Il Papa: aborto e eutanasia, una bruttissima abitudine a uccidere

Vatican News

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Non c’è solo il Covid con il logorio generale che ha provocato in tutto il mondo. Ci sono anche Paesi dove la precarietà della salute è all’ordine del giorno, dove regnano ingiustizie e disuguaglianze, dove mancano cibo e acqua potabile, dove si muore per condizioni igienico-sanitarie ai limiti della sufficienza. E c’è quella “cultura dello scarto” dominante che porta a “scartare”, appunto, bambini e anziani, passato e futuro di una società. È un invito ad ampliare lo sguardo verso le sofferenze del mondo, il discorso che il Papa rivolge ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia per la Vita, dedicata al tema “La salute pubblica in una prospettiva globale. Pandemia, bioetica, futuro”.

Ascoltare il grido della terra e dei poveri

Francesco snoda il suo discorso a partire dall’esperienza della pandemia:

La crisi pandemica ha fatto risuonare ancora più fortemente tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri. Non possiamo essere sordi a questo duplice grido, dobbiamo ascoltarlo bene!  

L’aborto è un omicidio 

A questo grido, il Papa aggiunge quello delle tante “vittime della cultura dello scarto”: “Noi siamo vittime della cultura dello scarto”, afferma, discostandosi dal discorso scritto. “C’è lo scarto dei bambini che non vogliamo ricevere, con quella legge dell’aborto che li manda al mittente e li uccide direttamente. E oggi questo è diventato un modo ‘normale’, una abitudine che è bruttissima, è proprio un omicidio”. Francesco ripropone la “doppia domanda” già posta ai giornalisti sul volo di ritorno dalla Slovacchia:

È giusto fare fuori una vita umana per risolvere un problema? È giusto affittare un sicario per risolvere un problema?

Anziani, materiale di scarto

Dopo i bambini, ci sono gli anziani che, dice Francesco, “sono un po’ materiale di scarto, perché non servono”. Invece “sono la saggezza, sono le radici di saggezza della nostra civiltà e questa civiltà li scarta”.

Un’eutanasia nascosta 

Contro di loro si muove quella che il Papa definisce una “eutanasia nascosta”:

“Le medicine sono care e si danno la metà soltanto. E questo significa accorciare la vita degli anziani”

“Con questo – afferma – noi rinneghiamo la speranza: la speranza dei bimbi che ci portano la vita che ci fa andare avanti e la speranza che è nelle radici che ci danno gli anziani. Scartiamo ambedue. E poi, quello scarto di tutti i giorni, che è la vita scartata”.

“Stiamo attenti a questa cultura”, ammonisce il Papa, ancora a braccio. “Non è un problema di una legge o dell’altra, è un problema dello scarto. E su questo punto “voi accademici, le università cattoliche e anche gli ospedali cattolici, non possono permettersi di andare. È una strada su cui noi non possiamo andare: la strada dello scarto”.

Fenomeni interconnessi

Guardando a questo scenario complesso, il Pontefice invita a “comprendere e assumere responsabilmente l’interconnessione tra i fenomeni”, in modo da osservare “come anche le condizioni di vita, che sono frutto di scelte di politiche, sociali e ambientali, producono un impatto sulla salute degli esseri umani”. Basta esaminare “la speranza di vita e di vita in salute” in diversi Paesi e gruppi sociali per scoprire “forti disuguaglianze” che dipendono da variabili come “il livello di retribuzione, il titolo di studio, il quartiere di residenza pur nella stessa città”.

Noi affermiamo che la vita e la salute sono valori ugualmente fondamentali per tutti, basati sull’inalienabile dignità della persona umana. Ma, se a questa affermazione non segue l’impegno adeguato per superare le diseguaglianze, noi di fatto accettiamo la dolorosa realtà che non tutte le vite sono uguali e la salute non è tutelata per tutti nello stesso modo.

Sanità gratuita per tutti

E qui il Papa ripete la sua “inquietudine”, perché “ci sia sempre un sistema sanitario gratuito: non perdere i Paesi che l’hanno, per esempio l’Italia e altri, che hanno un bel sistema sanitario gratuito, non perderlo, perché al contrario si arriverebbe a che soltanto nella popolazione soltanto avranno diritto alla cura della salute soltanto coloro che possono pagarla, gli altri no”. E questa “è una sfida molto grande. Questo aiuta a superare le disuguaglianze”.

L’impegno della Pav

Il lavoro dell’Accademia della Vita è orientato in tal senso. Il Pontefice loda infatti questo impegno, come pure il contributo offerto alla Commissione Covid del Vaticano: “È bello vedere la cooperazione che si realizza all’interno della Curia Romana nella realizzazione di un progetto condiviso”. Tuttavia, ci sono altri passi da compiere.

La quotidiana precarietà

“Certo, facciamo bene a prendere tutte le misure per arginare e sconfiggere il Covid-19 sul piano globale, ma questa congiuntura storica in cui veniamo minacciati da vicino nella nostra salute dovrebbe farci attenti a ciò che significa essere vulnerabili e vivere quotidianamente nella precarietà”, afferma Francesco.

Potremo così renderci responsabili anche di quelle gravi condizioni in cui vivono altri e di cui finora ci siamo poco o per nulla interessati. Impareremo così a non proiettare le nostre priorità su popolazioni che abitano in altri continenti, dove altre necessità risultano più urgenti; dove, ad esempio, mancano non solo i vaccini, ma l’acqua potabile e il pane quotidiano

Il Papa si discosta ancora dal discorso preparato: “Fa non so se ridere o piangere, a volte piangere, quando sentiamo governanti o responsabili di comunità che consigliano agli abitanti delle baraccopoli di igienizzarsi parecchie volte al giorno con acqua e sapone … Ma, caro, tu non sei stato mai in una baraccopoli: lì non c’è l’acqua, non conoscono il sapone. ‘No, non uscire di casa!’: ma lì la casa è il quartiere tutto”, dice. “Per favore, prendiamoci cura di queste realtà, anche quando riflettiamo della salute”.

Equa e universale distribuzione dei vaccini

Ben venga, dunque, “l’impegno per un’equa e universale distribuzione dei vaccini”, ma tenendo conto del campo più vasto in cui si esigono “gli stessi criteri di giustizia, per i bisogni di salute e promozione della vita”.

Sicuramente “non è un compito facile” esaminare le numerose e gravi questioni emerse in questi ultimi due anni, ammette il Papa; “l’inflazione di discorsi” suscitati dalla emergenza Covid ha portato ad una sorta d’insofferenza collettiva: “Quasi non vogliamo più sentirne parlare e abbiamo fretta di passare ad altri argomenti”. Eppure, dice il Papa, “è indispensabile riflettere con calma per esaminare in profondità quanto è accaduto e intravedere la strada verso un futuro migliore per tutti”.  

“Davvero, peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla.”

“E da una crisi – aggiunge il Papa a braccio – sappiamo che non si esce uguali: o usciremo migliori, o usciremo peggiori. Ma uguali, no. La scelta è nelle nostre mani. E, ripeto, peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”.

Sinergia tra diverse discipline

Ma “per uscire dalla crisi migliori” bisogna prendere decisioni concrete, anzitutto tenendo conto dell’interdipendenza tra la “casa comune” e la famiglia umana. Una interconnessione, quest’ultima, “profonda”, che la crisi pandemica ha fatto emergere laddove le società, soprattutto in Occidente, l’avevano dimenticata. “E le amare conseguenze sono sotto i nostri occhi”. In questo passaggio d’epoca è “urgente invertire tale tendenza nociva” ed è possibile farlo mediante “la sinergia tra diverse discipline”, afferma il Papa.

Occorrono conoscenze di biologia e di igiene, di medicina e di epidemiologia, ma anche di economia e sociologia, antropologia ed ecologia. Si tratta, oltre che di comprendere i fenomeni, anche di individuare criteri di azione tecnologici, politici ed etici riguardo ai sistemi sanitari, alla famiglia, al lavoro, all’ambiente.

Malattie e condizioni igienico sanitarie precarie

Nel campo della sanità tale impostazione è particolarmente importante: “Non basta che un problema sia grave perché si imponga all’attenzione e venga così affrontato: tanti problemi molto gravi sono ignorati per una mancanza di impegno adeguato”, afferma il Pontefice. Gli esempi sono tanti: da malattie come malaria e tubercolosi e il loro “impatto devastante”, alla “precarietà delle condizioni igienico-sanitarie che procura nel mondo ogni anno milioni di morti evitabili”. 

Sanità grautita per tutti

“Se compariamo questa realtà con la preoccupazione che la pandemia di Covid-19 ha provocato, vediamo come la percezione della gravità del problema e la corrispondente mobilitazione di energie e di risorse sia molto diversa”, dice Francesco.  In tal senso, il Papa esorta a sostenere iniziative internazionali, come quelle recentemente promosse dal G20 volte a creare “una governance globale per la salute di tutti gli abitanti del pianeta”. Vale a dire “un insieme di regole chiare e concertate a livello internazionale, rispettose della dignità umana”, tenendo conto del rischio che nuove pandemie continueranno a essere “una minaccia anche per il futuro”.

Partecipare al dibattito pubblico

Da qui, un incoraggiamento alla Pontificia Accademia per la Vita ad essere “compagna di strada di altre organizzazioni internazionali”: “È importante partecipare a iniziative comuni e, nelle modalità adeguate, al dibattito pubblico”, sottolinea il Papa, ma questo richiede “che, senza ‘annacquare’ i contenuti, si cerchi di comunicarli con un linguaggio idoneo e argomentazioni comprensibili nell’attuale contesto sociale”, così che la proposta antropologica cristiana “possa aiutare anche gli uomini e le donne di oggi a riscoprire come primario il diritto alla vita dal concepimento al suo termine naturale”.