Il Papa: denunciare lo stupro come arma di guerra, è un crimine vergognoso

Vatican News

Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sessuale nei conflitti, il Pontefice usa il suo account twitter @Pontifex per rilanciare il monito: “Non stancarsi mai di dire no alla guerra, no alla violenza”. I suoi appelli invitano a porre attenzione su un fenomeno in aumento e poco indagato

Antonella Palermo – Città del Vaticano

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sessuale nei conflitti, in due tweet diffusi oggi, 19 giugno, dall’account @Pontifex in nove lingue, Francesco invita al rifiuto, non solo della guerra, ma dell’abuso sessuale che spesso si accompagna.

Un crimine vergognoso

Il Papa torna su una questione che più volte lo ha visto scandire con decisione il suo monito:

La violenza sessuale utilizzata come arma di guerra è purtroppo una realtà diffusa. Bisogna denunciare questo crimine vergognoso e non stancarsi mai di dire no alla guerra, no alla violenza.

La sua preoccupazione è verso “i sopravvissuti alle violenze sessuali nei conflitti, a ogni bambino e adulto ferito”, a cui Dio mostra la sua compassione e ripete le parole del profeta Isaia: “Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e ti amo”.

Mentre i violenti vi trattano come oggetti, il Signore vede la vostra dignità.

Un fenomeno in aumento e trascurato

Solo tre mesi fa, grazie all’Ambasciata britannica presso la Santa Sede e all’Unione mondiale delle Organizzazioni femminili cattoliche, ci si è ritrovati in una conferenza internazionale a sensibilizzare su un fenomeno in aumento e spesso trascurato, quello appunto delle violenze sulle donne, ma anche sui bambini, nei conflitti. Testimonianze agghiaccianti davano conto in quella sede di uno sfruttamento che infligge trauma su trauma, considerando corpi già vulnerabili come territori da controllare e spartirsi senza alcun freno e senza alcun rispetto per la dignità. E, se non fosse per l’impegno di religiosi missionari e di organizzazioni umanitarie, persone maltrattate in questo modo non avrebbero voce per raccontare le loro ferite e non avrebbero percorsi di guarigione e di riadattamento. 

Lo stupro è una forma di tortura e di discriminazione

Negli ultimi anni, il diritto internazionale dei diritti umani ha riconosciuto il diritto al risarcimento per le vittime. Il Comitato contro la tortura, che vigila sul rispetto dell’omonima Convenzione delle Nazioni Unite, sostiene che lo stupro costituisce una forma di tortura e, nel particolare contesto della guerra, un episodio di discriminazione sulla base del genere, perché le donne vengono intenzionalmente identificate come vittime con il preciso intento di umiliarle e ridurre la loro sfera di autodeterminazione, compresa la determinazione politica. Di fatto – lo si ricorda anche sul sito dell’università Bocconi di Milano – è da considerarsi ancora modesta la consapevolezza di alcune corti nazionali sull’esistenza di una dimensione di genere negli episodi di violenza che caratterizzano i conflitti armati. Il rischio è quello di considerare lo stupro come un effetto marginale e inevitabile delle ostilità e non come la manifestazione di un intento discriminatorio e oppressivo nei confronti delle donne.