Il Papa: il servizio al prossimo non sia filantropia ma carità

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Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

“Il Signore è il punto di partenza del rinnovamento interiore e comunitario”. “Al primo posto c’è sempre la vita spirituale”. È quanto sottolinea Francesco incontrando le suore di Santa Brigida e le missionarie comboniane in occasione dei loro capitoli generali. Il Pontefice esprime la riconoscenza della Chiesa “per la testimonianza dispiegata nei Paesi dove sono presenti”.

Immergersi nell’amore divino

La preghiera è un lievito per “diventare strumenti di bontà”. Rivolgendosi alle suore di Santa Brigida, Francesco ricorda che la peculiare vocazione monastica di questa famiglia è quella di confermare “il primato di Dio” nella vita di ciascuna consacrata e in quella comunitaria.

Vi esorto a dedicarvi specialmente alla preghiera di adorazione: questo è importante. Oggi si è perso un po’ il senso della preghiera di adorazione, perdere il tempo adorando. Non si fa, questa preghiera, spesso: io vi chiedo di farla. Adorare, per immergervi nell’amore divino e donarlo a piene mani a quanti incontrate sul vostro cammino. È bello adorare in silenzio davanti al Santissimo Sacramento, stare alla consolante presenza di Gesù e lì attingere lo slancio apostolico per essere strumenti di bontà, di tenerezza e di accoglienza nella comunità, nella Chiesa e nel mondo.

Focalizzare la vostra vita su Gesù

Uno degli aspetti caratteristici della missione delle suore di Santa Brigida, sottolinea poi il Papa, è quello dell’accoglienza.

Sarà più feconda nella misura in cui l’orazione di contemplazione vi farà uscire da voi stesse e focalizzare la vostra vita su Gesù Cristo, lasciando che sia Lui che fa le cose in voi, che Lui agisca in voi. Questo movimento interiore renderà possibile un servizio al prossimo che non sia filantropia, e che non sia assistenzialismo, ma apertura all’altro, prossimità, condivisione; in una parola: carità. La dimensione caritativa, come frutto della crescita spirituale, richiede di essere vissuta anzitutto nei dettagli quotidiani della vita comunitaria.

Il chiacchiericcio, una peste e un tarlo

Parlando a braccio, il Papa sottolinea poi che “il chiacchiericcio è una peste della vita consacrata”: “È come un tarlo che distrugge poco a poco la coesistenza e la forza della vita comunitaria”. Il chiacchiericcio, aggiunge, “è un grande male della vita comunitaria, sia delle donne sia degli uomini”. “Distrugge la vita comunitaria e la vita religiosa”.

Al servizio delle vittime delle schiavitù moderne

Rivolgendosi alle missionarie comboniane il Papa ricorda che “la prossimità è lo stile di Dio” ed esorta ad “imitare l’ardore apostolico” di San Daniele Comboni, “animato dall’amore di Dio e dalla passione per il Vangelo”.

Imitando la compassione e la tenerezza del vostro Fondatore, saprete porvi al servizio delle vittime delle schiavitù moderne, che come piaghe sociali continuano purtroppo ad essere presenti su larga scala, in tutto il mondo. Esse schiavizzano nella prostituzione, nella tratta delle persone, nel lavoro forzato, nella vendita di organi, nel consumo di droga, nel lavoro dei bambini vergognosamente sfruttati, nei migranti vittime di interessi nascosti Voi siete lì.

Povertà, disuguaglianza, discriminazione

Il Pontefice sottolinea che “non si supera il problema di queste schiavitù senza eliminarne le cause più profonde, tra le quali ci sono la povertà, la disuguaglianza, la discriminazione”.

Di fronte, anzi, in mezzo a queste realtà – in mezzo alla realtà –, voi vi proponete di offrire la risposta cristiana, che non sta nella constatazione rassegnata, ma nella carità che, animata dalla fiducia nella Providenza, sa amare il proprio tempo e, con umiltà, rendere testimonianza al Vangelo. Così facendo, siete consapevoli di andare controcorrente, scontrandovi con la cultura dell’individualismo e dell’indifferenza, che genera solitudini e provoca lo scarto di tante vite.

Ispirarsi a San Giovanni Paolo II

Rivolgendosi alle suore brigidine e alle suore comboniane, il Papa ricorda infine che oggi si celebra la memoria liturgica di San Giovanni Paolo II, “un uomo di Dio perché pregava tanto, trovava il tempo di pregare pur immerso nei numerosi e gravosi impegni del suo ministero”.

Testimoniava così concretamente che il primo compito di un cristiano, di un consacrato, di un sacerdote e di un Vescovo è pregare: il primo compito è pregare, e che non bisogna tralasciare la preghiera personale per nessuna ragione. È la cosa più importante. Un altro aspetto della vita e della testimonianza di questo santo Pontefice era la vicinanza al popolo di Dio, che si esprimeva nel ricercare il contatto con la gente e nel viaggiare in tutti i Continenti per farsi prossimo a tutti, ai grandi e ai piccoli, ai sani e ai malati, ai vicini e ai lontani. Ispirarvi a lui vi farà bene per guardare la realtà con gli occhi del Signore Gesù; e vi aiuterà a camminare nella gioia, docili allo Spirito Santo, e a fare dei vostri carismi una profezia incarnata.

L’Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida ha incentrato i propri lavori capitolari sul tema: “L’attualità del nostro carisma nell’ottica delle Madri Fondatrici. Il triplice amore: l’Ordine, la Chiesa e il mondo”. Le missionarie Comboniane, al centro del lavoro di questi giorni, hanno posto il tema: “Trasformate dal nostro carisma, discepole missionarie verso le periferie esistenziali”.