I ricordi di padre Gumpel sulla solidarietà del Vaticano durante il nazifascismo

Vatican News

Eugenio Bonanata – Città del Vaticano

Commozione stamattina a Roma per i funerali del gesuita padre Peter Gumpel, relatore della causa di beatificazione di Pio XII. “È stato il più deciso difensore di Papa Pacelli”, ha scritto padre Federico Lombardi sull’Osservatore Romano ricordando il confratello che recentemente aveva raccontato a Telepace alcuni particolari dell’opera del Vaticano a favore degli ebrei e degli altri perseguitati durante gli anni bui del nazifascismo. In particolare, si era soffermato sul sistema di distribuzione degli aiuti alimentari gestito da suor Pascalina Lehnert, la religiosa che governava l’appartamento pontificio.

“Aveva un furgoncino messo a disposizione dal Papa per portare cibo in giro per la città”, disse padre Gumpel riferendo dei tanti incontri avuti con la madre che era una fonte preziosissima di informazioni vista la sua vicinanza al Santo Padre. Era lei stessa a guidare il mezzo, un fatto abbastanza insolito all’epoca per una donna e per una religiosa. Ma questa caratteristica ben si lega al noto temperamento di suor Pascalina. In quegli anni i beni alimentari erano molto scarsi a Roma e la religiosa confidò al gesuita che aveva paura di essere aggredita oppure di essere fermata dalle autorità. “Nel caso di controlli – spiegò Gumpel – doveva dire che il cibo era per le comunità religiose, ma in realtà era anche per gli ebrei che non avevano niente”.

La macchina della solidarietà vaticana

Nessuno pensava a questi ultimi, eppure erano numerosi e tutti i giorni bisognava provvedere alla loro sussistenza. Il sistema coinvolgeva anche altre persone. In Vaticano – sono dettagli forniti da Gumpel – c’erano delle grandi cucine dove si preparavano i pasti, ma l’approvvigionamento prevedeva l’impiego di una piccola flotta di camioncini che andavano a reperire materie prime nelle regioni del nord Italia. “Viaggiavano coperti con lo stemma pontificio in bianco e giallo”, precisò il religioso. Nonostante questo, però, vennero attaccati dagli Alleati che credevano fossero al servizio del regime nazifascista. E in una occasione – nei pressi di Terni – uno degli autisti perse la vita. “Il Papa – ha spiegato il gesuita – sapeva che questa operazione era abbastanza rischiosa, ma continuò ad assicurare il suo sostegno data la necessità della popolazione romana in genere e degli ebrei in particolare”.

“Il segretariato della carità”

Il servizio venne messo a disposizione dalla Società Generale Immobiliare e dal suo vicepresidente, Bernardino Nogara (fratello di Bartolomeo direttore dei Musei Vaticani). Suo nipote, l’ambasciatore Bernardino Osio, precisa che si chiamava “Il segretariato della carità”: “mio nonno ebbe l’idea di mettere a disposizione i camion della società che in quel momento erano fermi per portare alimenti in città e per creare una rete di mense popolari dove si poteva avere un piatto di minestra tutti i giorni”. Furono decine le parrocchie romane interessate dalla distribuzione, a partire di questi viaggi effettuati in Toscana, Umbria, Emilia Romagna alla ricerca di farina e altri beni. “Talvolta – dichiarò padre Gumpel – in una sola giornata vennero distribuiti gratuitamente anche 100 mila minestre, ma minestre abbastanza solide con verdure e anche un po’ di carne quando c’era a disposizione. Naturalmente – aggiunse – una parte considerevole fu portata agli ebrei nascosti dentro i conventi”.