Chiesa Cattolica – Italiana

Il Papa: in un mondo lacerato dalle violenze, rimboccarsi le maniche e costruire la pace

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Rimboccarsi le maniche per “costruire la pace” e divenire così “artigiani di fraternità” in un mondo “lacerato da guerre e violenze”, in “tempi incerti e difficili a causa della pandemia”, in mezzo a tanti uomini e tante donne “intimoriti dal futuro e appesantiti da situazioni sociali, da problemi personali, dai pericoli che provengono dalla crisi ecologica, da ingiustizie e da squilibri economici planetari”. Nel primo Angelus del 2022, per la Solennità della Madre di Dio, Francesco dalla finestra del Palazzo Apostolico offre una indicazione chiara per questo nuovo anno appena iniziato:

“Non serve abbattersi e lamentarsi, ma rimboccarsi le maniche per costruire la pace”

Giovani madri 

Ai fedeli riuniti in San Pietro e collegati virtualmente dal mondo, chiede quindi di fermarsi dalle frenesie del momento, di distaccarsi dalle paure di questo tempo e volgere lo sguardo all’“incanto” del Presepe, per contemplare l’immagine di Maria che tiene in braccio suo Figlio Gesù.

Guardando a Maria con in braccio il suo Figlio, penso alle giovani madri e ai loro bambini in fuga da guerre e carestie o in attesa nei campi per i rifugiati. Sono tanti…

Una giovane mamma nel Reception and Identification Centre di Lesbo, visitato dal Papa a dicembre

Tenerezza e premura

Francesco si sofferma in particolare su un gesto semplice ma che racchiude tanti significati: Maria che adagia Gesù nella mangiatoia. Qui c’è tutta la tenerezza e la premura di una Madre verso Suo Figlio e verso tutti noi figli: “In quell’adagiare possiamo vedere un dono fatto a noi – dice il Pontefice – la Madonna non tiene il Figlio per sé, ma lo presenta a noi; non lo stringe solo tra le sue braccia, ma lo depone per invitarci a guardarlo, accoglierlo e adorarlo. Ecco la maternità di Maria: il Figlio che è nato lo offre a tutti noi”.

Tutti fratelli e sorelle 

Nel posare Cristo davanti ai nostri occhi, senza dire una parola, ci viene dato “un messaggio stupendo”, e cioè che “Dio è vicino, a portata di mano. Non viene con la potenza di chi vuole essere temuto, ma con la fragilità di chi chiede di essere amato; non ci giudica dall’alto di un trono, ma ci guarda dal basso come fratello, anzi, come figlio”. Gesù “nasce piccolo e bisognoso perché nessuno debba più vergognarsi di sé stesso: proprio quando facciamo esperienza della nostra debolezza e fragilità, possiamo sentire Dio ancora più vicino, perché si è presentato a noi così, debole e fragile”.

È il Dio-bambino che nasce per non escludere nessuno. Per farci diventare tutti fratelli e sorelle

Artigiani di fraternità

Gesù viene messo dalla Madonna a “disposizione di tutti”, rimarca il Papa. E questo – sottolinea – ci ricorda “che il mondo cambia e la vita di tutti migliora solo se ci mettiamo a disposizione degli altri, senza aspettare che siano loro a cominciare a farlo”.

“Se diventiamo artigiani di fraternità, potremo ritessere i fili di un mondo lacerato da guerre e violenze”

La pace, dono e impegno

Francesco affida quindi alla Madre di Dio il nuovo anno appena iniziato: Lei “ci incoraggia con tenerezza”. E “abbiamo bisogno di questo incoraggiamento” in questi tempi di buio in cui, oltre alla difficoltà date dalla pandemia, sembra venire meno il dono più grande: la pace.

Proprio la pace, nella Giornata Mondiale ad essa dedicata, “è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso”, dice il Papa nella sua catechesi. “Dono dall’alto” perché “va implorata da Gesù, perché da soli non siamo in grado di custodirla”: “Possiamo costruire veramente la pace solo se l’abbiamo nel cuore, solo se la riceviamo dal Principe della pace”.

“Impegno nostro”, perché la pace “chiede di fare il primo passo, domanda gesti concreti. Si edifica con l’attenzione agli ultimi, con la promozione della giustizia, con il coraggio del perdono, che spegne il fuoco dell’odio”.

Da qui un appello che diventa la direzione da percorrere in questo 2022: “Si guardi sempre – nella Chiesa come nella società – non al male che ci divide, ma al bene che può unirci”.

La Pace, compendio di ogni bene

Dopo la preghiera dell’Angelus, Francesco è tornato sul tema della pace augurando a tutti, all’inizio del nuovo anno, la pace “che è il compendio di ogni bene”. Il Papa ha ricordato la nascita della Giornata Mondiale della Pace, iniziata con San Paolo VI nel 1968, e ha richiamato il suo Messaggio di quest’anno per la ricorrenza, tutto incentrato su quelli che sono i pilastri per costruire la pace: il dialogo tra le generazioni, l’educazione e il lavoro. “Senza questi tre elementi, mancano le fondamenta”, ha detto. 

Ha poi ringraziato per tutte le iniziative promosse nel mondo in occasione della Giornata, “compatibilmente con la situazione della pandemia”, in particolare, i partecipanti alla Veglia di ieri sera nel Duomo di Savona e quelli della manifestazione “Pace in tutte le terre”, organizzata della Comunità di Sant’Egidio a Roma e in tante parti del mondo: “Sono bravi questi di Sant’Egidio, sono bravi! Grazie della vostra presenza e del vostro impegno!”.

Da qui un saluto al presidente italiano uscente Sergio Mattarella e a tutti i romani e pellegrini presenti nella piazza, in particolare quelli provenienti da Comun Nuovo, vicino a Sotto il Monte “patria di San Giovanni XXIII, il Papa dell’Enciclica Pacem in terris, più che mai attuale!”. 

“Pace, pace, pace”

“Andiamo a casa pensando: pace, pace, pace! Ci vuole pace”, ha concluso infine Papa Francesco, di nuovo richiamando l’attenzione sull’attualità segnata da “guerra”, “sfollati”, “miserie”, come egli stesso ha potuto vedere proprio questa mattina dal programma tv A Sua Immagine. “Questo succede oggi nel mondo. Vogliamo pace!”

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