Il 2022 per l’Europa: tra ripresa e sistemi fiscali da rivedere

Vatican News

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Da settimane si parla di inflazione che cresce. A novembre Eurostat ha indicato un aumento del 4,9 per cento nell’Eurozona ma ci sono rialzi anche in altri Paesi del mondo. E’ negativo il legame con l’aumento dei prezzi di beni e servizi, anche se un aumento contenuto può essere indice di un’economia in buona salute con una domanda di beni e servizi molto forte.  

La ripresa e le politiche di bilancio da ripensare

In Europa la ripresa è innegabile, ma è tutta da consolidare, come hanno sottolineato il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Mario Draghi, e il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron. 

Lo hanno fatto nella lettera comune pubblicata una settimana fa sul Financial Times chiedendo nuove regole di bilancio. Sulle potenzialità del programma Next generation Eu, la necessità di andare oltre il vecchio Patto di Stabilità, la prossima presidenza francese di turno e il ruolo del governo tedesco del dopo Merkel si sofferma l’economista Paolo Guerrieri:

Ascolta l’intervista con Paolo Guerrieri

L’economista afferma che la risposta delle istituzioni europee è stata efficace nel caso della crisi provocata dalla pandemia, molto più tempestiva – ricorda – di quella arrivata dopo la crisi economica scoppiata circa dieci anni fa. E la ripresa in Europa è evidente, sottolinea Guerrieri, spiegando però che si tratta di un rimbalzo rispetto alla depressione economica del 2020. Un “rimbalzo” positivo che va consolidato. E’ proprio la raccomandazione che emerge dalla lettera pubblicata da Draghi e Macron sul Financial Times una settimana fa. Guerrieri lo ricorda ribadendo la necessità di pensare nuove regole di bilancio quando nel 2023 finirà la prevista sospensione del Patto di Stabilità. Non è sostenibile tornare alle vecchie regole di bilancio – argomenta Guerrieri – nel momento in cui tanti Paesi si sono attestati su livelli di debito, e dunque di rapporto debito-Pil, molto al di sopra di quanto previsto dal cosiddetto Patto di Maastricht per via della pandemia. Bisogna fare investimenti perché se è vero che l’Ue ha messo in campo 750 miliardi di euro, servono investimenti per le riforme da parte dei singoli Paesi e politiche fiscali che li permettano.

Nuove regole ma non deregulation  

Un sistema di regole è necessario anche se devono essere regole aggiornate, spiega l’economista soprattutto considerando l’orizzonte al di fuori dell’Europa: i mercati internazionali hanno bisogno di sapere che ci sono vincoli che danno in qualche modo garanzie.

Prospettive non facili di intesa

Il 2022 si apre con l’inizio della presidenza francese di turno dell’Ue ma anche con la piena discesa in campo del nuovo governo tedesco, guidato dal socialdemocratico Olaf Scholz e sostenuto, oltre che dal suo partito, anche dai Verdi e dai Liberali dell’FDP. A dicembre i tre partiti hanno presentato un documento di 177 pagine con le priorità del nuovo governo, tra cui emerge l’idea di aumentare gli investimenti pubblici senza discostarsi dalle stringenti norme tedesche sul contenimento del debito pubblico. Dal 2009 infatti l’obbligo di mantenere il pareggio di bilancio è stato inserito nella Costituzione tedesca. Si tratta di due ambizioni che vanno conciliate. Ma, a parte il piano interno in Germania, Guerrieri sottolinea che non è stata chiaramente espressa invece la posizione del governo di Berlino sul piano internazionale.  Scholz non ha sottoscritto la lettera di Draghi e Macron, declinando tra l’altro l’invito a farlo. A questo proposito, Guerrieri spiega che può essere una presa di posizione “diplomatica”, nel senso che Scholz non si è voluto esprimere né a favore né contro le proposte degli altri due leader europei perché vuole riservarsi un ruolo di mediazione tra le proposte di Draghi e Macron e quelle di altri Stati come l’Olanda, poco disposti a rinunciare a vincoli stretti come quelli del Patto di stabilità.