Chiesa Cattolica – Italiana

Il “grazie” di Nadia Murad a Papa Francesco

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

“Ringrazio il Papa per avermi accolto ancora una volta in Vaticano”. Così la giovane Premio Nobel per la Pace, Nadia Murad, su twitter all’indomani dell’incontro in Vaticano con Francesco. “Abbiamo discusso  – aggiunge – dell’importanza di sostenere gli yazidi e le altre minoranze in Iraq. Alla luce dei tragici eventi in Afghanistan, ci siamo confrontati sul bisogno di difendere le donne e i sopravvissuti alle violenze sessuali”. 

Ricordiamo che Nadia Murad, nell’agosto del 2014, fu rapita e tenuta in ostaggio da parte del sedicente Stato Islamico. Nell’attacco al suo villaggio yazida, perse i suoi sei fratelli e la madre. Per tre mesi venne abusata e resa schiava poi con la fuga ha riavuto la libertà, trasferendosi in Germania e iniziando il suo importante impegno sociale. Dal settembre 2016, è diventata Ambasciatrice Onu per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani e nel 2018 ha ricevuto il Premio Nobel per la pace poi ha fondato la Nadia’s Initiative, un’organizzazione per aiutare le donne vittime di violenza. Nel febbraio 2021, ha sepolto i resti di due dei suoi fratelli nella città natale di Kocho.

Papa Francesco e Nadia Murad

L’abbraccio del Papa

Giovedì, insieme al marito, Nadia Murad ha incontrato Papa Francesco. Si tratta della terza volta dopo la partecipazione del Premio Nobel per la Pace all’udienza generale del 3 maggio 2017 e dopo l’incontro privato il 20 dicembre 2018, in quest’ultima occasione la Murad aveva regalato al Pontefice il suo libro autobiografico “L’ultima ragazza”, incentrato sulla terribile esperienza nelle mani dell’Isis.

Quel racconto, segnato da sofferenza e dolore, ha spinto Papa Francesco ad andare in Iraq lo scorso marzo. Lo ha confessato lui stesso nel dialogo con i giornalisti sul volo di ritorno a Roma.

Nadia Murad racconta cose terrificanti. Io vi consiglio di leggerlo, in alcuni punti potrà sembrare pesante, ma per me questo è il motivo di fondo della mia decisione. Quel libro lavorava dentro. Anche quando ho ascoltato Nadia che è venuta a raccontarmi delle cose terribili… Tutte queste cose insieme hanno fatto la decisione.

“Sono felice che la mia storia gli sia rimasta dentro e che si sia sentito chiamato a portare questo messaggio in Iraq”. Così Nadia in un’intervista a Vatican News nella quale ricordava come la difesa della causa degli yazidi da parte di Papa Francesco sia “un esempio per gli altri leader religiosi della regione per amplificare il messaggio di tolleranza verso le minoranze religiose come gli yazidi”.

Il pensiero per le donne afghane

Oggi nel cuore di Nadia, come ribadito sui social media, c’è ancora la preoccupazione per le donne afghane. Già su twitter, il 16 agosto scorso, aveva espresso il suo dolore per quanto accaduto nel Paese. “Kabul – ha scritto – è caduta lo stesso giorno in cui il mio villaggio è caduto in mano all’Isis 7 anni fa. La comunità internazionale deve affrontare le ripercussioni prima che la tragedia si ripeta”. Sempre nello stesso giorno ha rinnovato l’appello perché i talebani non privino le donne dei loro diritti e delle loro libertà. “So cosa succede quando il mondo perde di vista le donne e le ragazze in crisi. Quando si distoglie lo sguardo, si fa la guerra al corpo delle donne. Questo non deve accadere in Afghanistan”.

A Vatican News, Nadia aveva voluto anche lanciare un messaggio alle donne vittime della guerra e della violenza. Parole che sono un invito, anche alla luce dell’attualità, a non sentirsi abbandonate:

Vorrei anche dire: “Non siete sole”. Più di un terzo delle donne di tutto il mondo subisce violenza sessuale. Questo non significa che dobbiamo accettarla. Ci sono donne in ogni comunità che sopravvivono, si oppongono e denunciano. Quando ci uniamo per lottare per i nostri diritti, il cambiamento diventa inarrestabile.

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