Chiesa Cattolica – Italiana

I ragazzi, le domande e l’incontro sempre nuovo con Dante

Paolo Ondarza – Città del Vaticano

Perché esiste l’inferno? Perché non scegliere è peggio che scegliere il male? Può l’uomo dichiararsi autonomo da Dio o dalla natura? La collera è sempre scorretta? Come può il piacere essere al contempo una cosa buona e un vizio? Un aiuto per trovare una risposta a queste domande sempre attuali per la crescita umana e spirituale di ogni giovane viene da un testo che non invecchia mai: l’Inferno della Divina Commedia.

La mostra “Il mio Inferno. Dante profeta di speranza”

La prima cantica del poema dantesco è al centro della mostra “Il mio Inferno. Dante profeta di speranza”. L’iniziativa, promossa dall’Associazione Rivela di Verona con il comune e la diocesi di Verona, si avvale dei commenti del professor Franco Nembrini e delle immagini evocative di Gabriele Dell’Otto, tra i disegnatori di fumetti più famosi al mondo, autore delle copertine di comics Marvel America. Testi e illustrazioni sono tratti dai volumi della Divina Commedia editi da Mondadori.

Ascolta l’intervista a Franco Nembrini

Dante spiegato dai ragazzi

Novelli “Virgilio”, a far da guida all’interno di un percorso espositivo multisensoriale lungo 500 metri, fatto di suoni, immagini, video, nei cunicoli della vecchia fortificazione austriaca del Bastione delle Maddalene nei pressi di Porta Vescovo a Verona, sono gli studenti delle scuole superiori. Sono stati formati da Nembrini nell’ambito di un progetto di alternanza scuola – lavoro per introdurre i loro coetanei ad un dialogo intimo e personale con Dante. “Questi ragazzi – spiega Franco Nembrini a Vatican News – non si sono chiesti se Dante è attuale. Incontrandolo si sono accorti della sua attualità. Hanno deciso di raccontare quanto imparato ai loro compagni”.

La mostra “Il mio Inferno. Dante profeta di speranza”

L’appuntamento con Dante

La mostra consente ai visitatori di incontrare i personaggi della Divina Commedia e di entrare dentro i versi dell’Inferno con le proprie domande esistenziali aperte, alla ricerca di un senso pieno della vita. “Mi ha commosso sentire la testimonianza di una delle giovani guide. Quando ha preso parte al progetto ha raccontato di aver sentito intimamente la voce di Dante che le diceva: finalmente sei arrivata, ti aspettavo! Che un ragazzo oggi si senta convocato da Dante per ragionare della vita e della morte, del bene e del male, della felicità, è una cosa impressionante”. 

La mostra “Il mio Inferno. Dante profeta di speranza”

Le domande e la scoperta

Alcune domande restano aperte, ma il dialogo è ricchissimo. Questa mostra, alla quale nei prossimi due anni seguiranno analoghe iniziative dedicate al Purgatorio e al Paradiso, capovolge la prospettiva del Dante imposto come lettura obbligatoria a scuola: “Non c’è più il problema di rendere Dante interessante”, prosegue il professore, “ma di andare dietro a ragazzi che, leggendolo, lo scoprono interessante”.

La mostra “Il mio Inferno. Dante profeta di speranza”

Dalla Sierra Leone al Kazakistan

“Dante è attuale perché ha toccato corde così profonde, umane, vere e radicali della vita dell’uomo che le fa ancora vibrare in qualsiasi epoca e latitudine”. Nembrini ne sa qualcosa, visto che ha portato la Divina Commedia in Paesi e situazioni impensabili: dai bambini soldato della Sierra Leone fino ad un Collegio docenti a Karaganda in Kazakistan. “Il dialogo con Dante”, assicura, “una volta iniziato non finisce più: se si cerca con serietà a cercare la risposta di senso alle domande esistenziali, il dialogo non finisce mai”.

La mostra “Il mio Inferno. Dante profeta di speranza”

Il Papa e il fiuto della Verità

Quarant’anni di esperienza tra i banchi di scuola hanno significato non tanto fornire risposte ai ragazzi, ma accompagnarli a chiarire le domande e a rivolgerle al testo di Dante: “non è una cosa immediata”, precisa, “i ragazzi devono essere accompagnati. Il Papa ieri ha invitato i ragazzi a fidarsi del loro fiuto. Dante direbbe: fidatevi del vostro cuore. Il Papa ha incoraggiato i giovani a fidarsi della propria sete di verità, di bellezza, di bene. Li ha esortati a non aver paura dei dubbi, delle domande, delle proprie paure. Non bisogna nemmeno avere paura di aver paura”.

La mostra “Il mio Inferno. Dante profeta di speranza”

Tornare sempre ‘a riveder le stelle’

“Il titolo della mostra – continua Nembrini – lo hanno scelto i ragazzi: Dante profeta di speranza. Loro hanno colto che l’Inferno si chiude con la parola ‘stelle’. Vale a dire: non c’è inferno dal quale non si possa uscire per riveder le stelle.” Un messaggio quanto mai attuale se si pensa al conflitto in corso in Ucraina o alla pandemia che in questi ultimi due anni ci ha provati tutti duramente: “I tempi che stiamo vivendo esigono una chiarezza di domande e di risposte. Dante ci viene in aiuto”.

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