Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
Con molto dolore, ho appreso l’omicidio di padre Olivier Maire. Rivolgo le mie condoglianze alla Comunità religiosa dei Monfortani a Saint-laurent-sur-Sèvre, in Vendée, alla sua famiglia e a tutti i cattolici di Francia. Vi assicuro la mia partecipazione e la mia vicinanza spirituale.A tutti, la mia benedizione!
Sono le prime parole che, al termine della catechesi, nel saluto ai fedeli di lingua francese presenti oggi nell’Aula Paolo VI per l’udienza generale, il Papa pronuncia. Parole che ricordano quanto accaduto nella notte tra domenica e lunedì scorso quando un uomo reoconfesso, Emmanuel Abayisenga ruandese di origine, affetto da turbe psichiatriche e posto sotto sorveglianza per l’incendio di un anno fa della cattedrale di Nantes, ha ucciso padre Olivier Maire, superiore provinciale della Congregazione dei Missionari Monfortani a Saint-Laurent-sur-Sèvre, in Vandea, nell’ovest della Francia.
Le indagini che escludono ogni tipo di movente terroristico, sono ancora in corso e confermano sia lo stato “psicologicamente instabile” dell’assassino ora ricoverato in una struttura psichiatrica, sia la morte violenta del religioso, fatto quest’ultimo che accresce ancor di più l’immensa tristezza di tutta la sua Congregazione e dei religiosi di Francia che da subito si sono fatti vicini alla famiglia del sacerdote e al Paese.
Un dolore condiviso
Padre Maire – ha detto il presidente dei vescovi francesi, monsignor De Moulins-Beaufort – “ha vissuto la sequela di Cristo fino alla fine, nell’accoglienza incondizionata di chiunque”. I presuli francesi assicurano le loro preghiere alla famiglia, ai missionari monfortani. Il vescovo di Rouen, Dominique Lebrun, ricorda le prime e le ultime parole della preghiera che Gesù ci ha insegnato: “Padre nostro” e “liberaci dal male”. Ogni giorno, ha sottolineato il presule, il cristiano recita questa preghiera e poi ritrova la speranza nella fratellanza che Dio desidera per tutti gli uomini. Con tutti gli uomini di buona volontà, “vuole lottare contro ogni violenza intorno a lui e dentro di lui”. Le sue armi sono quelle “della giustizia, della pace e del perdono”. Anche il vescovo della diocesi di Luçon, monsignor François Jacolin, ha ricordato padre Maire parlando di una tragedia che ha senso solo nella fede:”se il seme non muore, rimane solo, ma se muore, porta molto frutto”.
Vicinanza e solidarietà a tutti i cattolici di Francia era stata da subito espressa anche dal presidente Macron e e dal primo ministro, Jean Castex, profondamente sgomenti per quanto accaduto.