Chiesa Cattolica – Italiana

Il Nunzio in Ucraina: dal Papa un incoraggiamento per un popolo che soffre

Taras Kotsur  – Città del Vaticano

Dalla Lituania all’Ucraina: le origini e poi l’esperienza fatta in Segreteria di Stato saranno sicuramente un aiuto per affrontare la nuova e delicata missione. Ne parla nell’intervista a Vatican News, monsignor Visvaldas Kulbokas, che Francesco ha nominato Nunzio apostolico in Ucraina nel giugno scorso e che inizierà il suo incarico il prossimo 7 settembre raggiungendo Kiev. Nato a  Klaipeda in Lituania, il 14 maggio 1974, monsignor Kulbokas è entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede nel luglio 2004, ha prestato la propria opera nelle Rappresentanze Pontificie in Libano, nei Paesi Bassi, nella Federazione Russa, e presso la Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, dal 2020 nella Nunziatura Apostolica in Kenya. Ieri l’incontro con il Papa, un momento tutt’altro che formale – spiega il rappresentante pontificio – anzi più il saluto tra un “papà e un figlio” che sta per partire e a cui il genitore affida il “pensiero e il cuore”, perché lo porti là dove va.  “E’ stato un momento gioioso – ha detto il Nunzio –  ho trovato un Papa giovanile ed energico che mi ha espresso le sue priorità per l’Ucraina, un Paese che, come lui ha sottolineato più volte, ama tantissimo”. Pur non specificando i dettagli della conversazione monsignor Kulbokas ha citato quelle che ritiene le sfide principali della nuova missione, rimarcando il forte incoraggiamento ricevuto da Francesco.

Ascolta l’intervista al Nunzio monsignor Kubolkas

Come è andato l’incontro con il Papa, cosa ha significato per Lei?

Il Papa mi ha espresso quali sono le sue visioni, le sue priorità per l’Ucraina, della quale egli ha sottolineato più volte di amarla tantissimo. Ha voluto anche affidarmi le sue preoccupazioni per le grandi sofferenze del popolo ucraino, sia nella storia passata, sia nel periodo attuale, dandomi la sua visione dell’Ucraina. Ed è una visione soprattutto di incoraggiamento, perché se il popolo soffre, se il Paese soffre, bisogna incoraggiarlo e non è facile farlo. Quindi, potrei dire che è stato un incontro tra papà e figlio. Quando il figlio deve andare da qualche parte, il papà dice: “Porta il mio cuore, porta la mia mente, porta la mia voce, rappresentala nel Paese”. Ed è stato un momento molto gioioso, molto vivace, anche, perché ho incontrato un Papa molto energico: egli conosce l’Ucraina fin da quando aveva 12 anni, e sono stati sacerdoti ucraina a insegnargli a servire la Messa …

Quali sfide sembrano più pertinenti a questa missione?

Soprattutto quella di annunciare Gesù. Quando la luce cade su Gesù, tutto si relativizza, in più, ciò che il Papa ha sottolineato più volte: la gioia. Noi cristiani, a partire dai vescovi, dai sacerdoti, dobbiamo portare la gioia. Certo, i problemi ci sono: bisogna affrontarli, però senza scoraggiarci tanto. La realtà ucraina di oggi è piena di difficoltà e di problemi, a cominciare dalla guerra, per passare alle difficoltà economiche, sociali, le ripercussioni sulla vita politica e poi ancora le difficoltà all’interno della Chiesa e quelle tra la Chiesa cattolica e le altre Chiese. E quindi il Papa ha voluto incoraggiarmi dicendomi: “Sotto la protezione di Gesù e dei Santi, porta la tua missione con molta pace, con molto cuore, senza perdere la tua gioia interiore”. Quindi è stato un papà che mi invia incoraggiandomi e benedicendomi.

Lei proviene dalla Lituania che ha in comune con l’Ucraina un certo periodo storico sotto l’occupazione del regime ateo, quando la Chiesa era perseguitata: lei è il primo con questa esperienza. Questo potrà aiutare a capire meglio situazioni e contesti in Ucraina?

Sono certo di sì. Bisognerà lavorare, bisognerà sforzarsi ma sono certo che questa mia storia personale, essendo nato quando eravamo ancora parte dell’Unione Sovietica – ricordo che mio papà, mia mamma andavano a Kiev per curarsi: Kiev, per noi, a casa mia, era quasi lo stesso Paese, e quindi adesso se vado a Kiev è casa mia! Per questo, in questo senso, andare a lavorare in un Paese che è così vicino al mio cuore, è molto più facile, perché c’è molto più cuore, c’è molta più comprensione – almeno storica: non dico di comprendere tutte le difficoltà che ci sono oggi, ma quelle storiche, sì. E sono certo che tutto questo sia di grande aiuto.

Nella sua recente intervista con la nostra emittente lei ha chiesto di pregare, e pregare tanto, perché servirà tanta grazia dello Spirito Santo per affrontare tutte queste sfide …

Io sono molto sicuro che la preghiera, che cosa ci dà? Ci dà il coraggio; ci incoraggia ad essere creativi. La preghiera è una fonte inesauribile – e anche questo è un consiglio che ho ricevuto dal Papa: tanta preghiera, mia personale. Ma per questo sono molto sicuro che anche la preghiera dei miei amici e di chi mi ascolta, quando vorranno offrire quella preghiera personale, quella benedizione personale, inviandomela spiritualmente attraverso i santi, attraverso gli angeli, ne sarò 

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