Il giudice Abdel Salam: milioni di persone aspettavano di essere guidate alla fraternità

Vatican News

Suor Bernadette Mary Reis, fsp

Il giudice Mohamed Mahmoud Abdel Salam, un tempo consigliere del Grande Imam di Al-Azhar, lo sceicco Ahmad Al-Tayyeb, è giudice del Consiglio di Stato egiziano. Nel corso della sua carriera ha promosso il dialogo tra le varie componenti della società e ha partecipato alla stesura di leggi per frenare la violenza commessa in nome della religione. Il 3 febbraio 2019 è stato reso noto che Papa Francesco, alla fine di marzo, avrebbe conferito al giudice Abdel Salam il premio Commenda con Placca dell’Ordine Piano, in segno di gratitudine per il suo impegno nel rafforzare le relazioni tra al-Azhar e la Chiesa cattolica. Nell’agosto 2019 è diventato Segretario dell’Alto Comitato per la Fratellanza umana per il raggiungimento degli obiettivi contenuti nel Documento sulla Fratellanza umana per la Pace mondiale e la Convivenza comune.

In vista della celebrazione della prima Giornata internazionale della Fratellanza umana, il giudice Abdel Salam ha concesso un’intervista a Vatican News. In essa parla del significato di questa nuova ricorrenza internazionale, di come ha osservato che gli ideali del Documento sulla Fratellanza umana per la Pace mondiale e la Convivenza comune sono accolti dalle persone, e di cosa significa essere coinvolto personalmente nell’attuazione del Documento.

Che significato ha per lei questa prima Giornata Internazionale della Fratellanza Umana come membro del Comitato Superiore che attua il Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace nel Mondo e la Convivenza comune?

R. La Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che proclama l’anniversario della firma del Documento sulla Fratellanza Umana come Giornata Internazionale della Fratellanza Umana testimonia che l’umanità ha preso coscienza dell’importanza della fraternità umana nel costruire le relazioni e il futuro delle generazioni. Tanto più che questa risoluzione arriva in un momento molto delicato, in cui l’umanità si trova ad affrontare la crisi senza precedenti causata dall’epidemia di coronavirus, oltre che un’escalation di violenza e di odio: sfide che possono essere affrontate solo con la solidarietà e la fratellanza tra tutti i membri della famiglia umana.

L’importanza di questa risoluzione sta nel rendere la fraternità umana una responsabilità di solidarietà di natura globale, poiché tutto il mondo partecipa alla realizzazione di questi nobili principi, e ogni anno rinnova idee e visioni per realizzarli, così da ispirare tolleranza e convivenza.

L’anno scorso, in occasione del primo anniversario della firma dello storico Documento sulla Fratellanza Umana da parte di Papa Francesco e del Grande Imam Sheikh Ahmed Mohamed el-Tayyeb, lei ha detto che questo documento è una “fonte di ispirazione per l’intera umanità” e che la realizzazione della fraternità umana ha bisogno del sostegno dei decisori e dei leader religiosi, così come dei media. Da quando è diventato membro del Comitato Superiore, come ha visto le persone di questi settori contribuire alla realizzazione della fraternità umana?

R: In effetti, abbiamo assistito a diversi approcci umanitari adottati da leader religiosi, Paesi ed istituzioni. Dopo che Sua Santità Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmed Al-Tayeb, hanno dato vita ad un modello storico firmando il Documento sulla Fratellanza Umana, abbiamo visto leader religiosi di diverse religioni confrontarsi con il Documento. Nelle nostre attività dell’ultimo periodo, abbiamo visto un grande desiderio di cooperazione da parte dei leader religiosi e delle istituzioni internazionali. Infatti, abbiamo stabilito partenariati per iniziative promettenti con queste istituzioni e abbiamo trovato interessanti applicazioni del Documento sulla Fratellanza Umana da parte di alcuni Stati come gli Emirati Arabi Uniti che hanno istituito la Città Umanitaria degli Emirati per accogliere, senza discriminazione alcuna, i cittadini di vari Paesi colpiti dai primi focolai di coronavirus, inviando poi aiuti a tutti coloro che ne avevano bisogno, indipendentemente dalla connotazione politica. Quando l’Alto Comitato ha invitato il mondo a supplicare e a pregare per l’umanità, milioni di persone in tutto il mondo hanno risposto a questo appello, come se stessero solo aspettando che qualcuno li prendesse per mano e li conducesse verso l’orizzonte della fraternità e della solidarietà.

Lei ha anche partecipato alla conferenza stampa di presentazione dell’ultima Enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco. Nella sua presentazione, ha dichiarato che “il Cristianesimo e l’Islam sono sorti recentemente… fornendo un nuovo pilastro di verità, bene, libertà e fraternità”. Cosa significa per lei essere coinvolto personalmente in questa nuova relazione, lavorando fianco a fianco con credenti di altre antiche tradizioni religiose?

R: Naturalmente, sono stato onorato quando Sua Santità Papa Francesco mi ha invitato a partecipare al lancio di questo importante messaggio umanitario che integra sua “sorella”, il Documento sulla Fraternità Umana, e mi sono assicurato di leggere con molta attenzione l’Enciclica. Infatti, quando la si legge, subito ci si rende conto della profondità della ricerca, dell’analisi e del trattamento delle questioni e dei temi che riguardano la pace e la fratellanza umana. Per esempio, nel discorso del Papa sui migranti e i rifugiati, si percepisce il grande cuore di Papa Francesco, che è spogliato di ogni pregiudizio religioso o etnico, ma che parla solo da persona che sente la sofferenza del suo prossimo. Queste qualità umane che contraddistinguono il Sommo Pontefice e il Grande Imam, lo Sceicco di Al-Azhar, sono l’incarnazione dei valori di pace e amore presenti nell’Islam e nel Cristianesimo, e sono quelli che dovrebbero definire il rapporto tra i fedeli delle due religioni e tutti i credenti, a qualsiasi religione appartengano. Anche se alcuni esprimono ancora dei dubbi sulla possibilità di costruire la fratellanza, e vedono questi sforzi come lontani dalla realtà, il modello vivente incarnato dall’Imam al-Tayyib e da Papa Francesco – di fraternità umana e comunione globale tra i due più grandi leader religiosi che differiscono per lingua, razza, cultura e sicuramente religione, e che pur tuttavia concordano nell’amore, nella coesistenza e nel lavoro insieme per il bene dell’umanità – è la risposta pratica per tutti coloro che ritengono sia impossibile attuare questo Documento.