Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Dopo oltre un anno di dibattiti intensi, i vescovi degli Stati Uniti, riuniti in plenaria a Baltimora (per la prima volta in presenza dallo scoppio della pandemia), hanno approvato ieri, 17 novembre, un testo che sintetizza e rilancia il magistero cattolico sulla Comunione, ma che non fa alcuna menzione della questione aborto o del divieto ai politici cosiddetti pro-choice di accedere al Sacramento, come del resto già avevano preannunciato nel giugno scorso.
Grande maggioranza
“Il mistero dell’Eucaristia nella vita della Chiesa” è il titolo del documento – il primo del genere approvato in quindici anni – che ha raccolto 222 voti a favore, 8 contrari e 3 astenuti. Una ampia maggioranza che evidenzia un cambio di passo all’interno dell’episcopato, la cui assemblea dello scorso giugno aveva registrato non poche polemiche sull’opportunità stessa di redigere un simile documento.
Nelle intenzioni originarie, esso doveva infatti contenere delle indicazioni per concedere o negare la Comunione ai politici che si dichiarano cattolici ma che appoggiano legislazioni a favore dell’aborto o di quelle che alcuni presuli hanno definito “ferite” nel corpo della Chiesa, come eutanasia e unioni tra persone dello stesso sesso. La questione rischiava di creare forti spaccature all’interno della Usccb, tanto che la stessa Santa Sede, tramite una lettera del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Luis Ladaria, aveva espresso la propria preoccupazione invitando al dialogo e all’ascolto.
Ascolto e dialogo
E proprio dialogo e ascolto sono stati gli inviti espressi dal nunzio negli Usa, monsignor Cristophe Pierre, in un apprezzato intervento di apertura della plenaria all’Hotel Marriott Waterfront, in cui la parola “listen” è tornata per 17 volte. Lo stesso Pierre ha invitato i vescovi a “non trattare l’Eucaristia come qualcosa da offrire a pochi privilegiati”. Oltre al nunzio, non sono stati pochi i cardinali e vescovi che in questi mesi hanno espresso il timore che il Sacramento che fa memoria del sacrificio di Cristo, potesse essere invece strumentalizzato come arma per portare avanti battaglie politiche.
Nessuna menzione della questione aborto
Dopo varie richieste di emendamenti da parte di alcuni vescovi, sostanzialmente su correzioni linguistiche, i presuli si sono trovati infine quasi tutti concordi (per quanto rimangano tuttavia dei pareri contrastanti) nel dare il placet al testo di circa 26 pagine redatto da un comitato dottrinale. In esso, non si trova alcun cenno al divieto della Comunione ai politici cattolici, né si parla di aborto in modo esplicito. Si sottolinea, però, la “speciale responsabilità” dei personaggi pubblici di fede cattolica di conformare le loro posizioni “alla fede e alla morale della Chiesa” e di riconoscere e promuovere la vita dei non nati.
“Ricevere il Corpo e il Sangue di Cristo mentre si è in stato di peccato mortale rappresenta una contraddizione”, si legge in un punto del documento, che richiama le lettere di San Paolo, il magistero dei Pontefici e documenti passati della Conferenza episcopale Usa. “La persona che, con la propria azione, ha rotto la comunione con Cristo e la sua Chiesa ma riceve il Sacramento benedetto, agisce in modo incoerente, rivendicando e rifiutando la Comunione allo stesso tempo. È quindi un controsenso che esprime una comunione che di fatto è stata rotta”.
Sostenere la vita e la dignità umana
Ai singoli vescovi viene quindi affidato il compito di “porre rimedio a situazioni che comportano azioni pubbliche in contrasto con la comunione visibile della Chiesa e la legge morale”. Mentre a tutti i cristiani è ribadito l’invito a “servire la famiglia umana sostenendo la vita e la dignità” di tutte le categorie vulnerabili: “Il bambino non nato, i migranti e i profughi, le vittime di ingiustizia razziale, malati e anziani”.
Rinnovamento eucaristico
Il documento ribadisce inoltre il significato dell’Eucarestia, così come istituita da Cristo, come reale presenza del Signore. Una risposta, questa, al calo negli Stati Uniti della comprensione del sacramento da parte di numerosi cattolici, nonché l’impatto della pandemia sulla pratica religiose.
Proprio in quest’ottica si muove il progetto, proposto a giugno da monsignor Andrew Cozzens, vescovo dell’Arcidiocesi di St.Paul, e confermato in questa sessione autunnale dell’Eucaristhic Revival, iniziativa triennale dedicata alla rinascita eucaristica. Un percorso scandito da proposte didattiche e pastorali, un nuovo sito web e dall’invio di un’équipe di 50 sacerdoti nei 50 Stati per predicare l’importanza dell’Eucaristia. La campagna culminerà con un Congresso eucaristico nazionale a Indianapolis nel giugno 2024.
Revisione della “Carta di Dallas”
Quello sull’Eucarestia non era l’unico tema in agenda della riunione dei vescovi: da segnalare la grande maggioranza di voti a favore (230, contro 5 contrari) concentratisi pure sulla proposta di revisione della famosa “Carta di Dallas”, il documento per la protezione di giovani e bambini adottata nel 2002 dalla Chiesa Usa nella città texana, dopo l’esplosione degli scandali di pedofilia del clero. A quasi vent’anni di distanza, i vescovi degli Stati Uniti si trovano d’accordo nell’affermare che è necessario un aggiornamento del testo, al fine di introdurre i vari cambiamenti nella gestione dei casi di abusi come indicati da Papa Francesco negli ultimi anni.