Il Papa in Grecia tra le sorgenti del dialogo tra cristianesimo e filosofia

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Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Il pellegrinaggio di Francesco in Grecia si intreccia con la storia del cristianesimo e della civiltà occidentale. L’incontro dei valori cristiani con quelli della cultura ellenica è cruciale per la diffusione del cristianesimo, non solo in Europa. Come ha anche ricordato San Giovanni Paolo II durante il viaggio apostolico in Grecia nel 2001, “l’opera dei filosofi e dei primi apologisti cristiani permette di avviare, nella sequela di San Paolo e del suo discorso di Atene, un dialogo fecondo fra la fede cristiana e la filosofia”. Il confronto del cristianesimo con la filosofia greca porta ad un dialogo che si sviluppa tra elementi concordanti e sostanziali novità, legate all’annuncio del Vangelo.

Da Atene a Roma

Il rapporto tra cristianesimo e filosofia è testimoniato anche da immagini, che pellegrini e persone provenienti da tutto il mondo possono ammirare in Vaticano. Tra queste, il celebre affresco “La Scuola di Atene” di Raffaello nella Stanza della Segnatura nei Musei Vaticani. Inseriti in una grandiosa architettura rinascimentale, si ispira al progetto di Bramante per il rinnovamento della basilica paleocristiana di San Pietro. L’immagine, riportata anche in testa a questo articolo, presenta i più celebri filosofi dell’antichità. Alcuni sono facilmente riconoscibili: al centro Platone punta con un dito verso l’alto e tiene in mano il suo libro Timeo, è fiancheggiato da Aristotele. Pitagora è raffigurato in primo piano intento a spiegare. Sdraiato sulle scale c’è Diogene. Eraclito è appoggiato ad un blocco di marmo, intento a scrivere su un foglio. Nella scena compaiono anche Euclide, che insegna geometria agli allievi, Zoroastro con il globo celeste e Tolomeo con quello terrestre, Rivolgendosi ai membri del Parlamento europeo, il 25 novembre del 2014, Papa Francesco indica proprio questa opera per descrivere la storia del Continente europeo, “fatta del continuo incontro tra cielo e terra”.

Papa Francesco si sofferma sull’affresco “La Scuola di Atene”

Uno dei più celebri affreschi di Raffaello che si trovano in Vaticano raffigura la cosiddetta Scuola di Atene. Al suo centro vi sono Platone e Aristotele. Il primo con il dito che punta verso l’alto, verso il mondo delle idee, potremmo dire verso il cielo; il secondo tende la mano in avanti, verso chi guarda, verso la terra, la realtà concreta. Mi pare un’immagine che ben descrive l’Europa e la sua storia, fatta del continuo incontro tra cielo e terra, dove il cielo indica l’apertura al trascendente, a Dio, che ha da sempre contraddistinto l’uomo europeo, e la terra rappresenta la sua capacità pratica e concreta di affrontare le situazioni e i problemi.

Relazione tra fede cristiana e filosofia

I primi padri della Chiesa riflettono, soprattutto, sul mondo platonico e neoplatonico per descrivere “un salto” fondamentale: dal lógos, al centro delle riflessioni di molti filosofi greci, alla alla verità annunciata da Gesù. Soffermandosi sulla relazione tra fede cristiana e filosofia, il professor Rocco Pezzimenti, docente di filosofia politica all’Università Lumsa, indica innanzitutto una scena: quella del Calvario e della Croce.

Ascolta l’intervista al professor Rocco Pezzimenti

Parliamo della relazione, nei primi secoli dopo la nascita di Gesù, tra la fede cristiana e la filosofia. Quali sono i tratti distintivi dell’incontro tra il pensiero classico della civiltà greca e il cristianesimo delle origini?

Possiamo partire dai versetti evangelici di Giovanni nel momento in cui Cristo viene condannato alla Croce. Giovanni è l’unico apostolo presente e ci ricorda che l’iscrizione “Gesù nazareno re dei giudei” è in tre lingue: in greco, in latino e in aramaico. Quindi nella lingua del posto, in quella della cultura orientale e nella lingua della cultura occidentale. Questo è un fatto singolarissimo che non abbiamo in altri momenti della storia proprio a testimoniare questa sintesi straordinaria che poi, immediatamente, si svilupperà. Se pensiamo a San Paolo, l’apostolo delle genti in fondo ricalca perfettamente questa scritta sulla Croce. É di formazione ebraica e porta con sé quel senso di filosofia della storia e di salvezza che le altre culture non avevano. Scrive in greco, è cittadino romano e nella Lettera ai romani ribadisce l’importanza del diritto e della legge. Paolo, lo dice lo stesso apostolo alla fine dei saluti nella Lettera ai romani, voleva passare a Roma qualche giorno per poi andare nella penisola iberica ed evangelizzare anche quelle terre. Paolo sintetizza la scritta sulla Croce ed è la sintesi delle culture antiche.

Chi sono i filosofi e i pensatori greci che hanno avuto un influsso, non secondario, nel cristianesimo primitivo?

Il discorso è alquanto variegato: noi oggi siamo soliti pensare ad Aristotele, ma l’impatto con il cristianesimo verrà molti secoli dopo, all’inizio del secondo millennio. Si deve pensare, soprattutto, al mondo platonico e neoplatonico. Questo lo possiamo vedere, soprattutto, nella patristica e nella patristica anche latina: il neoplatonismo che molti, ad esempio, hanno voluto evidenziare nella filosofia agostiniana. Teniamo anche presente che recenti studi – all’Augustinianum ci sono grandi studiosi che analizzano questo fenomeno – hanno anche visto l’influsso della filosofia di Varrone e di Cicerone che, in fondo, risentivano dello stoicismo (soprattutto Cicerone). Non è un caso che Agostino stesso dice di essersi convertito leggendo Cicerone e un’opera (n.d.r.: il titolo di questo testo è “Ortensio”) che noi oggi purtroppo non abbiamo perché è andata smarrita. Quindi il rapporto con la cultura greco e, in senso ampio, con la cultura mediterranea è diversificato a seconda dei secoli. Ma all’inizio abbiamo soprattutto le scuole ellenistiche e questa istanza di tipo neoplatonico. Poi, nei secoli seguenti, ci sarà il recupero di un altro filone della filosofia.

Quanto il pensiero greco e la cultura ellenica hanno inciso nello sviluppo del cristianesimo, non solo in Europa e nel bacino del Mediterraneo?

Hanno inciso molto: basterebbe pensare che il Nuovo Testamento è tutto scritto in greco. Quindi anche le diciture, i vocaboli sono di questa portata. Commetteremmo, però, un errore nel dire che il cristianesimo si è adagiato sulla cultura filosofica greca: con questa il cristianesimo ha dibattuto e a questa dà un discorso nuovo. Basti pensare ad alcune caratteristiche assenti nella cultura greca, sia pur grande. Uno di questi è il senso della storia: l’escatologia che nei greci è assente perché vivono una concezione di eterno ritorno, come direbbe Nietzsche. La storia è un qualcosa che si ripete meccanicamente. Il cristianesimo, invece, dà il senso dell’unicità dell’evento, dell’unicità della persona, dell’unicità dell’anima. Ci sono poi anche impatti di natura politico sociale enormi: il cristianesimo è contrario alla schiavitù che, invece, nella cultura greca era tale per natura. Nel mondo latino c’è già un passo avanti perché la schiavitù è tale per diritto e quindi è possibile essere liberati, diventare liberti. La cultura cristiana dà un colpo definitivo a tutto questo. Aggiungo anche altre novità: il cristianesimo non è classista: non c’è differenza tra greco e giudeo, tra uomo e donna. Non c’è differenza di sesso, tra culture. Tutti sono portati a questa visione di Dio. E poi si deve aggiungere una cosa molto importante, ancora oggi molto sottovalutata: l’importanza che il cristianesimo conferisce al lavoro. Non dimentichiamo che il lavoro nella parola antica latina significa fatica. La fatica era degli schiavi e questo era tale anche nel mondo greco: la persona libera contemplava, faceva il filosofo. E questo per il cristianesimo è una novità che, ancora oggi, facciamo fatica a percepire in tutta la sua portata.

Il concetto greco di paidèia (ovvero di educazione, di formazione) – in base al quale è la cultura il perno per elevare l’uomo oltre i propri bisogni biologici – è uno dei punti di partenza dell’incontro tra cristianesimo ed ellenismo. L’uomo che ha fede deve, in qualche modo, comprendere ciò in cui crede e questo esige per il credente un percorso di conoscenza. A differenza della paidèia presente nel mondo ellenico, nel cristianesimo però l’uomo è uomo non in quanto sa, ma in quanto ama e può amare perché prima è stato amato da Dio. É dunque l’amore il cardine per i cristiani ed è questo uno dei più grandi passi del cristianesimo oltre il pensiero classico greco…

È così e aggiungerei che la cultura, dal punto di vista cristiano, si arricchisce di contenuti che le culture classiche non hanno. La parola cultura, letteralmente, significa “crescita”. Non a caso, con il termine agricoltura ci riferiamo alla coltura dei campi. Questo richiede una pazienza, una dedizione, una speranza e una costanza che sono tutte virtù cristiane. La cultura in senso ampio per il cristianesimo si adatta alla vita di ogni uomo: è cultura il cibo, il lavoro. Basterebbe pensare a San Paolo, l’uomo della cultura delle genti, del dialogo. La cultura abbraccia un senso ampio: la cultura è il cibo, il modo di vestire. Da qui la morale, il comportamento. Il cristianesimo dà una spinta incredibile perché di cultura vivono tutti gli uomini nella loro quotidianità, nei loro costumi, nel loro spirito di fede. E quindi, necessariamente, nel loro amore perché bisogna mettere attenzione e dedizione a tutto quello che si fà.