Prima della preghiera dell’Angelus di questa domenica, commentando il Vangelo della liturgia, Francesco invita a non ridurre il rapporto con Dio ai gesti esteriori, se poi dentro di noi disprezziamo i poveri o ci comportiamo in modo disonesto nel lavoro. Non serve fare “un po’ di volontariato”, e poi fare pettegolezzi “privi di misericordia su tutto e su tutti”
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Un invito a vivere la propria fede “in modo coerente”, e con i sentimenti, “con le parole e con le opere”, rendere concreto “nella prossimità e nel rispetto dei fratelli quello che dico nella preghiera”. E’ il messaggio che Papa Francesco rivolge a tutti i cristiani prima della preghiera dell’Angelus di questa domenica, XXII del tempo ordinario, commentando il brano del Vangelo di Marco, inserito nella liturgia, nel quale Gesù parla del puro e dell’impuro. Ricorda che era “un argomento molto caro ai suoi contemporanei”, collegato principalmente all’osservanza di riti e di regole di comportamento, “per evitare qualsiasi contatto con cose o persone considerate immonde e, nel caso ciò avvenisse, cancellarne la ‘macchia’”
Nel Vangelo si racconta che alcuni scribi e farisei, stretti osservanti di quelle norme, accusano Gesù di permettere che i suoi discepoli prendano cibo “con mani impure, cioè non lavate”. Così il Maestro coglie l’occasione per invitarli a riflettere sul significato della “purezza”, e spiega che “non è legata a riti esterni, ma prima di tutto a disposizioni interiori”.
Per essere puri, perciò, non serve lavarsi più volte le mani, se poi si nutrono sentimenti malvagi come avidità, invidia e superbia, oppure propositi cattivi come inganni, furti, tradimenti e calunnie.
Questo è ritualismo, chiarisce il Papa, “che non fa crescere nel bene, anzi, a volte può portare a trascurare, o addirittura a giustificare, in sé e negli altri, scelte e atteggiamenti contrari alla carità, che feriscono l’anima e chiudono il cuore”. E questo è importante anche per noi, oggi.
Non si può, ad esempio, uscire dalla Santa Messa e, già sul sagrato della chiesa, fermarsi a fare pettegolezzi cattivi e privi di misericordia su tutto e su tutti. Oppure mostrarsi pii nella preghiera, ma poi a casa trattare con freddezza e distacco i propri familiari, o trascurare i genitori anziani, che hanno bisogno di aiuto e di compagnia
O ancora, prosegue Francesco, essere in apparenza “molto corretti con tutti, magari fare anche un po’ di volontariato e qualche gesto filantropico, ma poi dentro coltivare odio verso gli altri, disprezzare i poveri e gli ultimi o comportarsi in modo disonesto nel proprio lavoro”.
Facendo così si riduce il rapporto con Dio ai gesti esteriori, e dentro si rimane impermeabili all’azione purificatrice della sua grazia, indugiando in pensieri, messaggi e comportamenti privi di amore.
No, prosegue il Pontefice, noi siamo fatti “per la purezza”, la tenerezza e l’amore.
Chiediamoci, allora: io vivo la mia fede in modo coerente? Coi sentimenti, con le parole e con le opere, rendo concreto nella prossimità e nel rispetto dei fratelli quello che dico nella preghiera?
La preghiera a Maria, Madre purissima, è che “ci aiuti a fare della nostra vita, nell’amore sentito e praticato, un culto gradito a Dio”.