Chiesa Cattolica – Italiana

Il Papa al Bambino Gesù: “Grazie per il servizio ai bimbi ucraini”

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Poche parole che raccontano una missione, una vocazione consolidata nel tempo e che è diventata accoglienza, sostegno ma soprattutto cura della persona e dell’anima. Francesco le scrive in un messaggio di suo pugno indirizzato a Mariella Enoc, presidente del Bambino Gesù, l’ospedale del Papa che in questo delicamento momento storico rafforza la sua identità ovvero il  sostegno per chi si adopera a “dare una migliore qualità della vita ai bambini e alle loro famiglie”, che si fonda “sul riconoscimento della centralità della persona, del malato e della sua famiglia senza distinzioni di razza, di sesso, di credo politico e religioso, di provenienza sociale e su principi di solidarietà e di sostegno verso i soggetti più deboli”. Il messaggio del Papa è uno sprone a continuare sulla strada intrapresa.

“Grazie per il servizio, la carità, l’amore ai bambini ucraini feriti. Vi sono vicino”

Il tweet dell’Ospedale Bambino Gesù

Il buio della guerra

Sono ore buie per il mondo, travolto dal conflitto in Ucraina, sconvolto dalla violenza che non risparmia i più piccoli, il futuro, l’avvenire di un Paese e dell’umanità. Riparare è un termine al quale si pensa, ascoltando la testimonianza di chi lavora al Bambino Gesù. Riparare corpi feriti, riparare cuori lacerati. Chi ha visto e vissuto la guerra sa quanto sia importante agire su entrambi i fronti. Nell’ospedale del Papa sono 50 i bambini presi in carico dall’Ucraina, di cui 18 ricoverati, tra di loro ci sono 4 piccole segnate per sempre. A loro pensa il professor Mario Zama, responsabile di Chirurgia Plastica e Maxillofacciale dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù:

Ascolta l’intervista al professor Mario Zama

Sono quattro bambine che sono arrivate con un’associazione di volontariato che le ha portate da noi. Sono due bambine che hanno subito purtroppo l’amputazione dell’arto superiore e altre due bambine invece che hanno un trauma cranio-facciale piuttosto severo.

Come medico trovarsi una situazione del genere, quindi a operare a curare persone vittime di guerra, quali sensazioni le ha provocato, quale stato d’animo?

Questa volta è uno stato d’animo un po’ particolare, perché io ho già avuto purtroppo contatto in passato con vittime di guerra: dall’invasione russa in Afghanistan, la guerra nella ex Jugoslavia, il massacro di tutsi e hutu in Africa che avevano portato i profughi anche nel nostro ospedale per le cure delle ferite riportate in guerra. Io speravo di non doverle più vedere queste situazioni, invece purtroppo eccoci qua un’altra volta con le stesse problematiche in un quadro tra l’altro sociopolitico completamente differente, assolutamente privo di qualunque giustificazione, se in qualche modo si può giustificare un conflitto bellico.

Flavia disegna la bandiera della pace

Nel rapportarsi con le famiglie, con i congiunti di queste bambine qual è lo stato d’animo di queste persone che comunque si sono sentite accolte e curate? In un certo senso questa è l’altra faccia della loro esperienza drammatica…

Assolutamente sì. Anche perché sono i bambini che hanno subito dei traumi assurdi. C’è una bambina che stava fuggendo insieme al padre e al fratellino in macchina è stata raggiunta dai colpi. Il fratellino è morto tra le braccia di questa bambina che è stata colpita alla testa, sono situazioni assolutamente inenarrabili e inconcepibili. Quello che abbiamo fatto appena arrivati, al di là delle indagini necessarie per capire le condizioni cliniche e stabilire il da farsi, è stato quello di cercare di farle sentire al sicuro in una situazione di normalità quindi, al di là dell’assistenza degli psicologi, tutti quanti siamo intorno a loro e cerchiamo di farli giocare. All’inizio erano mute, non volevano parlare e adesso cominciano a parlare, a sorridere, disegnano, giocano insomma stanno rientrando in una “normalità”. Poi certo le ferite psicologiche subite, quelle non so come si potranno curare.  

Questo tipo di attività medica rientra proprio nella missione dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù…

Certamente, l’accoglienza è uno dei nostri cardini della mission dell’ospedale, è l’ospedale del Papa. Tutti quanti ci auguriamo che le parole del Santo Padre che ha detto di fermare questo massacro, effettivamente vengano ascoltate perché la mia paura è che ne arriveranno altri di questi bambini, altri che moriranno. E’ difficile poi tornare a casa, guardare i propri figli, sono situazioni che ti segnano per la vita.

“Speriamo che la guerra finisca”

I disegni dei piccoli pazienti

I colori dell’Ucraina, la bandiera della pace ma anche il sangue e le lacrime dei bambini, che anche Papa Francesco ha ricordato perché “scuotono la nostra coscienza”. Sono i disegni che tanti bambini ricoverati al Bambino Gesù hanno realizzato per i loro coetanei in una connessione che supera chilometri, frontiere, barriere e che arriva lieve come un vento di primavera che accarezza e ripara ferite che ingiustamente la guerra provoca.

“Chiediamo la pace”: i bambini del Bambino Gesù
Exit mobile version
Vai alla barra degli strumenti