco, è il servizio delle confraternite, “associazioni di fedeli, così ricche di storia, partecipano attivamente alla liturgia e alla preghiera della Chiesa, che abbelliscono con i canti e le devozioni del popolo”.
Ai membri delle confraternite raccomando di farsi sempre vicini con disponibilità, soprattutto ai più fragili, rendendo operosa la fede nella carità.E quella confraternita che ha una devozione speciale si faccia vicino a tutti, vicini ai prossimi per aiutarli.
L’attesa gioiosa
Francesco si sofferma poi sull’attesa gioiosa ricordando che per i cristiani non è una “gioia da carnevale” ma nasce dalla certezza che Dio è in mezzo a noi, “frutto dello Spirito Santo per la fede in Cristo Salvatore, che bussa al nostro cuore, liberandolo dalla mestizia e dalla noia”. Così l’Avvento è “una festa piena di futuro per tutti i popoli: in compagnia di Gesù scopriamo la vera gioia di vivere e di donare i segni di speranza che il mondo attende”.
Fiducia nel Signore che è in mezzo a noi, è in mezzo a noi. Tante volte non ricordiamo questo: è in mezzo a noi, quando facciamo un’opera buona, quando educhiamo i figli, quando ci prendiamo cura degli anziani. Invece non è in mezzo a noi quando facciamo il chiacchiericcio, e sempre sparlando degli altri. Lì non c’è il Signore; siamo noi.
Infine l’invito a rendere testimonianza di questa gioia, della “sicurezza che Cristo è con noi, cammina con noi”.